Buon fantasy a tutti e benvenuti a questo quinto appuntamento con le recensioni dedicate a ‘Game of Thrones’ firmate Isola Illyon! Oggi analizziamo ‘Kill the Boy’ (‘Uccidi il ragazzo’), un titolo che avrà fatto correre un brivido lungo la schiena ai lettori della saga. Scopriamo di più su questo episodio (il primo esente da leak integrali!), a cominciare dalla trama!
DISCLAIMER: Quantunque tenti di evitare SPOILER, la presente recensione contiene giocoforza quelli indispensabili a comprendere l’argomento trattato. In modo da consentirne la fruizione anche a chi ancora non avesse visto la puntata, eventuali anticipazioni più approfondite saranno coperte con l’apposito tasto SPOILER e saranno visibili semplicemente evidenziando il testo oscurato. Gli spoiler riguardanti stagioni precedenti NON saranno coperti.
Confermando l’ottima soluzione fin qui adottata, anche ‘Kill the Boy’ lascia ai box un paio di storyline (nella fattispecie quella di Approdo del Re, di Dorne e le vicende di Arya a Braavos), permettendo a quelle che mette in scena di esprimersi al meglio, ciascuna libera di muoversi nel proprio spazio. A Meereen, Daenerys fa i conti con i Figli dell’Arpia, dimostrandosi sempre più degna erede del Re Folle Aerys II; alla Barriera, Jon Snow stringe un patto col diavolo, mentre Stannis Baratheon parte con il suo esercito alla volta di Grande Inverno; Sansa inizia a capire quanto profonda sia la disumanità del suo promesso sposo, mentre a Essos Tyrion e Jorah raggiungono le rovine dell’Antica Valyria.
L’unica parte che rimane compressa è quella dedicata a Brienne e Pod, che trovano alloggio poco fuori da Grande Inverno e prendono contatto con Sansa all’interno della fortezza, promettendo di intervenire nel caso avesse bisogno di aiuto. A questo punto, e fino a che non avverranno stravolgimenti, difficilmente questi due avranno altro da fare. A Grande Inverno, poi, è sempre la nostalgia a farla da padrona: Sansa si trova ai piedi della Torre Spezzata, il luogo in cui Bran si è rotto la spina dorsale, cadendo per la spinta inflittagli da Jaime Lannister al termine della prima puntata della serie. Sembrano passati secoli: il mondo è cambiato, e lo sono anche la fortezza e la gente che la abita. Ma l’inquadratura quasi verticale è tutto meno che casuale. Sansa fa quindi la conoscenza di Myranda, l’amante di Ramsay (già intravista nella scorsa stagione) che non nasconde la propria gelosia nei confronti della lupacchiotta. Sentiamo le sue rotelle girare, mentre conduce Sansa ad incontrare il relitto di Theon Greyjoy (non riusciamo francamente a capire quale sia il suo piano, ammesso che ve ne sia uno), costretto a dormire nel canile. Sansa inizia forse a capire che il gioco in cui Ditocorto l’ha costretta ad entrare è molto più pericoloso di quanto avesse preventivato. Questa è la trama che più diverge dai libri e, al tempo stesso, certamente la più debole dal punto di vista logico – difficile pensare che sia un caso: tutte le interazioni tra i personaggi giacciono al di là dell’assurdo e la storia subisce continue forzature. Va bene voler sfruttare attori e personaggi già noti al pubblico, ma diamine, deve esistere un limite.
Alla Barriera, Jon parla con Maestro Aemon, che fino a poco prima meditava nostalgico con Samwell sulla solitudine di Daenerys, l’ultima Targaryen rimasta (pausa ad effetto); è in questo contesto che fa capolino il discorso, tratto quasi paro paro dai libri, che dà il titolo alla puntata: “Uccidi il ragazzo e lascia che nasca l’uomo”, ammonisce Maestro Aemon. Un incitamento a trovare dentro di sé la durezza necessaria per fare ciò che deve essere fatto, a prescindere dalle conseguenze. Rispetto ai libri, stupisce francamente che arrivi così tardi, visto che è proprio questo il mantra che Jon si ripete quando decreta la morte di Janos Slynt, momento clou del terzo episodio. Ad ogni modo, meglio tardi che mai. Forte di queste parole, Jon non esita a mettersi contro quasi tutti i Guardiani della Notte sancendo una inaspettata alleanza con Tormund Veleno dei Giganti, che si erge a portavoce dei Bruti: se Jon comanderà la spedizione ad Hardhome, oltre le fortificazioni orientali della Barriera, Tormund accetterà di convincere i Bruti a trasferirsi a sud, per coltivare e difendere le terre del Dono di Brandon. Una scelta coraggiosa, certo, ma resta da chiedersi come reagiranno gli opinion leader fra i Guardiani della Notte. Anche perché Stannis, nel frattempo, è partito verso sud con l’esercito, sua moglie Selyse, sua figlia Shireen, Davos e Melisandre (lettori, non sapete niente!): Jon è dunque più solo che mai.
