I giapponesi sono capaci di opere magistrali, dal campo dei videogiochi, all’arte, fino alla tecnologia, tralasciando lo sport e le relazioni personali. Anche se passeranno alla storia per i loro racconti hentai con polpi, e per la loro spiccata comicità “sangennarese”, noi videogiocatori li ricorderemo per i Final Fantasy e i Metal Gear Solid. E per gli amanti degli JRPG non potranno mancare i ricordi legati agli innumerevoli giochi di strategia a turni pieni di siparietti e quant’altro, ormai ripetuti all’infinito nel tentativo di fare breccia nel cuore del giocatore. È con questa idea che mi sono apprestato a provare Tales of Zestiria, sbagliando enormemente.
UN GIOCO UNICO MA DI SERIE
Chiunque bazzichi nel mondo dei giochi di ruolo di stampo nipponico conoscerà senza alcuna ombra di dubbio Tales Of, serie di titoli fantasy sviluppata e distribuita da Bandai Namco, caratterizzata da una colonna sonora da paura, una grafica curatissima e un sistema di combattimento action sempre in continua evoluzione. Come succede per i Final Fantasy, ogni giocatore ha il suo Tales Of preferito: qualcuno ritiene che Destiny sia il migliore, altri che Abyss abbia la trama più coinvolgente e così via, esattamente come gli appassionati dalla saga di Square Enix continuano tutt’ora a discutere di chi sia più figo tra Squall e Tidus.
La storia di Tales of Zestiria si svolge a Glennwood, continente diviso tra un Impero e una Monarchia, più precisamente nel suo periodo più buio, ovvero “l’Era dei Disastri”, nel quale le entità malevole, chiamate Hellion (o Yoma, che in giapponese significa proprio “demone, essere cattivo”), scorrazzano sulla terra portando morte e distruzione. Un tempo ci avrebbero pensato i Serafini (Seraphin) a combattere gli Yoma, ma oramai queste creature sono estinte, e il continente si avvia verso l’estinzione. Esistono, però, individui che riescono a parlare con i pochi Serafini ancora presenti e richiamarli: si chiamano Redentori (Shepherds), e Sorey, il protagonista della vicenda, è proprio uno di essi. Indovinate un po’ chi dovrà riportare la pace nel continente?
La trama non sembra proporre nulla di veramente unico: la presenza di un individuo dotato di capacità speciali, in grado di richiamare potenti spiriti legati agli elementi naturali, è già stata vista e rivista in praticamente tutte le salse. Tantissimi JRPG possono contare su un evocatore, spesso con un ruolo centrale nelle vicende della storia. Cos’è che dovrebbe, quindi, convincervi a dare una possibilità a Tales of Zestiria? Ancora una volta la direzione artistica e la sua tipologia di gameplay. Il titolo propone un tipo di esplorazione “open world” di stampo fantasy canonico maggiormente libera rispetto al passato, e con mappe abbastanza grandi da dare la sensazione di poter andare un po’ ovunque, in ogni caso rispettando alcuni limiti (eh sì, i limiti, che piaga!). Il titolo è nato su PlayStation 3, ed è qui che davvero si può apprezzare la grafica incredibilmente dettagliata, comprese le scene realizzate in stile anime, dove emerge tutta la capacità dei disegnatori. In ogni caso, Zestiria è disponibile anche per PlayStation 4 e PC, ma in questi casi il lavoro di porting grafico è stato fatto in maniera piuttosto pigra, ed essendo abituati a ben più alti standard su queste due piattaforme, potreste non rimanere colpiti allo stesso modo di chi è ancora rimasto alla vecchia generazione.
Seppur inizialmente i personaggi sembrino stereotipati e banali, con l’approfondirsi della trama e con il progredire dell’avventura vengono sempre più delineati, formando in breve tempo un team caratterizzato da sentimenti e personalità forti. Insomma, un party con i suoi pregi e i suoi difetti. Il sistema di combattimento riprende quello dei precedenti Tales of, con mostri presenti nella mappa e incontri separati da intermezzi “vedo il mostro, ci vado addosso e combatto”, seppure l’evoluzione dello stesso abbia contribuito a rendere lo stacco tra esplorazione e lotta meno marcato che in passato. Altra interessante novità riguarda il fatto che alcuni personaggi hanno la possibilità di fondersi tra loro in battaglia per aumentare il potere di attacco e realizzare combo devastanti. Nulla di particolare c’è da segnalare in merito al sistema del livellamento, quello delle abilità e quello dei talenti/evocazioni, comunque ben rodati e funzionali.
Personalmente ciò che mi è rimasto più impresso, all’interno dei Tales of, è stato il comparto sonoro, e anche in questo caso non si fa eccezione. Le musiche di Tales of Zestiria sono eccelse, e sono state realizzate dai maestri compositori Motoi Sakuraba e Go Shiina, per la prima volta assieme nel produrre una soundtrack per questo franchise. Ed è forse per questo insieme di cose che Tales of Zestiria merita di finire sulle vostre mensole o all’interno della vostra libreria Steam: ai fan piacerà di sicuro e, magari, potrebbe iniziare a conquistare anche qualche detrattore del genere.
– Yari Montorsi –