“Ah, ma fanno Atlantis in prima serata! Avevo proprio voglia di rivedere Stargate.”
“Non è Stargate, è Atlantis.”
“Eh, Stargate: Atlantis. Pure il font è lo stesso.”
“Ma cosa stai dicendo?!”
“Ah no, è diverso… è vero!”
Ripetere questa scena per tre settimane di fila. A volte davvero non ce la si fa, ecco il cruccio di chi segue centomila prodotti: senti una parola che riecheggia nella tua memoria in un altro titolo, e ti convinci di cose che non sono. Ho dovuto riguardarlo quattro volte il titolo di Atlantis per rimuovere la falsa idea che il font con cui è scritto fosse lo stesso di Stargate! E quando finalmente mi sono addirittura convinta a guardare il primo episodio, con l’idea che “tanto è inglese, schifo più di tanto non può fare”… mi sono accorta che non serviva che gli prestassi troppa attenzione, potevo seguirlo pur facendo altro. È una delle cose più deludenti che possano accadere: non solo la serie tv che ti metti a guardare non ti attrae, ma è anche così prevedibile e scontata che tieni la televisione puntata su quel canale solo per vedere se le tue doti di preveggenza vengono confermate. E puntualmente accade, perché questa serie in particolare grandi colpi di scena proprio non li preannuncia.
Insomma, un primo impatto con Atlantis piuttosto insoddisfacente. La prima puntata è andata in onda due domeniche fa su Rai4, in sostituzione all’ormai conclusa (e sempre eccellente) ottava stagione di Doctor Who. Passare da un prodotto studiato a tavolino come il Dottore, a qualcosa che pare raffazzonato come Atlantis è un po’ un trauma, ma non c’è neanche da chiedersi cosa ci faccia su Rai4: questa rete è così, ogni tanto prende opere entusiasmanti, e ogni tanto per riempire i buchi altre piuttosto scadenti.
Questa, soprattutto, ti fa chiedere perché Rai4 non abbia riempito lo slot vacante con un’altra puntata di Agents of S.H.I.E.L.D.: già lo stavamo sperando in prossimità della dodicesima puntata del Dottore, e dopo aver visto Atlantis in tanti supplicheremo la Rai di darci un doppio appuntamento con l’Agente Coulson, piuttosto che continuare a farci vedere qualcosa di cui faremmo volentieri a meno. Ma non si può, per un motivo insondabile Rai4 è passata ad un format più anglo-americano, con titoli da una puntata alla volta, al contrario di quello che accadeva prima, quando non era raro che gli episodi venissero proposti a coppie.
Comunque, cos’è Atlantis?
Innanzitutto, non è Stargate – peccato, fosse stato Stargate: Atlantis c’erano Jason Momoa e i wraith.
È una serie tv inglese del 2014, che cerca di fare della mitologia il proprio punto forte. Cerca e non ci riesce, perché fin dalla prima puntata è evidente come l’incastro delle varie leggende non sia ottimizzato. Abituati a un intreccio come quello di Once Upon a Time, tantissimi spettatori (gli americani sono stati cattivissimi su questo punto) hanno avuto molto da ridire sulla semplicità di quello di Atlantis. E si parte davvero dai primi dieci minuti della prima puntata, dove Jason (il protagonista, in italiano diventato Giasone) già sembra conoscere il suo destino – oh, cos’è questo metagame?!
Ma la serie tv non si intitola “andiamo in villeggiatura fra i miti greci”. Si intitola Atlantis, Atlantide. Ovviamente è la città o il continente in cui si svolgono le peripezie di Giasone, ma Atlantide non era la Grecia, quindi ci si domanda perché siano riuniti lì svariati personaggi della mitologia e… Pitagora?! No, wait a moment… Pitagora?! Mi casca anche il becco: non è un personaggio mitologico, cosa ci fa con tutti gli altri? Mistero che suppongo non verrà mai svelato.
Continuiamo con gli scivoloni: CGI e musica. Abituata ai B-movie, non sono mai di troppe pretese parlando di Computer Grafica, ma si poteva fare di meglio. Il vero punto dolente, a parte la solita trama trita e ritrita, è anche la musica. Molto bella, ma del tutto fuori contesto. Non è importante? Oh, no no: importa eccome, perché la musica è atmosfera, e in Atlantis fanno continuamente a pugni l’ambientazione classica e le sonorità moderne. Avete presente Xena e Hercules? Ecco, quelli partivano ad essere epici dalla sigla, e ogni tema musicale era riproposto con sonorità non moderne, il che aiutava molto ad accattivare l’attenzione. Al contrario di quel che succede con questa serie tv, che perde attrattiva tipo nei primi venti minuti.
E se sono proprio Xena e Hercules che Atlantis cerca in un qualche modo di imitare… beh, no, non ce la fa. Non ha assolutamente la stessa formula. Se in tutti e tre i casi la base è la mitologia, Xena e Hercules sono serie tv incentrate sull’azione, mentre Atlantis tenta di mettere in mezzo la storia… scadente, e che quindi fa perdere di validità al prodotto. Se invece fossero state tutte botte da orbi, magari con la giusta epicità nel mezzo, avrebbe anche potuto funzionare. Magari non sarebbe piaciuto perché nel 2015 non volevamo proprio questo, però sarebbe stato positivo e almeno in media, e non negativo e nettamente sotto media.
Unica nota vagamente positiva, che per me ha ben scarsa importanza poiché gli attori o sono bravi, o non lo sono, è che parte del cast ha alle spalle parecchia esperienza. Giasone è interpretato da Jack Donnelly, White Rabbit in Misfits e il professore di storia in House of Anubis, e ci chiediamo come abbia fatto a passare dalla esigua presenza del secondo ruolo a quella decisamente fisica di Atlantis.
Lo affiancano Mark Addy come Hercules. L’attore lo avete già conosciuto come Robert Baratheon nella trasposizione HBO de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e bisogna dire per onestà intellettuale che il personaggio non è che cambi poi molto. Voi ve lo ricordate l’Eracle di Hercules interpretato da Kevin Sorbo? Dimenticatevelo: questo è un Robert Baratheon senza barba e capelli. Ah, Mark Addy ha interpretato, fra gli altri, The Time Machine e Robin Hood (2010), con un decisamente degno Fra Tuck.
Conclude il terzetto di eroi (?) il famoso Pitagora di Robert Emmas, interprete dell’Uomo Insetto in Kick Ass 2 e di David Lyons in War Horse.
Fra i membri significativi del cast, nei panni di Re Minosse troviamo Alexander Sidding, il Doran Martell di Game of Thrones, famoso anche per il Dr. Julian Bashir di Star Trek: Deep Space Nine e Next Generation. Sempre da Game of Thrones, ritroviamo in Atlantis anche il “Titano” di Braavos, Gary Oliver, che interpreta Alitarco. C’è anche Juliet Stevenson, attrice inglese davvero molto apprezzata, che ha all’attivo un centinaio di prodotti fra opere teatrali, film, serie tv e audiolibri: la ricordiamo per miss Heliotrope, l’istitutrice della protagonista di Moonacre.
Conclusione di tutto questo? Suggerirei di non intraprendere la visione di Atlantis: si fatica davvero a trovare dei punti positivi oltre l’idea, poiché veder mischiate varie leggende è sempre bello e interessante… ma solo se fatto con più cognizione di causa! A riprova di questo, la BBC ha cancellato lo show alla fine della seconda stagione.
Se proprio volete vederlo, partite con aspettative talmente basse da non essere deludibili, armatevi di pazienza e magari di qualcosa di leggero da fare nel mentre.
– Lucrezia S. Franzon –