E veniamo proprio a Daenerys. Questa moneta lanciata alla sua nascita non si decide a cadere su una faccia o sull’altra, dannazione! O forse sì. A Meereen, infatti, ci viene confermata la morte di Ser Barristan, mentre Verme Grigio, pur ferito, si è salvato… e riesce persino a scroccare un bacetto da Missandei. Forse è troppo sperare che questa romance smetta di infestare le puntate in tempi ragionevoli. La reazione della Madre dei Draghi è veramente degna del Re Folle: Dany fa prelevare i capi delle famiglie più in vista della città, fra cui l’impronunciabile Hizdahr zo Loraq, e inizia a darli in pasto a Viserion e a Rhaegal, i draghi che tiene incatenati nello scantinato. In meno di una puntata però cambia anche idea, raggiunge il già citato Hizdahr… (vabbeh, quello là), lo grazia, gli garantisce la riapertura dei Pozzi dei combattimenti e così, a bruciapelo, decide che insieme convoleranno a nozze. Sinceramente è una delle cose che ci è piaciuta di meno, perché è risultata superficiale e forzata: chi ha letto i libri sa quanto maggiori siano le insistenze di Hizdhar zo Loraq su entrambi i punti per tutto ‘A Dance with Dragons’, e quanto soffra Daenerys per prendere questa decisione, divorata dalle ragioni della Realpolitik e da quelle del cuore, che palpita per un mercenario scapestrato ma mortalmente abile. Niente di tutto questo emerge, Daenerys sembra un automa che appena intravista la soluzione ai suoi problemi la accetta senza il minimo travaglio. Ora, va bene tagliare rispetto al materiale originale, ma questo è apparso davvero mortificante.
Veniamo all’ultima storyline trattata, quella del viaggio di Tyrion e Jorah, che raggiungono… Valyria. La città del Disastro che ha spezzato un Impero millenario e che dovrebbe uccidere anche solo chi osasse avvicinarsi. I lettori si renderanno conto con sgomento che si tratta di un’altra ambientazione, un certo ponte sul fiume Rhoyne, trasportata di peso a Valyria, dove (come aveva chiarito Stannis nella puntata precedente) “vengono mandati a morire gli Uomini di pietra“, malati in fase terminale di morbo grigio. Tralasciando lo stravolgimento del lore, la scena d’azione ambientata in questo setting è talmente concitata da risultare solo confusionaria. Attimi di panico per Tyrion, anche con uno strategico fondo nero che fa temere per una prematura conclusione della puntata; il nostro Folletto poi viene salvato per il rotto della cuffia da Jorah, che scopre di essere stato contaminato dal morbo grigio. Quali saranno le conseguenze di questo contagio? Assisteremo davvero a un’epidemia di morbo grigio?
Con queste domande ci avviamo alla conclusione. ‘Kill the Boy’ è senz’altro un episodio interessante, ma che perde qualcosa rispetto al precedente sia in termini di coerenza narrativa che di ritmo (pressoché piatto, non fosse per gli ultimi minuti). Facendo un bilancio di metà stagione, possiamo dire che la serie riesce a mantenere un livello complessivo più che positivo, senza cadute vertiginose (viste nelle altre stagioni) ma, per ora, senza offrirci puntate che facciano gridare al miracolo. Le cose cambieranno con il prossimo episodio, ‘Unbowed, Unbent, Unbroken’? Vi lasciamo al relativo promo e vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo!
– Stefano Marras –
Game of Thrones 5×05, ‘Kill the boy’: recensione
Isola Illyon
- La storyline ambientata alla Barriera è sicuramente quella più interessante;
- Stannis, complice anche un discreto restyling a livello di costumi, perde l'aria da sfigato perenne e assume sempre più quella di un valido candidato al Trono di Spade;
- "Uccidi il ragazzo": meglio tardi che mai;
- Torna in scena Tormund;
- Colpo di scena finale piuttosto intrigante;
- I draghi che finalmente mangiano qualcosa di sostanzioso;
- Si ripresenta drammatica la sottotitolazione di Sky Atlantic: interi dialoghi tradotti a senso, lontanissimi dal testo originale;
- La storyline di Sansa a Grande Inverno è la più debole dell'intera stagione e continua a dibattersi nella propria insensatezza;
- Daenerys e l'approfondimento psicologico: questo sconosciuto;
- L'inutilità della romance tra Verme Grigio e Missandei assume dimensioni preoccupanti;
- Totale stravolgimento del lore legato all'inaccessibile Valyria;
- La scena d'azione degli ultimi minuti risulta più confusionaria che sanamente concitata;