In questi ultimi giorni di fine inverno, sintonizzarsi su qualsivoglia organo di informazione, dalle radio ai social network, portava inevitabilmente a una sola, sconvolgente notizia: l’arcano fenomeno interstellare noto ai più come eclissi. Eclissi ovunque. Chiunque, dagli anziani ignoranti in materia, ai ragazzini di 6 anni, si sono divertiti a fotografare, filmare, documentare il passaggio della Luna dinanzi al Sole, in una danza cosmica che, se ricordate, nel 1999 portò rumors di inquietanti profezie nostradamiane e che rivedremo solo nel 2026. Per nostra fortuna, non si sono rivelati demoni sanguinari, né apparsa la Mano di Dio, in puro stile Berserk. Si vede che l’ambizione del nostro primo ministro Renzi non è ancora salita ai livelli di quelli dell’algido Griffith…
Scherzi a parte, chissà, nelle terre dell’Impero di Dragonero, come avranno accolto e visto il fantomatico evento, con le due lune che si ritrovano!
Dragonero 20 – Faccia d’Osso
La seconda decina di candeline spente dalla creatura di Luca Enoch e Stefano vietti è nient’altro che una tappa leggera e indolore (o incolore?), senza troppe pretese d’intreccio narrativo. Un tappabuchi, insomma. L’avventura marina di Ian, solitario protagonista di questo numero, si esaurisce nel giro di qualche mese, con la rapidità e la facilità che incontrerebbe un una ciurma di pirati assaltando una canoa gonfiabile con a bordo due ragazzini, al largo del Bagno 4 di Ostia Lido. E proprio di pirati si tratta perché, attraverso un paio di flashback strategici, scopriamo che il nostro Dragonero è naufragato in mare aperto, nel corso di una missione affidatagli dalla Magistratura di Mare della città portuale di Awradart, per fermare le incursioni degli stessi e fastidiosi filibustieri, guidati dal temibile Capitan Faccia d’Osso. Scortato nella sua deriva da un drago marino, sua vecchia conoscenza, verrà poi preso all’amo, manco a dirlo, dai corsari a cui dava la caccia, il cui capo non è nient’altro che…una donna, Dhara, vittima innocente condannata a morte dal Principato di Samyra, salvata dallo scout nel corso di una precedente missione, capace di trasformarsi radicalmente da fragile e indifesa, a spietato bucaniere sotto mentite spoglie. I successivi tentativi di riportare giustizia a bordo della nave, adempiendo al suo mandato imperiale, l’incontro con il piromastro Hur, creatore di una letale Sfera Ardente, l’esplosione che ne consegue e le fiamme alchemiche che ne scaturiranno (chi ha detto altofuoco?) portano il volumetto ad esaurirsi in fretta, e senza troppa gloria. Rimarchevole, tuttavia, resta la riflessione che Dhara affiderà a Ian, suo prigioniero e, ovviamente, toy-boy, per il periodo di soggiorno forzato a bordo del suo vascello: quanto siamo responsabili, in fondo, per i crimini commessi da chi ci vantiamo tanto di aver salvato in passato?
Dragonero 21 – Gli spettri del lago
Di ben altra pasta si dimostra la succesiva uscita, la 21: il ritorno alla sceneggiatura di Stefano Vietti coincide, finalmente, con l’avanzare della trama orizzontale della saga. Un avanzare macchinoso e dai ritmi elefantiaci, ma è pur sempre un avanzare. A Solian, Ian, Gmor e Sera ricevono un dispaccio imperiale diramato direttamente da Vril Ausofer, primo consigliere imperiale, che li condurrà al misterioso villaggio di Nerya: la superstizione del popolo ignorante minaccia di morte una giovane e incolpevole fanciulla, il cui destino è di venire sacrificata, nel corso di un rito propiziatorio, per scongiurare l’arrivo di una mefitica nube tossica che ucciderà l’intera popolazione. Giunti sul posto, grazie all’aiuto di una guida che se ne laverà ben presto le mani, lasciandoli intrufolare tra le rovine di una fatiscente pozza sorgiva, riusciranno ad interrompere la litania mortale, salvare la povera Hilma, ormai rassegnata al peggio, e a catturare Sardon, il sacerdote che, nascondendosi dietro la leggenda, godeva dei favori conferitigli nel tenere in riga con il terrore i suoi compaesani. Che sempre una massa di rozzi contadini rimarranno, senza possibilità di parlamentare: accerchiati e costretti alla fuga, i nostri eroi si vedranno costretti anche a menare le mani e a farne fuori un paio per legittima difesa. Il precipitare convulso degli eventi porterà a svelare l’arcano della nube tossica, narrando una storia di secoli prima, di razze perdute e di amicizie tradite. La natura si risveglierà incazzata, e soltanto l’empatia che la piccola elfa Sera prova per La Madre riuscirà a salvare la situazione.
Il nuovo nemico che si prospetta sullo sfondo, a contrastare le vite di Ian e soci, sembra sempre più enigmatico. Una cosa è certa, questi stralci veloci, tavole rubate, “interazioni” minime a distanza tra i personaggi, aumentano sì la tensione, ma rallentano troppo il dipanarsi degli eventi. Spero di ricredermi. Fatto sta che il numero 21 dimostra una cattiveria e una maturità mai visti prima, nell’universo di Dragonero. Sono la rabbia e la cattiveria degli abitanti che inseguono cocciutamente i nostri eroi in fuga, pronti a fargli la pelle costi quel che costi, o la determinazione dimostrata da Ian nel difendere i propri compagni. Aggiungeteci quella spruzzata di leggenda sugli elfi, la disperazione muta degli spiriti che giacciono sul fondo del lago, l’ineffabilità del sacrificio per un bene comune e superiore, ma reputo questo numero, ad oggi, una delle migliori uscite. Ad maiora, Dragonero, continua a stupirci!
– Mario Venezia –