Appassionati di ‘Dragonero’, bentornati sulle candide sponde dell’Isola dell’informazione fantasy! Oggi siamo qui per recensire l’albo n. 25 della serie regolare Bonelli, che accavalla in maniera magistrale il passato e il presente del nostro protagonista, gettando le basi – o almeno così sembrerebbe – per sviluppi futuri ricchi di potenziale! Ma bando alle ciance, diamo i consueti avvisi anti-spoiler e via con la recensione!
DISCLAIMER: Questo articolo contiene SPOILER dall’albo n. 25 – almeno quelli giudicati indispensabili per la comprensione dell’argomento. Se non lo avete ancora letto, non proseguite nella lettura della recensione o verrete tormentati da un’orda di demoni!
L’albo che oggi ci troviamo a recensire è sceneggiato da Stefano Vietti, mentre ai disegni figurano Manolo Marrone e Gianluca Pagliarani. Con un semplice ma efficace sistema di incastri ci viene raccontata la prima avventura da scout di Ian e Gmor: non si tratta di quella narrata nello speciale a colori di luglio dell’anno scorso, intitolato ‘La prima missione’; quella, in realtà, era antecedente all’ingresso di Ian nel corpo degli scout imperiali. Qui, in un flashback dedicato, assistiamo all’iniziazione del Romevarlo e dell’inseparabile orco, durante la quale i nuovi compagni non lesinano sugli scherzi da caserma, facendosi grasse risate alle spalle dei due.
Questa, a grandi linee, la trama: Darya Faerille, un tempo messaggera imperiale, raggiunge il trio composto da Ian, Gmor e Sera durante un momento di pausa a Solian, la bella cittadina portuale indipendente che Dragonero ha eletto come proprio buen retiro. Il motivo della sua visita ha a che vedere con un episodio avvenuto proprio agli inizi della carriera da scout di Ian Aranill, un’indagine che tutti avrebbero preferito dimenticare, ma che in qualche modo sembra essere tornata a perseguitarli dal passato: eventi inquietanti si sono verificati a Rewart, cittadina che soggiace di malavoglia alla giurisdizione imperiale. Da tempo, infatti, capita che la gente scompaia senza apparente motivo. L’Impero ha dunque stabilito di inviare uno scout a scoprire cosa bolle in pentola, mentre il caso ha deciso che proprio questo debba essere il primo incarico ufficiale del protagonista.
Accompagnati da Darya, originaria di quelle parti, Ian e Gmor raggiungono Rewart, trovandovi una popolazione terrorizzata, ed assistono in prima persona ad una sorta di apparizione che mette a dura prova le abilità di Dragonero. Da qui si dipana un’indagine che funge appunto da anello di congiunzione fra il lungo flashback che occupa la quasi totalità dell’albo e le ricadute sul presente: scopriamo che il barone di Rewart ha la passione per la negromanzia, che pratica allegramente nel proprio castello, guardato a vista dallo sceriffo e dai suoi uomini. All’interno della fortezza, il barone ha scoperchiato un portale fra il “nostro” mondo e la parte più oscura dell’Inframondo, nella quale si agitano creature demoniache che il negromante si illude di poter controllare. Paradossalmente, sono proprio i demoni ad aiutare Ian nella difficile impresa di sconfiggere un nemico incorporeo, pur di riuscire a fare ritorno nel loro mondo, liberandosi da quella sofferta schiavitù. Concluso il flashback, Darya ci informa di aver rinunciato al proprio impiego come messaggera per mettersi sulle tracce dello sceriffo di Rewart, che pare aver proseguito le folli ricerche del proprio ex datore di lavoro. La pista, manco a dirlo, porta a Solian e alle sue labirintiche grotte carsiche.
