Scrivere di un mostro sacro del mondo videoludico come Deus Ex mette sempre un po’ di soggezione, di riverenza mista a eccitazione nel caso, come il mio, in cui si parli di un nuovo capitolo della saga. Dal primo episodio sono passati ormai quindici anni, e quando nel 2000 uscì sul mercato fu subito chiaro a tutti che non ci si trovava di fronte ad un titolo qualsiasi, ma ad un salto di qualità dei videogiochi epocale. Se nel mondo cyberpunk in cui era ambientato Deus Ex l’umanità aveva vissuto un repentino salto evolutivo senza precedenti grazie all’utilizzo di nano-macchine e di impianti cibernetici, Warren Spector, la geniale mente dietro al gioco, aveva portato con la sua creazione ad un altrettanto repentino sviluppo dell’industria videoludica. Ciò fu dovuto soprattutto all’eccezionale modo di raccontare un mondo perfettamente credibile e affascinante, capace di calarti direttamente nei panni del protagonista per vivere in prima persona la sua storia fatta di intrighi, cospirazioni e potenti organizzazioni in grado di decidere del futuro dell’umanità. Dovevamo affrontare tutto questo con un’incredibile libertà di azione, fino ad allora impensabile in un videogioco.
L’importanza che ebbe nella storia del videogame il primo Deus Ex è universalmente riconosciuta anche a distanza di molti anni, come testimoniamo i premi come “Best PC Game of All Time” conferitogli nel 2007 da PC Zone e ancora nel 2011 da PC Gamer, due delle più importanti riviste del settore. Il seguito del 2003, Deus Ex: Invisible War, non provocò lo stesso clamore: i tempi erano cambiati e, pur rimanendo un ottimo gioco, gli si rimproverò il fatto di non aver portato con sé grandi innovazioni, come era stato per il suo predecessore. Fu probabilmente proprio per questa tiepida accoglienza che la serie si inabissò nell’oblio, quasi a voler preservare il primo, indimenticabile, episodio. Fu proprio a questo che guardarono i ragazzi di Eidos Montreal quando decisero di riesumare la serie nel 2011, con un terzo capitolo che venne annunciato quando ormai nessuno osava neppure più sperarci. Un fulmine a ciel sereno che mandò, ovviamente, in visibilio il vasto stuolo di fan, ma non marcarono quelli spaventati all’idea che venisse toccato un pezzo di storia, preoccupati all’idea di trovarsi di fronte alla solita opera di rilancio commerciale di vecchi brand al solo scopo di fare cassa in questo periodo di scarsità di idee nuove. Per loro, e nostra, fortuna non fu così, e Eidos Montreal presentò un degno erede del progenitore della saga, un terzo capitolo capace di soddisfare sia i fan storici che coloro che si avvicinavano per la prima volta al franchise, anche grazie all’espediente del prequel. I fatti narrati in Human Revolution (questo il titolo scelto per questa terza reincarnazione della serie), infatti, avvengono nel non poi troppo lontano 2027, rispetto al 2052 del primo Deus Ex, e ci vedono nei panni di Adam Jansen, capo della sicurezza della Sarif Industries, compagnia che ha portato con i suoi impianti cibernetici all’evoluzione del genere umano, tema caro al genere cyberpunk (basti ricordare il trans umanesimo, o H+). Ovviamente tutta la serie deve molto a questo sottogenere della fantascienza, con le sue ambientazioni cupe, e le multinazionali che governano un mondo sempre sull’orlo di un baratro fatto di sovrappopolazione, corruzione e criminalità. Nonostante l’inizio della storia riprenda un’idea tanto abusata da sembrare quasi un cliché come quello del poliziotto ferito mortalmente che viene completamente ricostruito per diventare un cyborg (vi dice nulla Robocop?), la trama decolla subito, soprattutto per merito dell’ambientazione curata sin nel minimo dettaglio, tanto da sembrare del tutto una verosimile proiezione futura del nostro presente.
