Il ritorno della moda dei morti viventi, che siano zombie o infetti rianimati, ha travolto un po’ tutti i campi della fantasia, dal cinema alla letteratura, per non scordarci dei videogiochi, ma se dovessimo cercare l’origine del tutto, o sarebbe meglio dire il punto zero del contagio, lo troveremmo nel campo del fumetto, con The Walking Dead, horror comic sceneggiato dall’ormai famoso Robert Kirkman. Intelligente la serie a fumetti, che ha saputo riprendere gli stereotipi dell’apocalisse zombie rinnovando un intero genere, e intelligente soprattutto l’autore che ha saputo fare di questo la sua fortuna. Eh sì, perché la grande abilità di Kirkman è stata quella di utilizzare materiale già esistente in abbondanza, su un tema che sembrava ormai aver già detto tutto, cambiandone semplicemente il punto di vista: l’attenzione non veniva più focalizzata sugli aspetti splatter, sul disgusto dovuto alla vista di cadaveri in putrefazione, ma sulla psicologia dei personaggi, sulle loro emozioni e angosce nel vivere in un mondo sul baratro della follia, con una seria riflessione morale sul dove inizi e dove finisca l’umanità. Per rendere ancora più forti le emozioni suscitate, Kirkman ha usato nella sua opera uno spietato realismo, uno sguardo cinico che non si voltava neppure durante le scene più aberranti e grottesche, grazie anche all’aiuto dei grandi disegnatori che hanno dato vita alla sua storia. E la formula ha funzionato, aiutata anche dalla serie televisiva, fenomeno che ormai vediamo fin troppo spesso.
Il successo di The Walking Dead è stato tale da trascinare tutte le produzioni successive che avevano come tema quello dell’invasione non-morta, e non solo qui da noi, in Occidente. Persino nel Sol Levante incominciarono a spuntare manga che si inserivano nella stessa scia, e alcuni sono riusciti ad ottenere anche un discreto successo. Ma gli zombie, si sa, dopo un po’ puzzano, soprattutto sotto il sole estivo, e nel giugno del 2014 Kirkman pubblica il suo nuovo lavoro: Outcast, con la speranza di replicare, utilizzando la stessa formula, lo straordinario risultato di The Walking Dead.
Kirkman passa così dal tema degli zombie ad un altro grande filone del genere horror, ovvero le possessioni, anche questo già sviluppato in lungo e in largo, soprattutto dal cinema (se non avete mai sentito parlare, neppure per caso, de “L’esorcista” o di “Carrie” è probabile che siate voi ad essere posseduti!). Quindi, proprio come per il suo lavoro precedente, la base di partenza è qualcosa che sembra aver già esaurito la sua forza narrativa, con tutta una serie di stilemi e cliché già abbondantemente esplorati e abusati. E, come in passato, Kirkman punta a stravolgere il genere con il suo tocco personale, andando a scavare in terreni ancora inesplorati, ma questa volta con un risultato completamente diverso. Outcast si presenta infatti come un horror che vuole provocare “terrore” nel lettore, obiettivo che non aveva invece The Walking Dead, in cui si spingeva molto su emozioni forti di tutt’altro genere, con le sue tematiche disturbanti ed eticamente scioccanti. In Outcast una malvagità oscura e sconosciuta (e quindi spaventosa) avvinghia il mondo del protagonista, Kyle Barnes, e a farne le spese sono le persone a lui care, come la madre e la moglie, vittime di manifestazioni demoniache. La sua è una calata nell’abisso, nel tentativo disperato di comprendere meglio la natura delle possessioni, in quello che lo stesso autore ha definito un “horror epico”. Il soprannaturale in Outcast è qualcosa di molto meno tangibile di uno zombie, e proprio per questo molto più spaventoso. Ma, come in The Walking Dead, questa situazione viene sviluppata in maniera realistica, grazie anche alla matita di Paul Azaceta che, con i suoi disegni così vicini allo stile della pop art e con il suo tratto semplice e pulp, riesce a ricreare alla perfezione le scene partorite dalla mente di Kirkman, grazie anche alle piccole vignette quadrate che focalizzano l’attenzione sulle espressioni dei personaggi, sui loro sguardi, facendoci entrare nella loro psiche.
Per la prima volta, inoltre, pare che Kirkman sappia già esattamente come si svilupperà il fumetto, dove andrà a parare e quale sarà la conclusione, riuscendo persino a prevedere quanti saranno i capitoli che lo formeranno. Dovrebbero essere stampati all’incirca 100 numeri di Outcast, ma certamente è un numero puramente indicativo, che però ci rassicura sull’idea compatta che sta alla base dell’opera, con una trama ben delineata, priva di sbavature e divagazioni non necessarie. Trama che era stata inizialmente pensata per una serie televisiva, la quale sembra comunque in procinto di arrivare, pronta a sostenere nelle vendite il fumetto.
Assisteremo di nuovo al fenomeno Kirkman, e Outcast porterà con sé una nuova moda per le possessioni demoniache? In fondo il lavoro dell’esorcista non è mai decaduto del tutto. A noi italiani non resta che aspettare l’uscita del fumetto anche nelle nostre edicole, prevista per il mese di marzo, con volumetti di 48 pagine a cadenza bimestrale. Intanto voi fateci sapere la vostra sull’argomento commentando qui sotto, pregando chi fosse posseduto di non scrivere in latino!
– Davide Carnevale –