Qualche anno fa George Stroumboulopoulos, conduttore della TV canadese, intervistava George Martin, creatore de ‘Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’ e padre putativo della serie televisiva ‘Game of Thrones’. Fra le altre cose, l’intervistatore aveva chiesto allo zio George: “C’è una cosa molto interessante nei tuoi libri. Ho notato che scrivi personaggi femminili molto diversi l’uno dall’altro. Da dove arriva questa tua capacità?”. Lo scrittore aveva risposto in maniera geniale, con la consueta flemma: “Sai com’è, ho sempre reputato che le donne fossero persone”. Colpito e affondato con un sorriso sornione. La domanda era certo posta in malo modo, ma rifletteva la difficoltà che molti autori di sesso maschile hanno nel creare personaggi femminili che si allontanino da determinati stereotipi ricorrenti.
In questo campo bisogna riconoscere l’indiscussa maestria di Andrzej Sapkowski, autore fantasy polacco arrivato alla fama mondiale con la serie (due raccolte di racconti e una pentalogia di romanzi, attualmente in corso di pubblicazione in Italia per i tipi dell’Editrice Nord) imperniati sulla figura di Geralt di Rivia, sul cui vastissimo lore la software house CD Projekt RED ha edificato la serie di videogiochi ‘The Witcher’, giunta all’ultima incarnazione con l’atteso RPG open world ‘Wild Hunt’ (trovate qui la nostra recensione). Nei libri, come nei videogame, lo strigo è un irriducibile seduttore, ma tutti i personaggi femminili che incontra sono tratteggiati con una tale profondità da non risultare vuote conquiste (la famigerata ulteriore “tacca sulla cintura”); com’è giusto che sia, le donne che Geralt incrocia e che rendono uniche le sue storie sono personaggi complessi sia nella loro psicologia, sia nelle motivazioni che le spingono ad agire, sia, infine, nel modo di rapportarsi al mondo e ai pericoli che questo nasconde.
Una nota fondamentale per capire il quadro in cui si muovono i personaggi tratteggiati da Sapkowski è l’immancabile filtro dell’ironia, attraverso il quale lo scrittore ripropone miti e leggende provenienti da tutta Europa, riplasmandoli (con una vistosa strizzata d’occhio al lettore più attento) in una inedita mitologia fantasy: possiamo ad esempio ritrovare la fiaba de ‘La Bella e la Bestia’, ma scoprire che la Bestia non vuole spezzare la maledizione, perché questa sua peculiarità solletica le perversioni femminili. Questo tanto per dirne una. In questo mondo non c’è posto per una principessa bisognosa di salvataggio, e qualora vi capitasse d’incontrarla state pur certi che lo stereotipo verrà presto rovesciato. Fatte queste doverose premesse, passiamo ora ad approfondire tre personaggi femminili fondamentali nella storia di Geralt, cercando di coglierne gli aspetti che le differenziano e le rendono uniche nel panorama fantasy mondiale.
DISCLAIMER: nella parte seguente, l’articolo potrebbe contenere leggeri SPOILER dai racconti e dai romanzi finora pubblicati in Italia e/o dai videogame fino a ‘The Witcher 3: Wild Hunt’ incluso. N.B.: potrebbe non riguardare per davvero tutte le donne di Geralt!
YENNEFER DI VENGERBERG
Yennefer è, per lo strigo, la femme fatale; e lo è in senso letterale, prima ancora che per rispondenza ai canoni della figura letteraria. Geralt e Yennefer, infatti, sono destinati ad amarsi per sempre: questo è il desiderio che lo strigo ha espresso ad un potentissimo djinni nel racconto ‘L’ultimo desiderio’, incluso nella raccolta ‘Il guardiano degli innocenti’. Come spesso accade in queste situazioni (il fantasy è costellato di casi analoghi), i desideri realizzati finiscono spesso e volentieri per tramutarsi in condanne: perché né Geralt né Yennefer sono in grado di liberarsi di questo sentimento e, di conseguenza, sono impossibilitati a comprendere se il loro legame sia reale o frutto delle sole arti magiche del genio. In ‘The Witcher 3’ la maga rivela al protagonista del gioco di aver trovato un modo per sincerarsi dell’effettiva consistenza del loro amore, ma tutto dipenderà, come sempre, dalle scelte del giocatore, che si preannunciano tutt’altro che facili.
