“Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala.” è una massima perfettamente applicabile sia a George Lucas che alla Disney Pixar. Sì, perché Star Wars VII – The Force Awakens sarà molto probabilmente un importantissimo giro di boa per l’universo Star Wars, visto quanto sono alte le aspettative dei fan.
E non solo di quei fan che ne sanno una più di Darth Sidious, ma proprio di tutti: cinefili, appassionati di sci-fi, starwarsiani, curiosi, mainstreammari dell’ultima ora e wookie. Soprattutto wookie, perché se ci verrà rifilato un altro prodotto vacillante, sono convinta che parecchi indosseranno il loro costume segreto (da wookie) e valuteranno una vacanza-picchetto al ranch di papà Lucas. O sotto casa della Disney Pixar?
Quella di Star Wars è una delle idee più belle della storia del cinema e, in generale, della narrazione. Certo, non rivoluzionaria perché lo sci-fantasy è comunque precedente, ma molto importante e ben valorizzata. Tuttavia, qui e lì pare avere sviluppi barcollanti. La struttura generale è più che solida – irrobustita dalla continua produzione di opere legate all’Universo Espanso – ma se si scende nel particolare del singolo prodotto, di quando in quando si resta delusi. E non sto parlando dei midichlorian, che non trovo così sconvolgenti; né della storia d’amore nella nuova trilogia, che per quanto non sia il motivo per cui riguardo Star Wars non è neanche fastidiosa. Anzi, l’evoluzione di Padme e Anakin risulta pure abbastanza interessante… beh, non tantissimo, Leila e Han erano meglio ecco.
Il grosso problema, più dei nuovi film che di quelli vecchi, sono le tempistiche e giuro che mai, mai e poi mai, avrei pensato di trovarmi a dire che un film moderno è più lento di uno vecchio. Accade però esattamente questo: ogni film più lungo del precedente e con più scene inutili. Analizzando in modo critico questa dinamica, aggiungendoci che le vecchie pellicole sono state aggiornate solo quello che Lucas voleva, si intuisce che il problema della sceneggiatura e della regia di Star Wars è proprio il papà, che ha girato (e ri-girato) esattamente quello che lui voleva vedere sullo schermo.
Inoltre, l’altro scoglio è il lunghissimo arco di tempo durante il quale la Galassia Lontana-Lontana è stata sviluppata. La vecchia trilogia ha dato un input, ma ci sono stati decenni di vuoto prima che Lucas girasse qualcosa di nuovo. Un tempo durante il quale i tredicenni del 1977 sono cresciuti, sono diventati adulti e hanno cambiato i loro gusti. Lucas non ha pensato la nuova trilogia, quella del 1999, per gli ormai trentenni: ha mantenuto un target adolescenziale e, sfruttando le nuove potenzialità tecnologiche, ha voluto usare anche troppo le tecniche di computer grafica (inserendo scene che obiettivamente si potevano tagliare) e una simpatia che forse non rispecchia pienamente il gusto di questa epoca. Come nel caso dell’odiato Jar Jar Binks (che a me sta notoriamente molto simpatico, e non sto scherzando).
A peggiorare la situazione c’è l’assenza delle battute salaci fra Han Solo e Leila Organa. A questo proposito bisogna tener conto del famigerato “orsacchiotto censura”, che alla fine del XX secolo è diventato un boia armato di ascia bipenne. Questo implica che, con tutta probabilità, le stesse battute salaci del 1977 messe in un film del 1999 avrebbero alzato il rating… e questo non era ciò che Lucas voleva. Oppure, vista la volubilità del regista, tutti noi che ci spacchiamo la testa da anni per capire perché la nuova trilogia è quello che è dobbiamo solo smettere di porci domande esistenziali e risponderci che Lucas ha fatto ciò che voleva.
Non sono stata elusiva, ma mi prendo la responsabilità di dirlo in modo palese – certa che qualcuno di voi vorrà venire sotto casa mia per picchiarmi. Secondo me l’unico e vero problema di Star Wars è George Lucas, che come creatore di idee è il mio idolo, ma che come regista merita la forca. E i dati sembrano darmi ragione, se proprio vogliamo, perché la trilogia moderna – quella che non è piaciuta ai più – è tutta scritta e diretta da Lucas. Quella vecchia, al contrario, è una collaborazione su entrambi i versanti e si abbassa – soprattutto nel terzo episodio – al subentrare prepotente della mano di Lucas.
