Alle volte mi capita di pensare che la serie di Monster Hunter non sia altro che un test psicologico di stampo pavloviano, che in qualche palazzo della Capcom vi sia uno scienziato pazzo che si diverte a vedere premiata la sua capacità di interferire col senso comune degli esseri umani. In dieci anni, infatti, la formula proposta dal videogioco non è mai stata rivoluzionata, e ci si aspetterebbe che il passare centinaia di ore a caccia di creature gigantesche esclusivamente per il piacere di poter accedere a nuovi equipaggiamenti vada a logorare la piacevolezza dell’esperienza, ma l’incredibile senso di conquista nel potere indossare una neofabbricata armatura digitale risulta essere più inebriante di una droga, trascinandomi per l’ennesima volta nel circolo vizioso.
Caccia, depreda, ripeti. La formula di Monster Hunter 4 Ultimate segue i binari gettati dai predecessori senza deviare troppo dalla ricetta collaudata e, anzi, lima ulteriormente il pretesto di trama per evidenziare al meglio i propri punti di forza. Non appena si conquista un traguardo importante dominando il cadavere ancora tiepido della preda di turno, infatti, subito si manifesta un nuovo obiettivo farcito di zanne e artigli, una nuova sfida che solletica lo spirito d’avventura e mette alla prova le abilità del giocatore. Le 30-40 ore necessarie per terminare il filone principale della trama scorrono senza che ce ne si renda conto, ma anche in questo caso, una volta finito il filmato dei credits, vengono tirate in ballo creature più feroci e nuovi territori di caccia capaci di triplicare senza problema la longevità del titolo.
Ingiustamente nota per la sua difficoltà, la saga in questione ha sempre avuto problemi ad attecchire in Occidente. Mentre in Giappone vi giocano rappresentanti di ogni sfera sociale e vanta una celebrità inaudita, in Italia è visto come un gioco di nicchia riservato a un’utenza particolarmente ristretta, spesso finendo con l’essere paragonato al sadismo di Dark Souls. In passato, in effetti, Monster Hunter si presentava malamente ai neofiti, tacitando dettagli e meccaniche utili che venivano condivise quasi esclusivamente come passaparola tra videogiocatori riuniti in sette ai limiti della massoneria, ma per la sua quarta incarnazione gli sviluppatori Capcom hanno deciso di intraprendere un percorso placido accompagnato da un verboso tutorial opzionale e da una curva di apprendimento estremamente gentile, divenendo forse il titolo più semplice del brand nonché un ottimo punto di inizio per le ultime, inesperte generazioni. Scordatevi la regolarità degli scontri interminabili da 40 minuti, qui le missioni terminate mediamente in un quarto d’ora, con eccezioni rappresentate solamente dai temibili draghi antichi o da belve particolarmente ostiche.
Dare filo da torcere a viverne e altre creature è un’attività strettamente collegata al design delle stesse. Non essendo presente su schermo nessun indicatore della vita degli avversari, infatti, i cacciatori sono costretti a notare le piccole avvisaglie che rivelano lo stato dell’avversario: squame strappate, cicatrici, esoscheletri infranti sono gli unici indizi per capire quanto manca alla vittoria e calcolare le tempistiche per attuare le strategie, caricando di un’insolita importanza il comparto grafico con cui questi dettagli sono rappresentati. Nonostante i mondi di gioco siano tutt’oggi poco più che abbozzati, i mostri e i personaggi sono definiti con un’attenzione mai vista in precedenza, sfruttando al meglio lo schermo del Nintendo 3DS e dimostrando una veste ulteriormente migliorata sul New Nintendo 3DS.