I due sono, in definitiva, poli opposti che immancabilmente si attraggono: possono avere altri amori, ma alla fine il fato (o chi per esso) li spinge a ritrovarsi e a perdonarsi a vicenda tutte le scappatelle (solo ed esclusivamente a vicenda, però: verso gli amanti continuano a covare un odio profondo). A soffrire forse di più di questo legame è proprio il Witcher, che con il suo carattere un po’ uggioso fatica spesso ad assecondare le intemperanze della maga. Che, appunto, è femme fatale anche in senso più ampio: per farla breve, è bellissima, arguta, maliziosa, affascinante, ma è anche è un po’… stronza e non lo nasconde. Ad approfondire di più la sua psicologia, però, non c’è da stupirsi del suo atteggiamento: certo, Yennefer è bella, ma lo è in un modo innaturale, artificiale. Ha, infatti, circa una novantina d’anni – e anche da giovane non doveva essere un granché, dato che pare fosse gobba. Solo grazie alla magia ha potuto “limare” il suo aspetto. Anche questo, però, ha richiesto un sacrificio: come tutte le maghe, come gli strighi, Yennefer di Vengerberg è sterile. Alla luce di questo, un po’ di supponenza gliela possiamo anche perdonare.
CIRI
Cirilla Fiona Elen Riannon, per gli amici Ciri, è uno dei personaggi più importanti e affascinanti dell’intera saga; chi ha giocato ‘Wild Hunt’ ha avuto il privilegio di impersonarla in alcune sequenze del gioco, sviluppando nei suoi confronti un’empatia forse ancora più profonda che verso Geralt. Ciri è un po’ l’oggetto del desiderio, quella a cui tutti (buoni, cattivi, un po’ e un po’) danno la caccia sia nei romanzi che in ‘Wild Hunt’: convitato di pietra ad ogni discussione sulla fine del mondo, Ciri (in virtù del suo sangue elfico) è predestinata a salvare il mondo da Tedd Deireadh, “il Tempo della Fine”, ovvero a morire nel tentativo. Anche lei è legata a Geralt dal destino, operante in questo caso sotto forma di “legge della sorpresa”: per aver salvato la vita all’Istrice di Erlenwald, un uomo affetto da una terribile maledizione e innamorato di Pavetta, figlia della Regina di Cintra, Geralt aveva chiesto in cambio il loro figlio non ancora nato. Ciri, appunto. Eviteremo di addentrarci più di tanto nella vicenda per risparmiarvi spoiler, ma vi basti sapere che quando il destino se la prende con qualcuno non c’è modo di sfuggirgli. E così Geralt e Ciri sono destinati a perdersi e a ritrovarsi, fino alla fine.
TRISS MERIGOLD
La terza donna fondamentale per lo strigo di Rivia non può che essere, ovviamente, Triss Merigold. Anche lei è una maga della Loggia, amica e rivale di Yennefer, con la quale intercorre un rapporto di amore-odio a causa delle basculanti… passioni di Geralt. Insieme i tre formano una curiosa “famiglia allargata” per Ciri: Geralt è il padre adottivo, Yennefer ciò che più assomiglia a una madre, mentre Triss le fa un po’ da sorella maggiore. Triss ha i capelli castani nei libri, mentre la sua controparte videoludica beneficia di un parruccone rosso fuoco che la rende immediatamente riconoscibile. A differenza di Yennefer si mostra sempre appassionata, dolce e premurosa, ed è forse per questo che, giunti al bivio tra una romance e l’altra, molti videogiocatori prediligono coltivare proprio quella con Triss, anziché dar corda alla “strega” di Vengerberg. Di sicuro, nei videogiochi ispirati alla saga letteraria, Triss ha un ruolo preponderante, tanto che fa la sua comparsa come NPC in tutti e tre i capitoli finora pubblicati, con ruoli tutt’altro che marginali e sempre come possibile love interest per il protagonista.
La nostra rassegna, dichiaratamente soggettiva e tutt’altro che esaustiva, si conclude qui. E voi, Isolani, che ne pensate? Anche per voi i personaggi femminili dell’universo creato da Sapkowski sono tanto affascinanti? Ce n’è qualcuno che vorreste approfondire? Scrivetecelo nei commenti!
– Stefano Marras –