Quando nel 2012 si è saputo che la Disney Pixar aveva acquistato i diritti dell’idea per la terza trilogia, dopo l’attimo di sgomento iniziale, ragionandoci un po’, ho fatto marcia indietro sulla critica sconsiderata a questa scelta. Tanti hanno sospettato che il cambio potrebbe rendere ancora più bambinesca questa nuova serie di film. Il motivo è semplice: stiamo parlano della Disney, con cui è nato il film di animazione americano, cioè il classico cartone per bambini. Forse però si guarda la questione dal punto di vista sbagliato. La Disney produce solo per giovani imberbi? Sì, certo. E Kill Bill dove lo lasciamo? Sì, avete letto benissimo. Kill Bill è stato prodotto da questa casa cinematografica e si staglia orgoglioso al fianco di Pirati dei Caraibi, A Dangerous Mind, Armageddon, Starship Troopers, L’uomo bicentenario, The prestige, Pearl Harbour, Signs, Neverland, Casanova, Apocalypto, Trone (e il Legacy).
Come se non bastasse a riabilitare la sua “serietà” e “adultitudine”, la Disney è anche la produttrice di Sin City. Quel Sin City, quello tutto tette, botte, sangue e grugno duro di Marv. Inoltre, per chi non lo sapesse già, nel 2012 Disney non ha fatto man bassa solo di Star Wars, ma anche dei cine-marvel! Comprando non solo diritti cinematografici, ma la Casa delle Idee in bozze e matite. Così come il tenore dei fumetti Marvel non è cambiato, non mi aspetto che cambi il tenore della sceneggiatura di Star Wars e non metto in dubbio che il lavoro della Disney e del regista (J. J. Abrams) potrà essere ottimo sotto tutti i punti di vista tecnici – riuscendo magari a sanare la lentezza, la sceneggiatura, i pessimi tagli durante le scene d’azione e la recitazione “legnosa” probabilmente dovuta ai copioni (perché altrove gli stessi attori li abbiamo amati, su tutti Natalie Portman).
Però, come dicevo in redazione, citando C3PO, “Sembra che [noi fan] siamo fatti per soffrire, è il nostro destino nella vita”. Poi, se oltre che fan sei pure nerd la situazione precipita.
Non serve interpellare una divinità con un presagio per sapere, a distanza di un anno, che qualunque sarà l’offerta della Disney in ogni caso saremo insoddisfatti marci. Perché abbiamo mitizzato Star Wars: il suo universo è realmente intrigante e vorremmo sempre di più, sempre di meglio.
Il rischio più grosso che vedo per Disney e J. J. (lo chiamo per sigla e non per cognome perché è più simpatico così e ricorda Jar Jar) è il non riuscire a scegliere come punto di partenza per questo ambizioso progetto qualcosa che abbracci la più ampia fetta possibile di quanto comparso nell’Universo Espanso. Obiettivamente farlo è difficile, perché scegliere una trama (e questo è obbligatorio) implica escludere tutte le altre e neanche si può pretendere che l’impegno sia quello di trasporre a film qualcosa che è già comparso (e con discreto successo) in forma di videogioco o serie animata. Anche perché io per prima, pur da buona fan, non credo che sopporterei venti film. Se si vuole conoscere tutto di Star Wars ci sono libri, fumetti, videogiochi, serie animate… e pure Wikipedia, che non trasmette la stessa epica passione, ma che le informazioni le da.
E poi, appunto: libri, fumetti, serie animate, videogiochi. Star Wars ha uno dei cross media più ampi, che lo portano nell’Olimpo insieme ad Halo. Se qualcuno è veramente appassionato, forse più che pregare che la Disney gli dia quella nuova trilogia tanto agognata, può trovare valide alternative in tutti gli altri prodotti. Fra i quali la menzione d’onore va sicuramente al tutto italiano Dark Resurrection, per la regia di Angelo Licata; una trilogia di “cortometraggi” che si innesta alla fine de Il ritorno dello Jedi ed espande l’universo originario valutando quelle che potrebbero essere le mosse successive alla rifondazione dell’Ordine Jedi. Questo progetto ha ottenuto il riconoscimento ufficiale di Lucas, e così è successo a tanti altri prodotti amatoriali, segno che la passione dei fan non si è mai spenta, moltiplicando le possibilità degli altri padawan di godere di questa magnifica galassia.
Comprova anche, però, che i fan se anche non insoddisfatti, continuano a voler vedere qualcosa d’altro e di sempre diverso.
Comunque sono sicura che siamo tutti con il fiato corto e sbavanti in attesa di Dicembre 2015, quando finalmente sugli schermi arriverà la prima puntata di questa nuova trilogia.
