Ricordo bene la sera in cui ho visionato “Maze Runner – Il Labirinto”. Era un fiacco periodo estivo in cui a ogni calare delle tenebre ci si incontrava tra amici per sorbirsi discutibili film trash. La serata precedente era stata dedicata a “Saint Seiya Legend of Sanctuary“, e le aspettative erano ai minimi storici. Fui sorpreso di trovarmi davanti un film, tutto sommato, più che gradevole. Certo, la trama richiedeva da parte degli spettatori una certa dose di fiducia, ma a cuor leggero si restava ammaliati dall’interessante incrocio tra il mito di Teseo e una versione edulcorata de Il Signore delle mosche. Ora, con l’uscita di “Maze Runner – La fuga“, Panini ha colto l’occasione per pubblicare il fumetto ispirato ai film ispirati ai libri.
Il prodotto in questione, nonostante sia ufficiale, sorprendentemente non riporta su carta le vicende della pellicola, bensì raccoglie in un volumetto brossurato cinque racconti brevi che approfondiscono e completano l’esperienza del grande schermo. Dopo una dolcissima introduzione di James Dashner, l’autore dei tomi originali, ci si trova infatti catapultati in vicende che sondano passato e presente della serie, esplorando psiche e dinamiche del tutto celate agli occhi del pubblico comune. Vista l’eterogeneità del prodotto, mi permetto di seguire una via che non avevo mai battuto, e di suddividere l’analisi in base al singolo estratto (spoiler-free, ovviamente), preannunciando che i contenuti richiederanno comunque conoscenze pregresse per poter essere colti al meglio.
CORRI SOLO
Il più familiare e, probabilmente, il più noioso dei testi presentati apre la processione offrendo aspettative poco stimolanti. Si tratta semplicemente di un flashback nel quale Minho, leader dei “velocisti”, si trova unico superstite della squadra, ed è obbligato ad accogliere il poco promettente Ben, un “battimattone” convertito, come suo adepto. Tra diffidenza e fastidio, Minho funge da voce narrante e analizza il rapporto con il labirinto e con la crescita del suo nuovo sottoposto. Superfluo e prevedibile, il pezzo è un aperitivo che lascia insoddisfatti.
IL MIO AMICO GEORGE
Anche il secondo stralcio fa un tuffo nel passato, questa volta puntando a orizzonti ancora più remoti. Alby, capo della radura che per primo ha abitato, deve affrontare le conseguenze di una sua decisione strategicamente discutibile nel momento in cui George, secondo a salire dall’ascensore, viene infettato dal misterioso morbo e inizia il processo di cambiamento. In un soliloquio di poche (pochissime) pagine si sintetizzano sentimenti e motivazioni di un personaggio che “Maze Runner – Il Labirinto” ha solamente sfiorato, rappresentandolo esclusivamente al pari di un oggetto dalla funzione politica.
IL VERO LABIRINTO
Il Vero Labirinto è un pugno nello stomaco. Non che sia brutto, sia chiaro, ma la vicenda contenuta nelle vignette non può che spaesare l’ignaro lettore e farlo piombare in un contesto di apparente paradosso. Arrivati a questo punto si crede di conoscere adeguatamente le meccaniche della radura, ma qui le convenzioni vengono ribaltate e stravolte fino a far perdere i punti di riferimento. Neve, neve ovunque! Dove non vi è neve vi è una tribù di pattinatrici sul ghiaccio che deve decidere che farne del nuovo membro del gruppo che, oltre a essere l’ultimo annunciato dal sistema, risulta anche l’unico di sesso maschile. Perché “vero” labirinto? Chi sono queste persone? Possibile che tutto il primo film fosse una messinscena? Non è che ci troviamo di fronte ad un what-if?
BRUCIATI
Altro racconto e altra ondata di incomprensione. Questa volta niente labirinti e nessun riferimento temporale, l’intreccio si snoda tutto all’aperto, tra le strade di un mondo post- apocalittico depredato da temibili armate di zombie. Eh? Che diamine è successo? Come siamo finiti in The Walking Dead? Per un profano come il sottoscritto si tratta dell’ennesimo punto di domanda il cui unico legame con il film è la presenza di WCKD, l’ente di protezione civile noto per avere in libro paga il peggior addetto delle relazioni pubbliche che i soldi possano comprare.
IL MONDO È WICKED
“Sorpresa, oh lettore che ormai non riesce più a seguire quanto inchiostrato su carta”, pare voler gridare l’ultimo frammento del volume. Ennesimo flashback: Il Mondo è Wicked raggiunge un periodo remoto e spiega le origini degli zombie, dei laboratori e dei labirinti. Il Mondo è Wicked illustra praticamente ogni retroscena che aveva tenuto insonni i più ligi dei fan cinematografici. Si tratta forse del comic più lento e serioso tra quelli raccolti, ma è sicuramente il più completo e appagante, soprattutto se si desiderano quegli approfondimenti di trama e psicologici che Maze Runner – La Fuga non è stato in grado di garantire.
Inutile dilungarsi sui dettagli tecnici dell’opera. Diversi autori e disegnatori minori hanno partecipato a questa esperienza narrativa, e ogni frammento è caratterizzato da uno stile discreto e funzionale, ma assolutamente privo di brio. “Maze Runner – La Fuga” (la graphic novel ufficiale) non è certo stato finanziato per proporre una ricercatezza d’avanguardia dell’arte illustrata: ha visto la luce solo per essere punto di incontro tra due blockbuster e aggiungere qualche nota all’universo espanso creato da Dashner. In quest’ottica, adempie alla perfezione ai suoi compiti.
–Walter Ferri–
Maze Runner – La Fuga: recensione della graphic novel
Isola Illyon
- Aggiunge molto all'esperienza cinematografica;
- Totalmente mancante di autonomia;
- Stilisticamente mediocre;