Monster Hunter 4 si rivela squisito anche nel campo della giocabilità. Grazie al doppio stick analogico della nuova console o del Pad Scorrevole Pro del 3DS, sembrano molto remoti i tempi in cui adolescenti di tutto il mondo si facevano venire crampi alle mani per assecondare la folle mappatura dei pulsanti sulla PSP, ma anche coloro sprovvisti degli opportuni accessori avranno vita semplice grazie ai comandi, interamente personalizzabili, presenti sul touch screen. Rimane semmai inspiegabile la decisione di fare un passo indietro rispetto al terzo episodio, decidendo di non pubblicare l’ultimissimo capitolo anche su Wii e/o Wii U: lunghe missioni, forte propensione per partite multi-giocatore e necessità di grande attenzione estetica lo rendono un titolo a cui grandemente gioverebbe l’ennesima apparizione su schermo televisivo, ma per ora Capcom continua a frustrare le nostre speranze giurando che non ne sia prevista l’uscita a causa di problemi nella programmazione della connettività online.
A proposito di connettività online, sono felice di confermarvi che finalmente un Monster Hunter su console portatile ha rotto la barriera delle partite cooperative in wireless locale per estendere lo scontro sul mondo della rete. Ovviamente non si tratta della prima volta che la serie riesce in quest’impresa, ma resta un dettaglio insolito e gradito perfezionato con grande cura: trovare una partita risulta semplice e lineare, mentre la connessione dimostra di essere stabile, decisamente un passo avanti rispetto ai canoni a cui ci avevano abituato Wii e Wii U, quali l’obsoleta lista di server e le micidiali problematiche che strappavano i giocatori nel pieno della battaglia per catapultarli nella schermata principale.
Tra le altre novità che spiccano maggiormente troviamo sicuramente la nuova arma, il falcione insetto. Si tratta di un’asta armeggiata dalla classe spadaccina, agile e veloce, che permette una mobilità notevole affiancata da danni comunque ragionevoli, soprattutto se si prende in considerazione che ad essa viene affiancato un insetto il quale, seguendo gli ordini del portatore, potrà danneggiare la creatura designata e, parallelamente, potenziare i successivi assalti. Variante interessante della tradizionale katana, ricopre un ruolo di ulteriore spicco per la sua peculiare abilità dell’essere usata per slanciarsi in salto. Per capire quanto questo possa essere utile, va considerato come le goffe sessioni subacquee di Monster Hunter 3 siano state abbandonate per preferire un movimento verticale in cui l’arrampicata – precedentemente funzionale solamente alla navigazione – ha un ruolo essenziale per ottenere una posizione di vantaggio; oltre ad avere la possibilità concreta di poter sfruttare al meglio il mondo circostante, l’avere una posizione sopraelevata permette di eseguire micidiali attacchi in salto che, in certi casi, garantiscono un’utile quanto appagante possibilità di domare le sfortunate belve, approfittando pienamente delle loro vulnerabilità.
Monster Hunter 4 Ultimate preserva lo spirito della serie, con uno humor caratterizzato degnamente da una mimica corporea enfatizzata all’estremo sia nei gesti che nelle animazioni di corsa, umorismo ulteriormente accentuato dalle armature/armi decisamente sopra le righe e dall’immancabile presenza di compagni d’arme dalla fattezza felina, questa volta interamente personalizzabili con accessori creati su misura. Capita, invero, che molti cacciatori bisognosi di ristoro decidano di prendersi una pausa brindando nella sala comune online fino a caracollare al suolo a causa dell’ebrezza, il tutto mentre i loro compagni gatti li fissano basiti dietro le loro armature da robot anni ’50 o vestiti con tenerissimi indumenti da ninja. Grandi ritorni li troviamo anche nei ranghi delle viverne da affrontare, di cui buona parte sono vecchissime conoscenze, ma vengono qui rinnovati con leggeri aggiornamenti o del tutto rivoluzionati dall‘inedita pestilenza che ammorba alcune creature. Questo miasma nero influenza grandemente l’atteggiamento delle belve, rendendole più aggressive e imprevedibili, facendo crollare tutte le certezze dei veterani ormai abituati a prevedere ogni attacco in arrivo a seconda delle animazioni dei modelli poligonali.
– Walter Ferri –
Monster Hunter 4 Ultimate: Recensione
Isola Illyon
- Multiplayer online funzionale
- Sistema di progressione appagante
- Si possono fare rodei sui draghi
- Grado di sfida semplificato
- Non per tutti
- Manca una versione per Wii U