La parte che mi diverte di più è già iniziata, perché il web si è ampiamente prodigato (come se già non lo facesse da anni) nel toto-scommesse per indovinare la trama, i personaggi che compariranno, per capire chi è quel sinistro figuro con la spada laser cruciforme, perché cammina strano. E bla bla bla. Non so voi, ma a me divertono veramente da morire queste infinite elucubrazioni combattute a colpi di dettagli. E partecipo e le fomento sempre molto volentieri, perché quello che ne salta fuori è una passione incredibile da parte dei fan e l’amore smisurato di alcuni di loro per i particolari più insignificanti comparsi ovunque nel panorama starworsiano. Significa che hanno giocato minimo tre o quattro volte un gioco, visto decine di volte una puntata di Clone Wars, letto altrettante volte il singolo numero di ogni serie a fumetti… gente con cui io non potrei minimamente competere, lo ammetto, ma che ha tutta la mia stima (e il mio amorrre).
Detto questo, ho anche io la mia teoria. C’era una volta una bambina di nove anni che guardava ammirata la trilogia storica di Star Wars e il cui padre le raccontava di quel famoso George Lucas che aveva ideato non una, ma ben tre trilogie tutte legate: la prima strutturata per essere il nucleo centrale, la seconda per esserne il prequel e la terza per esserne il sequel. Una storia tutta legata, che si sarebbe conosciuta fino in fondo solo completati i nove film.
Questo per dire che già negli anni Novanta, o meglio già dal 1977, Lucas aveva dichiarato di voler costruire le opere in modo consequenziale. Quindi se nella prima abbiamo visto la redenzione di Darth Vader, la seconda avrebbe raccontato la sua genesi, prima come Jedi e poi come Sith. E la terza avrebbe riguardato gli eventi successivi alla sconfitta dell’Impero, cioè la restaurazione della Repubblica da parte dei Ribelli e la rinascita dell’Ordine dei Cavalieri Jedi (e quindi di quello dei Sith) sotto l’impulso di Luke… e Leila, perché anche lei – si è capito in un secondo tempo – avrebbe giocato un ruolo fondamentale. Star Wars ha sempre mantenuto fede ai suoi propositi in quanto a trama, quindi non c’è motivo di pensare che la terza trilogia non riguarderà esattamente quanto dichiarato in origine.
Perciò cosa aspettarsi?
Senza andare a distribuirli nelle tre pellicole, sono quasi sicura che vedremo (finalmente) Luke Skywalker cedere al Lato Oscuro, uccidere Palpatine (ma come, non doveva averlo già fatto? Eheee, misteri della Forza!), Leila Organa impugnare una spada laser (e salvare il fratello per l’ennesima volta), Mara Jade (moglie di Luke e uno dei personaggi più amati dell’Universo Espanso). E poi la rifondazione dell’Ordine dei Cavalieri Jedi, la battaglia contro i Discepoli di Ragnos, la creazione della nuova Accademia Jedi e la nuova scissione fra Jedi e Sith.
Di materiale ce n’è tantissimo, credo che in quanto a voglia di fare ce ne sia altrettanta… la preghiera rivolta agli Eterni di tutti i tempi è che il regista (o i registi) creino dei film dinamici, emozionanti, rocamboleschi e spettacolari, che portino al massimo l’utilizzo della Forza. E con tante spade laser… con tante armi laser, perché noi abbiamo in mente la spada laser iconica, ma nell’Universo Espanso compare di tutto, di tutti i colori e usato nei modi più incredibili, proprio perché la Forza permette tantissimi trucchetti. Per inciso, la spada laser cruciforme già si vede nel gioco Star Wars Accademy, motivo per cui non è una licenza Disney…e quindi non comprendo il motivo delle lamentele, a mio parere eccessive ed esasperate.
Ecco, credo di aver trovato la mia vera aspettativa per questa trilogia: auspico sia in grado di fondere nel modo migliore possibile il classico Star Wars con tutto quello che si è sviluppato intorno ai film originari. In quanto a velocità e spettacolarità, penso di poter dire fin da ora che J.J. Abrams non ci deluderà.
Postilla – Mi rendo conto ora di aver praticamente sottinteso di voler vedere qualcosa di innovativo rispetto alla prima trilogia. Molti fan mi mangerebbero viva per questo, preferendo invece qualcosa di più canonico… ma nel momento in cui papà Lucas ha dato per buone le produzioni dell’Universo Espanso, c’è poco da fare: tutto è diventato canonico, solo con delle “etichette” di classificazione.
– Lucrezia S. Franzon –