Recentemente vi abbiamo già raccontato di Diari dalla Terza Era, cortometraggio 100% made in Italy a sfondo Silmarillion uscito da una decina di giorni sul web; per questa volta, giriamo l’Occhio di Sauron verso un altro degli habitué di Illyon, il sempreverde Star Wars. Dark Resurrection è figlio della folle quanto brillante idea del dentista/regista torinese Angelo Licata, ideatore di GuerreStellari.net, il quale, in maniera totalmente random, un giorno si sveglia deciso a voler realizzare un corto di 5 minuti a tema Jedi. Quell’idea si sviluppa e cresce fino a diventare, nel 2007, Star Wars Dark Resurrection – Volume 1, primo episodio di una trilogia già entrata nel cuore di tutti gli aficionados della Forza. Il corto, o mediometraggio vista la durata di un’ora, viene realizzato in maniera totalmente no-profit, con un misero budget di 7000 euro e il supporto di attori per lo più dilettanti, ma il risultato finale, per queste premesse, è strabiliante. Presentato al teatro Ariston di Sanremo, e distribuito in maniera totalmente gratuita online da lì a pochi giorni (“15.000 download al minuto, i server crashavano”- parola del regista), il Volume 1 scombussola il web come un detonatore termico tirato in un covo di odiosi Jawa. Lo so, è il sogno perverso di tutti voi.
Piccola regressione e un po’ di plot: la mini-serie, ambientata 200 anni dopo l’episodo VI, si concentra sul decaduto Mestro Jedi Sorran (Giuseppe Licata), alla ricerca della conoscenza del popolo di Eron, antichissimi detentori di tutti i segreti della Forza. Per un cattivone del Lato Oscuro, dall’altra parte del ring, per il Lato Chiaro, abbiamo la giovane quanto misteriosa padawan Hope (Marcella Braga), e il suo Maestro Zui Mar Lee, che ovviamente avranno il compito di fermarlo ad ogni costo.
Questa in grandi linee la vicenda, proseguita poi nel 2011, con Volume 0, vero e proprio prequel, che scaverà a fondo e ci mostrerà come un grande Maestro come Sorran abbia potuto deviare dal sentiero jedi e abbracciare la via dei sith, durante l’esplorazione, assieme ai suoi allievi, dell’astronave aliena Resurrection.
La realizzazione del secondo capitolo è una vera e propria GE-NIA-LA-TA. Il film è senza scopo di lucro? Lucas Arts, la fu-Lucas Arts, nonostante abbia rilasciato commenti positivi (“truly amazing”), non permette la vendita per questioni di diritti? Benissimo, ragionano regista e produttore: diamo la possibilità agli appassionati di finanziare il film con una donazione, dandogli in cambio un accredito come produttori associati ed il dvd in omaggio del primo episodio.
Grazie a questa mirabolante trovata, e all’impennata nel budget che ne consegue, il livello qualitativo sale incredibilmente. Le location passano dal teatro romano di Ventimiglia agli interni digitalizzati della nave Resurrection; i combattimenti del primo episodio, statici e piuttosto legnosi del primo, soprattutto per le esigenze di attori non tanto avvezzi alle arti marziali, si evolvono, grazie alle coreografie e agli stunts di Maurizio Zuppa, che sarà anche il maestro Zui Mar Lee ma soprattutto maestro, nella vita reale, del Keysi Fighting Method, arti marziali particolarmente in voga ad Hollywood in questi anni (il Cavaliere Oscuro vi dice niente?). In un tripudio di greenscreen, la regia del Volume 0 si fà così rapida, quasi fumettosa, a sottolineare con zoomate improvvise ed inquadrature da millemila angolature le svolazzanti ed acrobatiche evoluzioni dgli attori ma soprattutto la crescita alla regia di Licata.
Grazie al “fondo produttori associati”, inoltre, è stato possibile girare in esterna una grande battaglia campale, tra gli ultimi guardiani del tempio Eron e i malvagi Daikas, che altri non erano se non volontari accorsi da tutt’Italia pur di far parte del progetto, con tanto di costume realizzato per conto proprio. Nessuno dei partecipanti, dal regista al responsabile per gli effetti speciali, dal compositore delle stupende ed evocative musiche Bruno di Giorgi, passando per quello che portava i cestini del pranzo sul set, nessuno ha recepito un singolo euro di compenso, compresi gli attori, dai più dilettanti ai “vips” che si sono prestati all’impresa. Alcuni nomi? Giorgia Wurth, Fausto Brizzi, ma soprattutto quell’immensa patata di Nina Senicar, che forse molti di voi ricorderanno raffigurata sui cartelloni pubblicitari di mezza Italia e causa di centinaia di incidenti nel traffico.
Concludendo, credo sia difficile rendere in un articolo il senso di cosa sia realmente Dark Resurrection. E’ in realtà un film voluto e creato dai fans, per i fans, senza apparenti limiti realizzativi, proprio a dimostrare che con la forza di un’idea si può spaccare il mondo. E questi ragazzi l’hanno fatto davvero.
Vi lasciamo l link al sito ufficiale e al canale YouTube dove visualizzare i primi due episodi nonchè i vari backstage del caso (dategli un’occhiata perchè meritano davvero). In attesa spasmodica per il conclusivo Volume 2, come sempre restate collegati perchè presto sui nostri paradisiaci lidi potrebbero arrivarne delle belle….
– Mario Venezia –