In un periodo di fervida attività cinematografica, in cui per una volta si può dire che Hollywood ci stia provando a darsi una scossa – anche se blockbuster come Jupiter: Il Destino dell’Universo dei Wachowski (qui la nostra recensione) meriterebbero di vedere i registi esposti in pubblica piazza e linciati con film di Coppola, Monnicelli, e Viconti giusto per insegnare loro come si possa fare film non parac**o – la Disney è la vera principessa delle fiabe, al pari di quelle che, così tante volte, ha rappresentato sullo schermo: qualche giorno fa, il 12 marzo, è infatti uscito nelle sale il film basato sulla celeberrima favola di Cenerentola, che riprende atmosfere più realistiche e fantasy come oggigiorno va di moda, così come sappiamo tutti quanti che quest’anno ci sarà anche l’evento nerd per eccellenza, Star Wars VII – Il risveglio della Forza, sempre con la Disney a distribuire il film; né vanno dimenticati Frozen Fever e Frozen 2, rispettivamente spin-off e seguito del celebre film campione assoluto di incassi Frozen (ne parlavamo qui). Ma, per adesso, l’attenzione deve posarsi su di un’opera differente, Tomorrowland – Il mondo di domani (“Tomorrowland” in tutto il mondo, “Disney Tomorrowland – A World Beyond” nel Regno Unito).
Per una volta tradotto come si deve, il nuovo film della casa di Topolino si annuncia essere decisamente suggestivo, a tal punto che, a parte i trailer, ci sono ben poche indiscrezioni in rete: il progetto prendeva le mosse da lontano, nel 2012, ed era circolata la voce potesse essere correlato al film di Star Wars di prossima uscita di cui si accennava in apertura; la regia è stata affidata a Brad Bird (un paio di episodi dei Simpson, poi il successo con Il Gigante di Ferro, Gli Incredibili, Ratatouille e Mission Impossible – Protocollo Fantasma) e con soggetto, sceneggiatura e produttore, oltre che dello stesso Bird, anche di Damon Lindelof (molti episodi di Lost, Prometheus, Star Trek – Into The Darkness). Ma cosa ha di interessante questo film, il cui nome sembra rimandare al festival di musica dance che si tiene da diversi anni in Belgio, e che è un chiaro auto-omaggio verso uno dei parchi a tema proprio della Disney?
Al di là di vedere come se la caverà il cast, le atmosfere appaiono peculiari: la storia all’apparenza suggestiva e il contesto a metà strada tra la fantascienza “bassa” ed il fantasy puro, compone un ardito e riuscito, o così si spera, mix di scifi, mistero ed avventura.
Da quanto si evince dal trailer – e si rinviene sui siti di settore americani – la protagonista, Casey (interpretata dalla giovane Britt Robertson, classe 1990, nota principalmente per le apparizioni nelle serie televisive, oltre che in diversi film, sebbene nessuno memorabile), all’atto di venir rilasciata dopo un arresto si reca a recuperare i propri averi prima di lasciare la casa circondariale: tra gli oggetti riconsegnatile c’è una misteriosa spilla che, toccata, sembra proiettarla in un luogo del tutto differente, quasi essa sia un ponte tra diversi mondi, o realtà: un mondo all’apparenza “perfetto”, bellissimo, del quale intravediamo solo un immenso campo di grano e, sullo sfondo, quella che sembra una città “fantasy” con alta torre svettante; George Clooney, invece, interpreta Frank, un vicino di casa che dovrebbe avere un ruolo di primo piano nella scoperta di cosa sia questo luogo oltre lo spazio ed il tempo: si spera non gli abbiano fatto male i troppi caffè che ha preso fino ad adesso, visto che prenderà sul serio quanto la protagonista Casey racconterà su questo luogo particolare.
Non è chiaro se, toccando o impugnando la spilla, si possa solo “vedere” una realtà differente restando col proprio corpo nel mondo materiale, oppure se ci si trasporti all’istante lì: quello che invece è certo è che, nuovamente come in passato, un oggetto diventa il fulcro di una ricerca, di una scoperta, probabilmente di una nuova vita, in quanto Casey e Frank, viaggiando in questo luogo, potranno compiere azioni che saranno in grado di influenzare direttamente il mondo e loro stessi.
L’antagonista dovrebbe essere un ruolo ricoperto da Hugh Laurie, meglio noto al pubblico come il burbero Dr. House: una scelta senza dubbio singolare, ma che lascia ben sperare, specie contando quanto l’attore si sia spesso lamentato della scarso o del tutto assente interesse che l’Inghilterra, il suo paese d’origine, gli starebbe riconoscendo (“non mi offrono più copioni”). In sostanza, questa potrebbe essere l’occasione per dare un calcio alla critica del proprio Paese e mostrarsi, quale attore poliedrico, in un ruolo con una grandissima produzione.
Per quanto i rimandi cinematografici si sprechino, dal “filatterio”, chiamiamolo così, costituito dall’Anello di Sauron fino alle steli con i simboli di Stargate, per non dimenticare nemmeno le vicende del sempre sottovalutato Gattaca, è vero che di solito il cinema tende ad accordare ad un oggetto tangibile, fisico, su cui ci si illude di esercitare una sorta di controllo, il ruolo di chiave per le vicende dei protagonisti, per la loro storia, la loro crescita, la loro iniziazione. La stessa Anduril, la spada rinata dai frammenti di Narsil, era la chiave di una reggenza che tornava a costituirsi e trovava il simbolo della sua rinascita, nemmeno a dirlo, in Aragorn.
E che dire del telefono attraverso cui passavano “i dati”, la coscienza, di coloro che si immergevano in Matrix? La volontà di potenza dell’uomo si trasmette da un ego digitale in quello umano… e viceversa.
Le stesse persone, alle volte, assumevano il ruolo di “oggetto” per diventare un simbolo ed attrarre l’attenzione. In Hunger Games, per esempio, era la “scenicità” dei protagonisti a renderli degni d’attirare le attenzioni del pubblico, era il loro essere “appariscenti”, diventare dei veri e propri “personaggi”, che consentiva loro di guadagnare i favori della gente e, quindi, risorse e mezzi per sopravvivere nella Battle Royale… pardon, nell’Hunger Game. Oh, suvvia, non dite che HG non sia palesemente copiat ispirato a questa opera (romanzo e film)!
Tornando a Tomorrowland, per quanto il trailer sia molto parco di informazioni, si respira anche qualcosa di ciò che abbiamo potuto vedere in Shadowhunters ed in Divergent: l’idea di narrare una storia oltre il mondo visibile, di levare il velo ad una realtà che copre come una sorta di patinatura ciò che è (o potrebbe essere) la reale essenza del vero.
Non ci resta che attendere l’uscita in Italia, fisata per il 21 di maggio.
– Leo d’Amato –