La religione va spesso presa con la dovuta prospettiva. Che si veneri un carpentiere zombi, un piatto di spaghetti interspaziale, o Anthony Hopkins, si incappa frequentemente in leggende e parabole che cercano di rendere accessibili dei dogmi sociali colorendoli con folklore e mito. La genesi del mondo, nello specifico, pare essere al centro di molte interpretazioni che, per quanto suggestive, partono da presupposti astratti o da fantomatiche entità impercettibili, per quanto gigantesche. Evidentemente nessuno ha informato di ciò i ragazzi di Monolith Soft, gli originari sviluppatori di Xenoblade Chronicles, poiché nei primi minuti del loro gioco si viene accolti da una filosofia creazionista che solo un amante di robottoni avrebbe potuto partorire: nel nulla cosmico due colossi dalle fattezze chiaramente ispirate ai mecha, Bionis e Mechanis, combattono da tempo immemore un duello di spada che all’apice del suo svolgimento si conclude con l’apparente decesso di entrambi i contendenti. Passano millenni e sulle loro carcasse ancora erette inizia a sbocciare nuova vita. Su Bionis compaiono gli homs e i nopon, creature antropomorfe costrette a subire con costanza gli assalti dei cybernetici mechan, esseri quasi indistruttibili che li razziano regolarmente per cibarsi delle loro carni e che risiedono sulle vestigia del colosso opposto. È un inizio assolutamente ingenuo e a tratti sciocco, ma ormai il testosterone è a mille, la ragione lascia ampiamente spazio alla voglia di giocare.
È cosi che Xenoblade Chronicles 3D, porting a cura dei Monster Games del gioco uscito su Wii nel 2011, cattura a primo acchito il videogiocatore, con una scarica di epicità intensa e ulteriormente fomentata da un tutorial altrettanto conturbante. Con un antefatto tanto energico, quasi si potrebbe temere un prosieguo deludente, soprattutto considerando che si vestiranno i panni di Shulk, ragazzetto efebico e orfano che rispecchia tutti i canoni del protagonista generico, ma l’encomiabile doppiaggio (inglese) e battute al limite del lapidario riescono ad alleggerire l’esperienza quanto basta per dedicarvisi a tempo indeterminato. L’agilità della trama, oltre a rendere spontanee e credibili le tempistiche dialettiche dei personaggi, previene la storica piaga del voler saltare ridondanti discorsi colmi di osservazioni introspettive, attirando in una spirale in grado di far volare ore di gioco senza che ce ne si renda conto. La consorteria dei protagonisti e la trama, meritevoli ambo di grandi pregiudizi, riescono a infrangere ogni timore nelle (almeno) 60 ore necessarie a completare il gioco, in special caso qualora si decida di spendere tempo per migliorare i rapporti personali interni al gruppo.
Sebbene l’intreccio dimostri punti di eccellenza, la vera forza del titolo risiede nella giocabilità che, come sovente succede alle uscite Nintendo, raffina un vetusto sistema stantio fino a renderlo innovativo. Xenoblade è un gioco di ruolo giapponese che molto deve a .Hack e Final Fantasy XII: visuale in terza persona, possibilità di controllare un solo personaggio in un gruppo di tre, nemici sempre visibili su schermo (in contrasto con la più comune meccanica degli incontri casuali) e una grande attenzione all’esplorazione del mondo di gioco sono tutti tratti in comune con gli illustri predecessori, ma spesso sono i piccoli cambiamenti a fare la differenza. Le lotte, dinamiche e briose, sono caratterizzate da una serie di comandi da selezionare in tempo reale e da coordinare coi compagni di ventura per poterne trarre il massimo beneficio; sebbene il primo impatto possa essere traumatico, complice un uso dell’interfaccia video non propriamente azzeccata, si prende velocemente la mano e, una volta sbloccate le prime mosse, si sviluppa spontaneamente una propria strategia d’attacco.
