Quando si ha a che fare con il prodotto di un autore sulla cresta dell’onda come il nostro caro Robert Kirkman, in genere ci si lascia trascinare molto dall’entusiasmo e dalle aspettative. Sull’onda di The Walking Dead (e qui stiamo parlando del fumetto, che continua a fare proseliti vista la qualità altissima), la critica e il pubblico hanno accolto con grande curiosità Outcast: Il Reietto, già destinato ad arrivare sul piccolo schermo con una serie Tv prodotta da Cinemax per FOX (che questa volta ha fiutato l’affare prima della concorrenza, a quanto pare). Prima del debutto italiano, abbiamo anche noi tracciato il fenomeno con questo articolo di Davide: adesso andiamo a sviscerarlo.
Il Lucca Comics & Games di quest’anno ha ospitato, fra i molti, anche il disegnatore Paul Azaceta, compagno del suddetto sceneggiatore in quest’avventura che definire horror sarebbe riduttivo. La fiera, infatti, è stata un’ottima occasione per scoprire il volume uno di Outcast in edizione brossurata, dal titolo “Un’oscurità lo circonda”, in uscita proprio il prossimo venerdì. Il volume racchiude i primi 3 albi distribuiti nelle edicole italiane da saldaPress, casa editrice che ha creduto nel talento di Kirkman fin dall’inizio, e che ha di recente rinnovato il sodalizio con ImageComics e Skybound per la distribuzione italiana dei prodotti (clicca qui per saperne di più) ;
Cosa mi sono ritrovato fra le mani, quindi? Un volume molto ricco che, come ci si aspetta da ogni miglior inizio, racchiude in sé il senso e la direzione che la serie intende intraprendere. Come già annunciato (e come molti di voi avranno avuto modo di intendere), lo sceneggiatore vuole partire da uno spunto più verosimile rispetto a quello dell’apocalisse zombie: gli esorcismi. A tratti la narrazione è così fluida da rendere anche i dettagli più irreali tangibili, come se si stesse raccontando un fatto realmente accaduto. Sarà che di casi di possessioni ed esorcismi, anche documentati, ce ne sono a bizzeffe? Non solo questo. Il tutto difatti, si svolge in una dimensione che per logica è molto più vicina alla realtà dei fatti. Niente fine del mondo, niente morti viventi o elementi che ci potrebbero far dire “no, impossibile!”: Outcast ci racconta il male vero, quello che si insinua silenzioso e contamina la società in un modo ben più subdolo ed efficace di una rumorosa orda di non-morti; il demonio e i suoi mille volti, visti attraverso gli occhi di un reietto, Kyle Barnes, il nostro protagonista. Anche i luoghi teatro della vicenda contribuiscono a rendere l’atmosfera più densa: ci troviamo in West Virginia, dove perfino la realtà paesaggistica che ci viene proposta nelle tavole, con queste case in legno isolate e circondate da alberi spogli, rimanda ad una desolazione veramente devastante, amplificando il senso di abbandono e degrado.
Se poi già dalla seconda tavola capiamo quanto effettivamente riescano ad essere deviati gli autori, allora la sensazione è che il binomio non potrebbe essere più azzeccato. Il ritmo della narrazione è a dir poco travolgente: una volta intrapresa la lettura, distogliere l’attenzione dai dialoghi e dalle scene diventa pressoché impossibile. L’alchimia fra i disegni e le battute dei personaggi, impreziositi da riquadri che mostrano dettagli delle scene, aumentano il senso di coinvolgimento e la partecipazione del lettore, andando quasi a creare una terza dimensione nella narrazione. I personaggi, il sangue, il fumo e la disperazione (e qui c’è da fare un plauso anche ai colori davvero azzeccati in pieno da Elisabeth Breitweiser) riescono letteralmente ad immergere nella storia, dando quella sensazione di smarrimento ed eccitazione che solo una buona storia dell’orrore sa offrire.
Qualcuno potrebbe pensare che di storie di esorcismi e possessioni se ne sono già viste abbastanza, al punto di non poter trovare niente di nuovo in giro: è qui che il nostro protagonista, insieme alla figura complessa del reverendo – personalmente, il personaggio che più mi ha convinto in termini di caratterizzazione! –, riesce ad inquadrare il fenomeno da un’altra prospettiva, raccontando una storia che risulta essere tanto inquietante proprio perché credibile.
Pagina dopo pagina, il disagio provato da Kyle viene motivato, e i lettori diventano anche gli unici testimoni della verità che nasconde a chi lo circonda. Un male che diventa inconfessabile, silenzioso. Aggiungere questo carico d’omertà rende ancora più forte la sensazione d’impotenza che si ha di fronte al male: qualcosa che non conosciamo, qualcosa che probabilmente nemmeno immagineremmo possibile, eppure esiste, sceglie di manifestarsi e di rendere la vita del protagonista un vero e proprio inferno in terra. Fra botte da orbi, situazioni personali borderline (ma, come tutto il resto, più che credibili) e più di un morto, si capisce che il male (o addirittura il demonio in persona?) lo sta cercando: tutte le persone che circondano Kyle sono in pericolo e, paradossalmente, lui è apparentemente l’unica persona in grado di salvarle.
Nel complesso, Outcast è sicuramente un prodotto in grado di mantenere alte le aspettative create sotto tutti i punti di vista, soprattutto per i fan del genere. Leggendo non è difficile cogliere riferimenti sociologici, uno su tutti la morte della fede e la disillusione dell’uomo che si sente abbandonato da Dio, una critica aspra, diretta, intelligente e soprattutto terribilmente attuale, alla luce dei fatti di cronaca che leggiamo ogni giorno. D’altronde, anche con The Wakling Dead siamo stati abituati a sentirci parlare dall’autore senza troppe parafrasi, in maniera sempre più limpida. Robert Kirkman non mi ha deluso, e se questi sono i presupposti, non posso che aspettare con ansia il seguito!
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– Antonio Sansone –
Outcast: Il Reietto, volume 1 – Recensione
Antonio Sansone
- Le illustrazioni di Azaceta, in particolar modo in quest'albo totalmente a colori, riescono a trasmettere quasi l'angoscia e la follia del male puro;
- I disegni contribuiscono alla dimensione realistica delle scene;
- C'è una ricerca continua di spunti per affrontare temi sociali ed etici, pur rimanendo un prodotto d'intrattenimento;
- Kirkman conferma di essere in gran forma e si reinventa mantenendo il suo stile crudo e folle;
- Il giusto compromesso fra violenza esplicita e dialoghi;
- Mi ha lasciato con il fiato sospeso;
- Sicuramente non un prodotto per animi suscettibili;