Prima che la Disney cancellasse tutto con un colpo di spugna (potete leggere qui il chiaro ed esaustivo articolo del nostro Stefano Marras sull’argomento), il cosiddetto Universo Espanso allargava di molto l’orizzonte narrativo di Star Wars, ampliando la profondità di una delle ambientazioni più ricche di sempre attraverso romanzi, fumetti, serie animate e, in buona parte, anche con i videogiochi. Proprio in quest’ottica la Bioware, software house che ogni buon giocatore di ruolo non può non conoscere, sviluppò nel 2003 per conto della LucasArts un videogioco destinato a rimanere nella storia, ovvero Star Wars: Knights of the Old Republic. Si trattava di un gioco di ruolo che utilizzava le classiche regole di D&D (di cui i ragazzi della Bioware erano esperti, visti i tantissimi capolavori ambientati nei Forgotten Realms, come Baldur’s Gate e Neverwinter Nights) implementate nella “Galassia lontana lontana” creata da George Lucas.
Il risultato fu qualcosa che poteva rivaleggiare tranquillamente con la saga cinematografica e che anzi, dal punto di vista narrativo, la superava di gran lunga, lasciando in tutti gli appassionati il vivido ricordo delle gesta di Darth Revan e della jedi Bastila. Era ovvio, dunque, che un numeroso stuolo di fan, accantonato velocemente il secondo capitolo (sviluppato, però, in questo caso dall’Obsidian) chiedesse a gran voce un seguito, un terzo gioco di ruolo che portasse avanti le vicende della Vecchia Repubblica, 3500 anni prima degli eventi narrati nei film. Dopo otto lunghi anni dal primo Knights of the Old Republic Bioware decise di riprendere in mano quella saga, ma per realizzare questa volta un MMORPG, ovvero un gioco di ruolo online, completamente multiplayer, per provare ad eguagliare l’enorme successo di World of Warcraft, che pare essere diventato l’araba fenice degli sviluppatori di videogiochi, sempre inseguita ma mai raggiunta.
E in effetti Star Wars: the Old Republic (abbreviato in SWTOR per i più pigri) ripropone quasi inalterate tutte le meccaniche del capolavoro Blizzard, copiandole praticamente in toto, portando davvero pochissima innovazione nel vasto mare dei giochi di ruolo online. Probabilmente è stata proprio questa la ragione dello scarso successo che il gioco ha avuto soprattutto nella prima fase, facendo sciogliere come neve ai soli di Tatooine il miraggio di ricchezza della Bioware e costringendola a togliere l’obbligo di pagamento di un abbonamento mensile per giocare. Esatto, il gioco da diverso tempo a questa parte è infatti completamente gratuito, salvo però avere diverse limitazioni che possono essere eliminate solo pagando, ma che non rovinano per nulla l’esperienza di gioco, soprattutto se quello che cerchiamo è un bel gioco di ruolo ambientato nell’universo di Star Wars.
La storia, infatti, potrà essere giocata tranquillamente senza alcun tipo di problemi, e si prova il desiderio di pagare un abbonamento solo nel caso in cui si abbia molto tempo da dedicare al gioco e ci si voglia divertire nel PvP (nelle divertenti arene in cui ci si scontra contro altri giocatori della fazione opposta, rigorosamente Impero contro Repubblica) senza il limite di cinque partite a settimana. La mossa di rendere il gioco disponibile a tutti pare essere stata azzeccata, se si conta il milione di nuovi giocatori iscritti nel 2013 e il fatto che sia stato uno dei MMORPG occidentali più redditizi degli ultimi tempi. Ed è stata una buona scelta soprattutto perché ha spinto gli sviluppatori ad ampliare l’offerta del gioco, con numerosi aggiornamenti e ben due nuove espansioni (l’ultima uscita appena agli inizi di dicembre).
Come c’era da aspettarsi, la scelta di Bioware di portare avanti la saga con un titolo multiplayer ha portato molto scontento tra i fan (e non pochi passaggi al Lato Oscuro, credo), soprattutto tra chi si aspettava un nuovo gioco improntato principalmente sulla storia, ma credo che siano critiche ingiuste. Benché nei giochi di ruolo online la trama sia spesso poco più di un pretesto per portare a termine missioni e salire di livello, la Bioware si è dimostrata anche in questo caso una straordinaria creatrice di ottime storie, prima che di videogiochi. La trama infatti è curatissima e ben raccontata, merito anche dei tantissimi filmati e dei dialoghi che frammezzano il gioco, tutti ottimamente doppiati, anche se solo in inglese, ahimè. Proprio per quest’aspetto è addirittura entrato nel Guinness dei Primati, come Largest Entertainment Voice Over Project ever, con oltre 200 mila tracce audio registrate da centinai di attori. Ma la cura nella narrazione è immediatamente percepibile anche dai tre filmati introduttivi in Computer Grafica che aprono il gioco, dei veri e propri cortometraggi che emozionerebbero anche i più insensibili alla Forza.
Gli eventi che vivremo in SWTOR avvengono circa 300 anni dopo i fatti di Knights of the Old Republic: una nuova grande flotta sith si prepara ad annientare una volta per tutte la Repubblica, conquistando uno a uno i pianeti dell’Orlo Esterno. Nonostante questo e il blocco commerciale attuato dai Mandaloriani, però, la Repubblica resiste, ottenendo anche importanti vittorie, come la battaglia di Alderaan, dove la jedi Satele Shan (proprio parente della famosa Bastila di KotOR) sconfigge in duello Darth Malgus. Ma il futuro Imperatore dei sith cambiò le sorti della guerra con uno spregiudicato attacco al Tempio Jedi su Coruscant, obbligando la Repubblica a un umiliante armistizio, con l’ordine jedi, ormai a pezzi, costretto a rifugiarsi sul piccolo pianeta Tython. Dopo la Resa di Coruscant si susseguono anni di incertezza e guerra fredda nella galassia, che vedono la Repubblica intenta a ricostruire le proprie forze per riuscire a contrastare un Impero sith ogni giorno più forte. Proprio in questi accadimenti si inserisce la storia del nostro personaggio, che magari non sarà destinato a portare l’equilibrio nella Forza, ma che dovrà trovare la propria via in questa Galassia in disordine, con un nuovo, imminente, conflitto in arrivo…
– Davide Carnevale –