Altro caposaldo del titolo è la Monade, una lama mistica brandita dal protagonista capace di fornire utili potenziamenti alla squadra e, più interessante, catalizzatrice di visioni precognitive. L’abilità di conoscere in anticipo il futuro è ovviamente una coercizione narrativa largamente sfruttata nella vicenda principale, ma i beneamati programmatori sono riusciti a integrare la peculiarità nel gioco effettivo, anticipando con brevi flash-forward gli attacchi più devastanti che il giocatore dovrà incassare nel prossimo futuro. Una volta percepito il pericolo si avranno pochi istanti per potere intervenire sul proprio fato adottando strategie alternative o sacrificando parte delle proprie risorse di guerra per chiedere assistenza agli amici in prossimità.
A livello grafico, Xenoblade colpisce in negativo. Ormai viziati dalle estetiche ricercate di Monster Hunter 4 si rimane stupiti dalla bassa qualità dei dettagli che, senza dubbio, sono inferiori all’originale, uscito su quella che, ormai, è una consolle della scorsa generazione. È doppiamente sorprendente se si considera che il gioco in questione sia il primo a necessitare del processore migliorato del New Nintendo 3DS, risultando incompatibile con i 3DS/2DS comuni! Sorpassato il primo stato di shock, tuttavia, non si può che notare la dimensione incisiva delle mappe esplorabili, le quali risultano fluide pur avendo una dose ridottissima di caricamenti. Tutto il paesaggio si muove all’unisono, arricchendosi ulteriormente con cicli meteorologici o con l’alternanza in tempo reale di giorno-notte: comprensibile, dunque, che i Monster Games abbiano preferito fare qualche taglio pur di garantire un’esperienza priva di fastidiosi ostacoli che avrebbero altrimenti rovinato la portabilità tanto indispensabile per questo genere di accessori.
Complessivamente, avrete capito, stiamo parlando di un grande esponente del mondo videoludico che è addirittura considerato da molti il miglior gioco di ruolo mai uscito su Wii: tanto vale concentrarsi sul come il porting sia riuscito a convertire l’esperienza su piccolo schermo. Oltre all’intervento estetico già menzionato non si riscontrano stravolgimenti di alcun tipo, e tutte le modifiche sono state effettuate con discrezione e nell’ottica di ridurre all’osso i tedianti tempi morti, cosa assolutamente apprezzabile da coloro che tendono a incapponirsi nel voler completare ogni singola missione secondaria.
Viaggi rapidi e rigenerazione immediata in caso di morte, tuttavia, non riescono a far perdonare del tutto la scelta di non aver effettuato ritocchi più invasivi almeno nel campo della gestione dei menù. Poco intuitivi e macchinosi, sfociano in sadica follia quando ci si azzarda a voler visionare le quest in corso, ritrovandosi impantanati in una lista mal organizzata che concede più spazio alla geolocalizzazione del committente piuttosto che a fornire spiegazioni sulla destinazione dell’obiettivo. Anche per quanto riguarda il touch screen inferiore non sono stati consumati molti sforzi, confinando la sua utilità alla visione di una minimappa fin troppo essenziale e ad un riassuntivo dello status fisico dei protagonisti schierati in campo.
Lungi dall’essere rovinato da queste inezie, Xenoblade Chronicles 3D è un ottimo esponente dei jrpg (japanese role-playing game) ed è un must per tutti i possessori di New Nintendo 3DS che non hanno avuto la fortuna di aver messo mano alle poche copie uscite per Wii. Valore aggiunto è anche la compatibilità con l’Amiibo di Shulk che, nel caso specifico, permette di accedere a modelli a tre dimensioni e a un jukebox contenente gli strepitosi brani musicali… certo, prima bisognerebbe recuperare l’introvabile Amiibo di Shulk…
– Walter Ferri –
Xenoblade Chronicles 3D: la nostra recensione
Isola Illyon
- Finalmente chi si è perso la versione Wii può sperimentare l'avventura;
- Sistema di gioco interessante;
- Paesaggi che invogliano l'esplorazione;
- Menù ostici;
- Le notifiche durante i combattimenti sono prepotenti, se non disattivate manualmente;
- Effetto 3D non particolarmente coinvolgente;