Iniziamo dalla bellissima e lievemente “disturbante” copertina di Giuseppe Matteoni – alla quale non sembrano estranee suggestioni alla ‘Berserk’ – che rende veramente l’idea della dura prova toccata in sorte al nostro scout: troviamo quest’ultimo in posizione difensiva, la spada sguainata, attorniato da tentacoli rossi, nei quali si schiudono tanti piccoli dettagli come le scaglie, pinne e creste, bocche e becchi che strisciano minacciosamente verso il protagonista. Già dalla copertina si capisce il taglio della storia: nelle pagine interne, infatti, Vietti ci regala una intrigante vicenda dalle tinte dark fantasy, che coinvolge manieri fuori mano, mulini abbandonati, negromanzia, portali aperti sull’Inframondo e demoni-demoni-demoni a profusione. La sceneggiatura fila in maniera perfetta e risulta davvero coinvolgente, facendo temere per la sorte del protagonista nonostante la pesante plot armor che (almeno nel passato) inevitabilmente lo protegge dalla morte.
Personalmente ho apprezzato parecchio anche i disegni, anche se nel passaggio dall’albo ‘Attraverso l’Erondar’ (il riferimento è soprattutto alla parte illustrata da Gianluca Gugliotta) a questo ho un po’ “sofferto” la fedeltà dei disegnatori alla amata-odiata “gabbia bonelliana”. In positivo e nello specifico, ho trovato di rara efficacia la resa dei demoni, tutti diversi e riconoscibili grazie ad alcune caratteristiche peculiari, eppure tutti indistintamente inquietanti, col loro mutismo e le loro sembianze al contempo così familiari e così ripugnanti.
Allo stesso modo ho apprezzato come il lungo flashback non fosse fine a se stesso ma, pur occupando la gran parte delle pagine del volumetto, trovasse un concreto riscontro nel presente narrativo della serie. E non solo: quando Ian e Darya si addentrano nella tetra dimora dell’ex sceriffo, infatti, la situazione sembra risolta, ma una serie di inquadrature incentrate sullo scheletro del nemico consente di inferire che tutto il numero che abbiamo letto sia destinato ad avere pesanti ripercussioni sul futuro.
Posso dire, complessivamente, di aver valutato in maniera più che positiva questo numero, uno dei migliori e più coinvolgenti degli ultimi tempi; così come ho ritenuto apprezzabile l’apertura di una nuova storyline che va ad arricchire la trama orizzontale ed il lore della serie. Il problema, però, è che si continuano ad aprire sottotrame che rimangono, ancora e ancora a distanza di tempo, spalancate fino a data da destinarsi. La cosa, in sé, è tutt’altro che spiacevole, anzi risulta coerente con il lore di un vasto universo fantasy, che negli anni Vietti ed Enoch hanno meritoriamente costruito – e stanno tutt’ora costruendo. Tuttavia, come ho già scritto su queste pagine, si avverte con sempre maggiore importanza la necessità di uno snodo narrativo che porti a conclusione almeno alcune di queste sottotrame, portando a frutto i semi sparsi negli ultimi mesi e dando un senso più ampio e in qualche modo “unificante” alle peregrinazioni di Dragonero attraverso l’Erondar.
A questo punto non mi resta che darvi appuntamento al mese prossimo, con la recensione dell’albo n. 26 (in edicola dal 9 luglio), che si preannuncia anch’esso votato al dark fantasy: ‘L’orda dei non morti’! Un caro saluto e… buon fantasy a tutti!
– Stefano Marras –
Dragonero 25 – La porta sul buio: recensione
Isola Illyon
- Una bella storia dark fantasy: manieri infestati, portali sull'Inframondo e negromanti!
- Bellissima e lievemente disturbante la copertina di Giuseppe Matteoni;
- Sceneggiatura che scorre limpida e risulta estremamente piacevole da seguire; mescola abilmente passato e presente e sembra aprire nuove prospettive per il futuro...
- Fantastici disegni di Marrone e Pagliarani: i demoni sono davvero stupendi!
- Ormai sono tantissime le sottotrame aperte dalla serie, e si sente il bisogno che inizino a convergere verso uno snodo;