Di Arnoldone, come molti dei suoi fans lo chiamano (oltre a Schwarzy, che pure ricorda un cane di grosse dimensioni) ce ne siamo occupati di recente visto che a breve tornerà a vestire i panni, la pelle sintetica e l’esoscheletro di titanio nel quinto capitolo della saga di Terminator, denominato Genisys; dato che l’attore austriaco ed ex culturista ha, però, il gusto del nostalgico, prossimamente lo vedremo (con mutande in pellicciotto, spada e tiara) in un nuovo episodio di una vecchia saga che pure ha contribuito a lanciarlo nel firmamento delle star di Hollywood, ossia Conan: sto parlando di The Legend of Conan.
Si dirà, possibile mai che l’attore voglia s-vestire i panni di un barbaro che, oggettivamente, una volta portato sul grande schermo, è stato arricchito dalla impressionante prestanza fisica dell’ex Mister Olympia, sebbene questo accadesse la bellezza di 33 anni fa?
Già può suonare un po’ strano che egli torni ad interpretare il Terminator alla rispettabile età di 67 anni compiuti, per quanto sia improbabile che ci siano molte inquadrature nelle quali egli dovrà dar prova della propria fisicità privo di indumenti… ma rivestire nuovamente il ruolo del personaggio creato dalla penna di R.E. Howard non può apparire una sfida notevole anche per lui?
Direi di sì, perciò ci si aspetta un uso sapiente di inquadrature, stunt-man e computer grafica per ridare tono, ove occorra, alla figura dell’Arnoldone, anche se già il semplice annuncio ufficiale di questo progetto (sul quale le voci, come per Termintator Genisys, circolavano già da cinque, sei anni) ha ovviamente mandato in visibilio i fans, mentre ha fatto sorridere i detrattori di Schwarzenegger: in particolare, considerando che già Hollywood non brilla per idee originali di recente (sebbene Tomorrowland sia stata una piacevole novità), riproporre blockbuster dal soldo sicuro come Terminator o Conan ha dato l’impressione che si volesse puntare più sul fattore nostalgico di film che hanno fatto la storia del cinema d’azione e fantascientifico/fantastico rispettivamente e sul nome di richiamo che traini una grossa fetta di pubblico, che non su idee nuove o su progetti che fossero “scommesse”, magari ambientati negli stessi “universi” (per esempio, nella saga di Terminator non si è riusciti ad usare uno stesso attore per John Connor in NESSUNO dei film).
Ma perché l’attore, a prescindere da questi propositi lavorativi, divide tanto l’opinione dei cinefili?
Schwarzenegger Il Barbaro
A prescindere da facili ironie, la carriera di qualunque attore, specie se ha all’attivo diverse decine di film, consta per ragioni di statistica di qualche scivolone artistico; ma, nel caso di Arnold Schwarzenegger, che in circa 46 anni di onorato servizio ha recitato in non più di una trentina di film (quindi non tantissimi, se paragonati agli oltre 70, per esempio, di Nicholas Cage), c’è da riconoscere che gli scivoloni, quando ci sono stati, sono stati considerevoli.
Film come “Un Poliziotto alle Elementari”, “I Gemelli”, “Junior” e, soprattutto, “il film che non osa pronunciare il proprio stesso nome” [cit. Dork Tower], ossia “Batman & Robin”, sono entrati nell’iconografia dei film brutti con cast di tutto rispetto: con la necessaria precisazione, tuttavia, che i giudizi negativi erano quelli provenienti dalla critica ma non dal pubblico, dato che “I Gemelli” e “Un Poliziotto alle Elementari” hanno incassato rispettivamente 10 e 26 volte di più del budget iniziale (uno sproposito!), mentre “Junior” ne ha totalizzati, a seconda delle fonti, il doppio o il triplo in tutto il mondo, laddove “Batman & Robin” (bleah!) …no, nulla: ne ha incassati di sicuro di più del proprio costo (238 milioni di dollari worldwide contro gli stimati 170 milioni), ma è e resta un film ignobile dal quale tutti quanti hanno preso le distanze, compreso il Signore dei Caffè George Clooney.
Si può quindi confermare il trend che segna un netto distacco tra i giudizi della critica e quelli del pubblico, laddove i botteghini raccontano una storia ben precisa, ossia che dove c’è Arnold c’è casa ci sono i soldi. Anzi, i $$$oldi.
