Gioia al mondo! Stando a quanto mi dice il calendario, ci troviamo ancora una volta in quel periodo dell’anno in cui le famiglie si riuniscono per la visione dell’ultimo titolo di Star Wars, ogni cosa è illuminata dalle lucine rosse e verdi delle spade laser, e l’Internet raggiunge un livello critico di innamoramento per qualsiasi cosa possegga anche solo un remoto legame con le più note pugne siderali della storia del cinema.
Per i redattori della vostra isoletta d’informazione preferita, tuttavia, è anche il momento di vestire i panni dell’Inquisitorius e di setacciare il macroscopico insieme di prodotti derivati e lavori creati dai fan (tutti contraddistinti da un innegabile amore per l’originale) per portare alla vostra attenzione quelli che riteniamo veramente i più originali e meritevoli.
Quest’oggi è il turno di Le Secret de Tatooine (“Il segreto di Tatooine”), un cortometraggio segnalatoci dal regista stesso, Jordan Inconstant (se siete pratici di lingua francese, qui trovate la filmografia completa), una dozzina di minuti dedicata al pianeta meno apprezzato da Anakin Skywalker (tutta quella sabbia…) e in particolare a una disavventura durante i primi anni dell’autoimposto esilio di Ben Kenobi sulla sua inospitale superficie.
La trama, tutt’altro che intricata, è presto detta: da un lato abbiamo il (non ancora) vecchio Ben, incapace di contattare il fantasma di Forza di Qui-Gon e in balia del senso di colpa per aver addestrato personalmente Darth Vader; dall’altro lo zio Owen, un uomo che sappiamo follemente innamorato dei propri vaporizzatori, ma che non intende avere niente a che fare con i Jedi e l’Impero, sperando che questi gli rendano il favore e si dimentichino di lui e della sua famiglia. Aggiungiamo un cacciatore di taglie ficcanaso e cosa otteniamo?
Ahimè, in realtà le emozioni che Il Segreto di Tatooine ci regala non sono poi molte. La premessa è decisamente interessante: anziché puntare su una produzione simil-hollywoodiana e concentrarsi sulle coreografie negli scontri (come talvolta si può notare), qui è chiara l’intenzione del regista di andare ad esplorare più in profondità lo sviluppo personale e le dinamiche tra i personaggi. Tuttavia, si tratta di una strada che non viene percorsa fino in fondo, e che ben presto si abbandona a dialoghi poco ispirati e reazioni incoerenti da parte dei personaggi.
Per quanto concerne i costumi, non ci si può risparmiare dall’elogiare la grande cura nella ricostruzione dei sabbipodi come delle armature imperiali, cui si associa una computer grafica altalenante tra sequenze ben oltre il discreto, come la prima scena dopo la carrellata di frasi gialle nello spazio profondo, e altre decisamente migliorabili.
Il vero punto debole, comunque, appare la trama, che si sforza in ogni modo di giustificare la ricostruzione (a volte frame by frame) di determinate scene di Episodio IV, trascurando in maniera un po’ colpevole quelli che sono i contenuti originali. L’impressione che ne deriva è la volontà del regista di omaggiare Una Nuova Speranza, cercando di inserire il minor numero necessario di contenuti “apocrifi” (se mi passate il termine), con il risultato però di generare uno stacco notevole tra personaggi che prendono a prestito il carisma delle loro incarnazioni cinematografiche, e altri che si ritrovano quasi in secondo piano (l’antagonista, il cacciatore di taglie interpretato dal regista stesso).
Ben poco vi è da dire per quanto riguarda l’audio: il parlato è in francese con sottotitoli in inglese, il che potrebbe risultare meno gradevole a seconda dell’interesse che provate per i dettagli del doppiaggio e della traduzione dei termini originali in altre lingue. La colonna sonora è senza infamia e senza lode, non particolarmente incisiva ma neppure eccessiva.
Ad aggiungere altro, si rischierebbe di togliere il piacere della visione di un contenuto forse non eccezionale, ma tutt’altro che immeritevole, soprattutto per i fan più accaniti della produzione originale. I conoscitori dell’ex Universo Espanso gradiranno certo i riferimenti ad alcuni personaggi meno noti al più vasto pubblico dei film, per quanto forse storceranno il naso su alcune delle domande sollevate riguardo ai problemi di continuità (questione quanto mai spinosa, soprattutto considerato il dibattito mai completamente risolto sulla canonicità dell’Universo Legends).
Il nostro consiglio, dunque, è quello di spendere il tempo di un click, senza aspettarsi chissà cosa, se non un approfondimento di pochi minuti non particolarmente illuminante su uno dei personaggi assurti al titolo di colonne portanti del franchise.
–Federico Brajda–
Star Wars: Le Secret de Tatooine – Recensione del fan movie
Federico Brajda
- Tema principale tutt’altro che scontato;
- L’attenzione ai costumi testimonia la grande cura e l’impegno profusi dal regista;
- Una storia concisa e completa che si lascia guardare anche durante una breve pausa da studio/lavoro;
- Trama e conflitti sono eccezionalmente lineari, anche per gli standard di un corto;
- Effetti speciali e coreografie nel complesso mediocri;
- Le troppe scene-fotocopia da “Episodio IV” sottolineano solamente il divario tra le due opere;