Se nel corso delle ultime settimane avete seguito un po’ la vicenda legata al polverone alzato dalla “questione longevità” di The Order: 1886, vi sarete accorti che il nuovo titolo di Ready at Dawn per PlayStation 4 è riuscito a catalizzare sempre di più su di esso l’attenzione dei videogiocatori, che in questo marasma di porting e remake si è trovato finalmente ad avere a che fare con un prodotto nuovo, e che indubbiamente ha scatenato non poca attesa in molti, merito anche della campagna pubblicitaria attuata da Sony. La software house è riuscita infine a rispettare le promesse? Inutile girarci troppo intorno o tentare di addolcire la pillola: il compito era difficile, e il team di Andrea Pessino l’ha realizzato senza voler osare quel pizzico in più che avrebbe – forse – potuto rendere The Order: 1886 la prima, vera sorpresa dell’anno.
Non mi dilungo sulla storia del gioco: se avete letto l’articolo realizzato dal nostro Luca, saprete già tutto sul background del team e sulle varie tappe che hanno portato alla pubblicazione del titolo.
Resta comunque piuttosto difficile scegliere da dove iniziare, perché a mio avviso The Order: 1886 può essere giudicato in maniera diversa in base a come lo si approccia. Il gioco è stato pubblicizzato come uno shooter in terza persona, e ve lo dico subito: se giocato tenendo in mente che si tratti esclusivamente di questo, la delusione dopo i titoli di coda non può mancare. Provate invece a giocarlo pensando che le fasi da sparatutto siano soltanto l’elemento interattivo di un racconto dallo stampo cinematografico, e vi accorgerete di riuscire a vedere questo prodotto sotto un’ottica diversa, per quanto, come ho già detto, ci troviamo di fronte a tutto fuorché un capolavoro.
IL BELLO…
Londra alternativa steampunk. Fine 1800. L’Ordine (di cui fa parte il protagonista, Galahad) è un’organizzazione che ha il compito di preservare il rispetto delle regole nella città. A creare scompiglio non ci sono soltanto rivolte da parte delle famiglie più povere, ma anche i Lycan, delle creature mezzosangue. Senza andare oltre nel parlare della trama, per evitare qualsiasi tipo di anticipazione, vi posso dare subito una buona notizia: sicuramente uno degli aspetti più riusciti della produzione è la narrazione, con una storia davvero intrigante alla quale non mancano colpi di scena e personaggi di un certo spessore, il tutto condito da un’ottima regia dal taglio cinematografico, un buon doppiaggio italiano e musiche estremamente evocative.
Qualcuno potrebbe obiettare sul fatto che la storia non sia del tutto approfondita, ma questo perché sicuramente nei piani dell’azienda c’è quello di rendere The Order un franchise che, se dovesse riscuotere il giusto successo, potrebbe anche superare il medium videoludico per espandersi verso il mondo dei fumetti o del cinema – nulla che dovrebbe colpirvi più di tanto: con i grossi investimenti di oggi è una cosa del tutto normale.
Mantiene tutte le promesse anche il motore grafico, altro vero fiore all’occhiello del gioco Ready at Dawn: sarete sicuramente d’accordo con me nell’affermare che, insieme a Ryse: Son of Rome (Xbox One), The Order rappresenta senza dubbio un vero e proprio esempio delle possibilità offerte da quella che ci ostiniamo ancora a chiamare next-gen. I modelli poligonali sono eccezionali, il sistema di illuminazione funziona alla grande e l’enorme lavoro di studio e ricerca effettuato dalla software house si è tradotto in ambientazioni realistiche e dettagliate. Ben poco si può dire anche sulle animazioni, praticamente perfette. Una maggiore interazione con l’ambiente sarebbe stata sicuramente gradita, ma non è questo che infastidirà la maggior parte degli utenti.
… E IL BRUTTO TEMPO
Dov’è che arrivano i primi problemi, allora? Purtroppo in un aspetto che, volente o nolente, rappresenta la sostanza del gioco, ovvero le fasi da third person shooter. Quando vi dicevo che Pessino e soci hanno fatto bene il loro compitino senza azzardare oltre, mi riferivo proprio a questo: il gioco, al livello di gameplay, non si discosta da un Gears of War qualunque, condito in più da qualche quick time event di troppo. Si avanza, perciò, in stage estremamente lineari – poco più che corridoi – e decisamente guidati in cui sfruttare coperture per sfuggire al fuoco nemico, attendendo l’occasione giusta per contrattaccare. L’intelligenza artificiale mi è parso fare il suo lavoro correttamente, senza però brillare, rafforzando la convinzione di trovarsi di fronte ad un TPS già giocato. Il team ha tentato di variegare comunque l’esperienza, non solo offrendo una discreta quantità di bocche di fuoco differenti (revolver, fucili da cecchino, o strumenti più particolari come un’arma capace di generare onde che inceneriscono il bersaglio – create per noi nientepopodimeno che da Nikola Tesla), ma anche con alcune sezioni stealth, e punti in cui la trama si dipana senza che si debba sparare un solo colpo. Spesso questi momenti, invece che contribuire a far respirare il giocatore, causano dei veri e propri buchi all’interno dell’esperienza di gioco, ma si tratta di una sensazione estremamente soggettiva, e in questo punto potreste non essere d’accordo con me. Sulla questione longevità, a difficoltà media è possibile completare The Order: 1886 in circa 7-8 ore, che sono sì poche, ma a mio avviso perfettamente allineate alla durata media delle produzioni degli ultimi anni, quindi criticarle sarebbe come fare una critica a tutti i videogiochi moderni che non siano RPG (ed ormai è un po’ tardi per farlo).
Mi sento, per concludere, di confermare un po’ le impressioni che aveva avuto il nostro Walter nel corso della sua prova su strada del gioco di qualche giorno fa: The Order: 1886 è proprio un ottimo titolo “soffocato dall’aver cautamente adottato meccaniche usurate“. Possiamo solo augurarci che queste critiche servano a Ready at Dawn per perfezionare la loro creatura e offrirci un degno sequel.
– Mario Ferrentino –
The Order: 1886 – Recensione
Mario Ferrentino
- Tecnicamente sbalorditivo, questo è un vero titolo PS4;
- La storia vi appassionerà;
- Ottima colonna sonora;
- Si nota il mastodontico lavoro dietro la creazione di un mondo quanto più realistico possibile;
- Al livello di gameplay non si discosta da un classico TPS;
- L'intelligenza artificiale fa il suo lavoro, ma niente di più;