“Sherlock Holmes come non l’avete mai visto”, “L’uomo al di là del mito”. Con queste parole è presentata la nuova pellicola con protagonista l’investigatore più geniale e sregolato di sempre: sto parlando di “Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto”, film diretto da Bill Condon e in arrivo nelle sale italiane il prossimo 19 novembre, dopo essere stato presentato alla 65esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino lo scorso febbraio ed essere uscito nei cinema britannici il giugno seguente. Da poco sono stati divulgati la locandina e il trailer ufficiale, che vi propongo.
A questo punto, potreste dire “Ma che palle, un altro film su Sherlock Holmes?!”. E invece pare che quello che vedremo sullo schermo sarà uno Holmes inedito, vecchio e stanco e ormai ritirato a vita privata. Una rilettura del mito alla fine dei suoi giorni che a me ha ricordato molto il modo geniale di Frank Miller di pensare a Batman nella sua pietra miliare della storia del fumetto, “The Dark Knight Returns”. La vecchiaia è il momento in cui si ripensa alla propria vita e in cui i nodi non sciolti vengono nuovamente al pettine, in una sorta di ultimo e conclusivo scontro con i propri demoni interiori. Gli eroi, spesso a torto considerati intoccati dalle umane emozioni, non sono da meno, ed è grazie ai loro momenti di riflessione personale come questo che li conosciamo profondamente come gli esseri umani che sono veramente. Ma non vi ho ancora detto la cosa più importante che riguarda questo film: ad impersonare Sherlock sarà il nostro idolo – che i cieli lo abbiano in gloria – Sir Ian McKellen! Ci pensate? Nel nostro immaginario collettivo quest’uomo è consegnato alla storia come colui che è stato lo stregone per antonomasia, Gandalf, ma anche il super cattivo dei fumetti, Magneto, e ora sta per diventare il più conosciuto e amato dei detective. Una tripletta che solo Robert Downey Jr. avrebbe potuto eguagliare, se solo avesse interpretato uno dei personaggi de “Il Signore degli Anelli”.
Condon e McKellen sono tornati, quindi, a lavorare assieme dopo “Demoni e Dei” del 1998, pellicola che ha valso al nostro Ian la candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista. “Mr. Holmes” è un adattamento del libro del 2005 di Mitch Cullin “A Slight Trick of the Mind”. Qui Sherlock Holmes è un uomo di 93 anni alle prese con una memoria ormai traballante e con le difficoltà tipiche della vecchiaia avanzata. Da tempo ha abbandonato l’investigazione per ritirarsi sulle coste del Sussex e dedicarsi all’apicoltura, attorniato solo da una governate (Laura Linney) e dal figlio di lei, Roger (Milo Parker). Per curare i suoi acciacchi, il celebre detective non poteva certo utilizzare rimedi convenzionali, e così produce da sé la pappa reale di cui si nutre, e viaggia fino in Giappone per procurarsi il portentoso pepe del Sichuan. Ma come un qualsiasi anziano che deve fare i conti con la propria vita passata, ad Holmes rimane da mettere a fuoco un particolare del suo passato di cui non ha una chiara memoria: è tormentato ancora dall’ultimo caso a cui aveva lavorato molti anni prima, il mistero della donna del guanto, e si confida con il giovane Roger ripercorrendo con lui le circostanze di quell’unica indagine che non era riuscito a risolvere, costringendolo ad un mesto ritiro a vita privata. Cos’è che non gli torna?
Ciò che questo film si propone di fare è restituirci l’immagine di un uomo tutt’altro che brillante, costretto a fare i conti non solo con una salute precaria, ma soprattutto con le proprie emozioni e con la fatale sfioritura del talento deduttivo che lo ha reso unico al mondo. Se così si può dire, il vecchio Sherlock Holmes conduce un’indagine all’interno di se stesso, cosa che mai gli si era vista fare, preso com’è sempre stato da quel suo inesauribile slancio razionale che non prevedeva sentimenti umani, tanto da sfiorare la misantropia. L’intento del regista è dunque quello di far riflettere sull’invecchiamento attraverso l’immagine sbiadita di quello che per chiunque è sempre stato un grande eroe, ma su cui ora grava un pesante mistero. La domanda che ci si dovrà porre nel guardare il film è: chi è veramente Sherlock Holmes ora che non possiede più le sue sorprendenti facoltà deduttive e che, quindi, non è più il personaggio che tutti conosciamo, ma semplicemente un uomo? E di conseguenza, la domanda che viene girata a noi spettatori è: chi è veramente ciascuno di noi senza le qualità che ci hanno sempre contraddistinto e caratterizzato nel corso delle nostre vite, e che nell’ultima fase della nostre esistenze ci vengono negate?
Senz’altro il rischio è quello di vedere questa riflessione passare in secondo piano di fronte a quell’evidenza che una trama di tal genere metterà in luce, e cioè che la leggenda è molto meglio della realtà. Insomma, come se ci fosse bisogno di ribadire ancora che la vita faccia schifo e che neppure un mito come Sherlock Holmes possa fare a meno di misurarsi con la demenza senile, figuriamoci noi comuni mortali. Saranno più d’impatto le considerazioni sulla vecchiaia fatte attraverso gli occhi di quello che un tempo era un grande investigatore oppure lo sarà, in negativo, la destrutturazione del mito che mette di fronte all’innegabile destino che attende tutti? Questo saremo in grado di dirlo solo dopo aver visto il film. Di sicuro Sir Ian non ci deluderà, questo è poco ma sicuro.
– Michele Martinelli –