Non stupisce, quindi, che anche i remake dei film legati alla sua immagine non siano stati particolarmente remunerativi quando non vedevano l’ex governatore della California come protagonista (è il caso di “Terminator Salvation”, ma anche del “Conan The Barbarian” del 2011, in cui il protagonista naveva il volto ed il fisico di Jason Momoa, il Khal Drogo di Games of Thrones), segno di indiscutibile gradimento che il grande pubblico ha per l’attore, il cui nome funge evidentemente da traino.
Pertanto, sebbene sia arduo dimenticarselo nei panni di un uomo incinto che dava vita ad una sua versione baby da togliere il sonno – quasi peggio del bambino in computer grafica di “Twilight – Breaking Dawn parte 2” – o scordare i dialoghi da denuncia per stupro del buon gusto in “Batman & Robin” (costellati da decine di riferimenti al ghiaccio come “Arriva l’uomo del ghiaccio!“, o “Che cosa ha ucciso i dinosauri? L’era glaciale!“, e senza dimenticare “Rinfrescati” e “Se permettete rompo il ghiaccio“), si può anche affermare che egli è e resta l’unico Conan nell’immaginario collettivo.
Nello specifico, considerando l’oggettiva età dell’attore, si è comunque pensato di omaggiare il celebre film di Eastwood, “Gli Spietati”, proponendo un Conan in là con gli anni, anziano ma ancora possente, che dovrebbe da un lato ricordare i fasti di gioventù, e dall’altro trovarsi impegnato in una ultima, grande avventura (“The Legend of Conan”, appunto).
L’idea, di certo accattivante, può trovare terreno fertile dato che questo personaggio come quasi tutti quelli ideati da Howard sono umani, eroici ma anche colmi di difetti, se non di lati oscuri; e taluni possono essere, proprio come Conan, veri e propri antieroi.
CONAN, dalla penna di Robert E. Howard al grande schermo
Il personaggio di Conan il Cimmero (la sua regione di provenienza è la Cimmeria, infatti) vive le sue avventure nel mondo tipicamente heroic-fantasy di Hyboria, un mondo tinteggiato con quei tratti che andavano per la maggiore all’epoca: uomini forti e possenti, combattimenti fisici, la presenza del soprannaturale, donne selvagge e bellissime, vicende non cervellotiche e, più in generale, un sostanziale senso d’avventura che nasceva dall'”esplorare” terre inospitali.
A differenza di un altro grandissimo personaggio di Howard, il puritano Solomon Kane, Conan è un individuo scaltro ed intelligente, ma in modo selvaggio, un modo che sfocia a volte nell’istinto, possente e fortissimo, talvolta persino subdolo e non sempre simpatico al lettore… che, proprio per questo, si identifica in lui, sognando di vivere quelle medesime avventure di audacia, libertà e sfrontatezza; tuttavia Conan non è un personaggio negativo quanto, semplicemente, non istruito o “civilizzato” come al contrario Solomon Kane (anch’egli, seppur legato maggiormente alla realtà storica, vive avventure che hanno un che di soprannaturale o di grottesco), cosa che porta il barbaro a non usare giri di parole o i raggiri tipici di chi, potente o colto, si avvantaggia di queste doti a danno degli umili, agendo in modo diretto e aperto, limpido e nobile.
Volendo proprio generalizzare, Conan è un uomo duro e possente che vive in un mondo duro e pericoloso.
C’è da dire che, ovviamente, il personaggio portato poi da Arnold sul grande schermo si discosta per alcuni, ma significativi tratti (e non solo per l’idea iniziale di un combattente che brandisse un’ascia a due mani) da quello cartaceo: il Conan di Schwarzenegger è più sanguigno nel modo di porsi, meno “nobile” e decisamente più barbarico di quello tratteggiato da Howard, così come meno potente nella propria morale (il Conan cinematografico si può dire accetti la schiavitù, mentre quello letterario era un ferreo sostenitore della libertà personale).
Nonostante queste considerazioni, l’attore ha saputo dare a questo personaggio un volto ed una incarnazione che rispecchia abbastanza bene anche i bozzetti approntati dallo stesso Robert E. Howard: e, c’è da esserne convinti, anche il nuovo capitolo della saga sarà probabilmente un grande campione di incassi al botteghino.
E voi? Cosa ne pensate?
– Leo d’Amato-