Eidos pare decisa a non ibernare di nuovo una serie tanto importante, come avvenne dal 2003 al 2011, soprattutto visto il successo avuto con Deus Ex: Human Revolution, e tutti ci aspettavamo quanto prima l’annuncio di un quarto episodio. L’attesa è durata quattro anni, è vero, ma in fondo meglio non mettere fretta quando poi si è ripagati con un ottimo prodotto, e questo nuovo Mankind Divided sembra proprio avere tutte le caratteristiche per esserlo, già dalla presentazione. Il titolo è stato, infatti, annunciato in diretta mondiale su Twitch, in un livestream dal nome fittizio #cantkillprogress (non una novità, se si ricordano i falsi siti che hanno anticipato l’uscita di Human Revolution, un simpatico metodo di Eidos per far salire le aspettative alle stelle, facendoci già calare nel mondo di gioco ancora prima della sua effettiva uscita). Nello streaming un ragazzo di nome Thomas, imprigionato in una spoglia stanza illuminata solo da un fascio di luce al centro, interagiva con i suoi aguzzini, ed era possibile votare tramite chat il comportamento che avrebbe tenuto. Ad un certo punto il ragazzo mostrava un impianto sul braccio, palesando a tutto il pubblico (4500 persone di media) il chiaro legame con Deus Ex. Questo eccellente esempio di fusione tra marketing e riflessione sulla società odierna e futura la dice già lunga sul carattere della saga, ma del nuovo capitolo sappiamo solo quel poco che ci viene mostrato nel nuovo trailer in CGI, che comunque ci permette di farci già un’idea su quello che troveremo nel gioco.
Il protagonista sarà ancora una volta Adam Jansen, questa volta a capo di una forza di polizia globale (la Task Force 29), che dovrà vedersela con un gruppo di terroristi potenziati, la Coalizione degli Umani Potenziati. Le vicende si svolgeranno nel 2029, appena due anni dopo quelle viste in Human Revolution, in un futuro ancora più oscuro e decadente, in cui l’umanità sembra ormai essersi spaccata in due (da qui il titolo), tra coloro che sono stati artificialmente potenziati grazie alle nuove tecnologie, diventando dei veri e propri uomini-macchina, e quelli che invece non hanno nessun impianto, o perché non possono permetterselo e non possono accedervi, o perché rifiutano l’idea di contaminare il proprio corpo. Quindi una società ancora più verso il tracollo di quella vista in precedenza, dove Jansen avrà però a disposizione tutta una serie di nuove migliorie e dispositivi per far fronte a tutto ciò che gli si parerà davanti. Dal video possiamo vedere che ora sarà in grado di lanciare dei piccoli dardi elettrici in grado di stordire gli avversari, che saranno sicuramente utili per chi deciderà un approccio stealth al gioco, così come lanciabili pare che saranno anche le lame che nasconde negli avambracci, utili per impalare al muro, nel vero senso della parola, i propri avversari. Il potere più vistoso pare essere, però, quello del Nano-shield, uno scudo di nano-macchine che gli usciranno dalla pelle per formare un guscio impenetrabile dai proiettili dei nemici. Insomma, il gameplay si prospetta vario e flessibile come quello a cui siamo stati abituati anche nei precedenti capitoli, con un sistema di scelte nell’approccio ad ogni situazione che renderanno ogni esperienza di gioco diversa e unica. In più il nuovo motore grafico proprietario di Eidos, il Dawn Engine, che sarà utilizzato per la prima volta proprio su questo titolo, promette faville, portando anche Deus Ex nella nuova generazione grafica. Non ci resta che vedere se ogni tassello andrà al posto giusto in fase di sviluppo, ma abbiamo grandi aspettative, vista la bravura dimostrata da Eidos Montreal nel loro impegno a riportare in auge un nome tanto importante della storia del videogioco. Noi di Illyon vi terremo costantemente informati sulle novità, che saranno sicuramente tante e corpose se verrà, come sembra, attuato un piano di marketing anche solo lontanamente paragonabile a quello visto per Human Revolution. Insomma, restate connessi nel cyberspazio sui nostri lidi, con i vostri occhiali da sole a specchio a portata di mano. Il grande cyberpunk sta tornando!
– Davide Carnevale –