Avete mai pensato a cosa significhi per voi il termine “fantasy”? Ma certo che lo avete fatto, che domande. Ci abbiamo riflettuto su anche noi in svariati approfondimenti, e la cosa che li accomuna tutti è più o meno questa: definire i termini di questo genere narrativo è a dir poco complicato. Non voglio tediarvi ora con le mie elucubrazioni in merito, l’unica cosa che mi permetto di dire è che ormai i confini del fantasy classico, se volete nelle sue accezioni più comuni high fantasy o heroic fantasy, sono da tempo superati dai narratori contemporanei del genere. Lo citiamo sempre, ma “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George Martin sono chiaramente la testimonianza più evidente: Bene e Male si confondono, le sfumature della morale umana diventano in scala di grigi, la morte e la gloria possono toccare in sorte a chiunque. Joe Abercrombie – lo scrittore preferito di Martin – è un altrettanto valido esempio di eroismo inusuale, che propone come protagonisti personaggi ben lontani dai muscolosi guerrieri e dai potenti stregoni a cui siamo sempre stati abituati. Nel bene e nel male, Lev Grossman è un altro autore che personalmente metterei in questa lista di narratori innovatori, al di là dei gusti personali. La sua “Magicians Trilogy” ha riscosso un notevole successo di critica ed è arrivata anche in Italia con il primo dei tre romanzi, “Il Mago” (“The Magicians”) edito da Rizzoli nel 2010. Tanto per voler dare delle etichette, definirei lo stile di questa trilogia come urban fantasy, o qualcosa del genere, per il suo essere ambientata nella New York contemporanea e per le caratteristiche del protagonista che ricalcano quasi alla perfezione quelle di un adolescente americano medio che frequenta il college. Quindi mille paranoie, in testa solo la scuola e la… ehm… le ragazze, tanto alcool, ma mai una gioia. Le uniche gioie Quentin – così si chiama il protagonista – le prova leggendo e rileggendo una serie di romanzi per ragazzi a lui tanto cara, e che racconta del leggendario mondo fantastico di Fillory. La svolta nella sua vita arriva quando scopre di essere stato ammesso ad una Università segreta di magia nascosta tra le montagne attorno alla Grande Mela, il Brakebills College. Qui diventerà un ometto finalmente, ma qualcosa ancora lo tormenterà: Fillory è solo il frutto dell’immaginazione di qualche narratore, o esiste davvero e può rappresentare una minaccia per l’umanità?
Se volete scoprirlo, ma non avete letto le trilogia, sappiate che potrete farlo grazie alla serie tv tratta dalla trilogia di Grossman, di dodici episodi di un’ora ciascuno che il canale tematico SyFy ha in questi giorni commissionato. Le riprese inizieranno questo luglio a Vancouver, ed è già stato reso noto il nome dell’interprete del protagonista, Jason Ralph (“Aquarius”, “A most violent year”). Piccola precisazione: il produttore della serie, Michael London, aveva già provato a riadattare per il piccolo schermo la “Magicians Trilogy”, ma la FOX aveva bocciato il suo progetto. Speriamo bene, visto che SyFy non è nuovo a cantonate stratosferiche (vedi anche qui). Di sicuro Grossman si è dichiarato subito entusiasta alla notizia che infine la sua opera sarebbe diventata una serie televisiva: “Fin da quando “The Magicians” è stato pubblicato desideravo vedere questa storia sullo schermo. I personaggi, la scuola, gli altri mondi, la magia. Mi emoziona che stia finalmente succedendo e sono più che emozionato di aver trovato le persone giuste per farlo. Preparatevi, non avete mai visto niente del genere.”
Ecco, quel “non avete mai visto niente del genere” alle mie orecchie suona come una frase inevitabilmente e pericolosamente sibillina. Sappiate che questa trilogia è una di quelle opere che spacca a metà i lettori: o viene considerata un capolavoro o finisce per diventare carta da camino. C’è quindi da aspettarsi che assisteremo alla stessa spaccatura anche per quanto riguarda gli spettatori della serie tv. Per il momento nel nostro Paese non sono arrivati gli altri due capitoli della trilogia, “The Magician King” e “The Magician’s Land”, nonostante sia ormai passato del tempo dalla loro pubblicazione negli USA, e questo potrebbe far pensare che alla fine abbia vinto il partito “carta da camino”. Ma come mi scagliai contro la Newton Compton per non aver considerato attentamente tutte le variabili prima di pubblicare il primo libro della saga di Peter V. Brett “The Demon Cycle” per poi abbandonarla mestamente (questo l’articolo a cui mi riferisco), ora non posso esimermi dal farlo contro Rizzoli. Cari amici editori, ce li pubblicate o no ‘sti benedetti libri? È vero, il primo a molti ha fatto accapponare la pelle, ma ad altri magari è piaciuto. Prima di pubblicarlo, l’avete letto? Immagino di sì. L’avete trovato all’altezza della vostra prestigiosa e storica casa editrice? Se la risposta è sì, allora vi preghiamo di dare continuazione alla saga.
Non pensate anche voi che sia una questione di serietà, sia che la pensiate come George Martin, che ha definito la serie come il nuovo Harry Potter per adulti, sia che lo scorso Inverno per accendere il camino non abbiate usato la Diavolina?
– Michele Martinelli –