Qualche tempo fa noi dell’Isola vi abbiamo consegnato la nostra recensione di “Warhammer: Age of Sigmar”, il nuovo wargame da tavola della nota casa di produzione britannica Games Workshop, destinato a sostituire il precedente sistema di “Warhammer Fantasy”.
Riassumendo in poche parole la questione, dopo oltre vent’anni di successi altalenanti la GW decide di abbattere uno dei propri due franchise di punta (l’altro, il gotico-fantascientifico “Warhammer 40’000”, gode tutt’oggi di discreta salute), sostituendo otto edizioni di games-development e background con un sistema di gioco radicalmente differente sotto ogni aspetto, tenendo relativamente in poca considerazione i pareri della propria base di affezionati consumatori.
Le risposte nell’immediato sono state quantomeno eterogenee: da un lato avevamo una serie di dichiarazioni Games Workshop di “giocatori assolutamente entusiasti” delle innovazioni introdotte e della de-tossificazione della community e i nerdgasm a malapena contenuti dei fanboy dell’aspetto modellistico di fronte alle nuove, sensazionali miniature rilasciate; dall’altra c’erano i dubbi dei giocatori di vecchia data, dalla forma mentis fossilizzata sui canoni delle edizioni precedenti del sistema e i detrattori della eccessiva semplicità delle meccaniche di gioco di Age of Sigmar.
A distanza di qualche mese dall’uscita, forti dunque di una maggior consistenza in termini di esperienze di gioco e di risposte più razionali e meno emotive da parte della community, possiamo riprenderci dal cordoglio che la morte di “Warhammer Fantasy” ha suscitato e ritornare sull’argomento.
Riguardo ad “Age of Sigmar”, la situazione è rimasta stabile, con le suo affascinanti regole che codificano e incentivano comportamenti antisociali come insultare il proprio avversario o corromperlo con denaro o favori, e fazioni rinominate da zero perché è più facile chiedere il copyright su un “duardin” piuttosto che su un “nano”, e con un risposta dell’utenza, se non entusiasta, quantomeno acquiescente.
In generale, amare “Age of Sigmar” è facile: il sistema è semplice da imparare e da padroneggiare. Un tempo era necessario un massiccio investimento sia economico che temporale nell’assemblare un’armata, al quale doveva aggiungersi una certa quota di elucubrazioni personali e calcoli nel tentativo di trovare la sinergia giusta ed elaborare la miglior lista d’esercito possibile, compatibilmente con i propri gusti e la disponibilità immediata di modelli.
Adesso il processo è ben più rettilineo: se una miniatura ti piace, la prendi e la giochi. Certo, il bilanciamento è andato a farsi benedire ma, se proprio vogliamo dire la verità, l’ultimo wargame perfettamente equilibrato ad essere stato commercializzato sono stati gli scacchi. C’è chi sostiene che un sistema dove un Demone Maggiore dell’Omicidio Indiscriminato vale esattamente quanto un caccoloso Uomo-Topo (ossia, un modello) incentivi il power-gaming: paradossalmente, si può controbattere che, al contrario, lo rende talmente evidente che chiunque può riconoscere un power-gamer da un miglio di distanza e comportarsi di conseguenza (aggredendolo fisicamente o rifiutandosi di giocare con lui, a discrezione dell’utente e/o del sistema giuridico vigente).
In fede, non si possono trovare lati negativi, almeno a livello ideologico, nella decisione della Games Workshop di implementare un tabletop che per funzionare richieda esplicitamente che i giocatori si comportino da persone mature e decidano di comune accordo cosa mettere sul tavolo per ottenere la miglior esperienza possibile: non dimentichiamoci che alcuni tra i sistemi di gioco più robusti, divertenti e bilanciati là fuori sono assolutamente privi di punti.
Quando si arriva al confronto tra “Age of Sigmar” e “Warhammer Fantasy”, tuttavia, il primo appare innegabilmente deficitario sul piano tattico: quella di Sigmar è un’era dove il massimo dell’elucubrazione richiesta a un generale è quella di puntare i propri sottoposti verso il nemico più vicino e dire loro di iniziare a menar le mani. Concetti come il dislocamento delle truppe, le manovre sul campo di battaglia, e il valore di una carica sul fianco non hanno semplicemente spazio in un mondo dove non esiste il concetto di unità irreggimentate. Viene a mancare quella profondità data dalla responsabilità di ottenere il massimo dai propri uomini (o elfi, o skaven, o…) e far funzionare la propria armata come una macchina ben oliata: incidentalmente, la stessa era anche uno dei principali punti di forza di “Warhammer Fantasy”, che sapeva rendere in modo a un tempo realistico e intuitivo.
I detrattori di “Age of Sigmar” non hanno ancora perdonato né questa semplificazione, né le varie inconsistenze e scelte infelici del regolamento: il movimento di controtendenza degli irriducibili del Warhammer classico sembra però destinato a una lenta quanto inesorabile morte per consunzione, con una community stagnante per la difficoltà a raggiungere nuovi appassionati senza lo sponsor della casa di produzione (che, ricordiamolo, ha troncato i ponti in maniera netta e definitiva con il passato) e un comparto di gioco non sostenuto da alcun team di sviluppo o playtesting.
Senza lasciarsi scoraggiare da tale prospettiva, tuttavia, permane l’impegno a ridare linfa vitale al gioco, attraverso un aggiornamento e perfezionamento del materiale già esistente, che nel corso di questi mesi ha iniziato a dare i propri frutti. Particolarmente degni di nota per gli anglofili non posso non segnalare “The 9th Age”, il cui sito, comprensivo di forum, fornisce pdf scaricabili gratuitamente non solo del regolamento per la nona edizione di “Warhammer Fantasy” ma anche dei libri degli eserciti per tutte le razze supportate dalla GW adeguatamente aggiornate, e il blog di “Warhammer Armies Project”, che oltre a numerosi supporti dall’editing eccezionale per schierare armate “esotiche” del mondo di Warhammer, si prepara a una serie di aggiornamenti per il materiale originale GW e una nuova edizione (la 8.5) del Fantasy.
Sembra quindi che un effetto secondario dell’Era di Sigmar sia stato quello di dare impeto al rinnovamento del Warhammer tradizionale: a prescindere dall’opinione ufficiale GW al riguardo, sembra proprio che tutti gli appassionati del genere, pro o contro Sigmar che siano, abbiano qualcosa di cui rallegrarsi.
– Federico Brajda –