Se siete fan di Dragon Age ma non avete mai sentito parlare del suo gioco di ruolo pen-and-paper, non preoccupatevi: è assolutamente normale, visto che in Italia non è disponibile ed è quasi del tutto sconosciuto – un vero peccato, visto che in realtà stiamo parlando di un ottimo prodotto, ideale per i fan dei videogame Bioware. Ma appunto oggi siamo qui per porvi rimedio, e per parlarvi approfonditamente di questo tabletop attraverso una recensione.
Dragon Age Roleplaying Game è edito dalla Green Ronin Publishing, che molti di voi conosceranno come la casa editrice che ha scritto la seconda edizione di Warhammer Fantasy Roleplay e il gioco di ruolo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Ma cosa avrà combinato un publisher amante delle tabelle casuali con un videogioco fortemente ispirato, specialmente nel suo primo capitolo, a D&D?
Ebbene, il risultato è un interessante sistema di gioco originale, che poco c’entra con gli altri prodotti della Green Ronin, ma che, grazie a un set di regole apposite, ben si applica al mondo e alla gestione delle situazioni narrative di Dragon Age.
Iniziamo con le basi, ossia con le caratteristiche: differentemente dai videogiochi, ne abbiamo otto (comunicazione, costituzione, intelligenza, destrezza, magia, percezione, forza e volontà), alcune che influiscono sugli incantesimi e sul combattimento, e altre che sono focalizzate sull’esplorazione e sulle interazioni sociali.
Una volta abituatisi a queste inusuali statistiche, si riconosce subito il tocco inconfondibile di Dragon Age Origins, primo capitolo della saga: nella creazione dei personaggi, infatti, insieme alla razza si sceglie anche il background. La differenza è che qui la scelta spazierà letteralmente per tutto il Thedas: umano mago del Tevinter, spia Qunari, sopravvissuto delle Anderfell, selvaggio degli Avvar o convertito al Qun del Seheron, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Meno opzioni abbiamo invece quando dobbiamo decidere la classe, sempre ristretta a mago, ladro o guerriero, sebbene ognuno di questi sia ampiamente personalizzabile, soprattutto nel caso dei primi, che godono della vastissima lista degli incantesimi di Dragon Age Origins. Tuttavia, proprio per questo i maghi sfoggiano una potenza di fuoco assolutamente sbilanciata rispetto alle altre classi, senza un vero rischio di essere posseduti da demoni.
In generale, dalla lettura del manuale e dalle impressioni avute durante il gioco, Dragon Age RPG presenta un buon connubio di aderenza alle caratteristiche e al setting dei videogiochi e capacità di innovazione regolistica, scelta non per puro capriccio, ma per rendere l’opera più veloce rispetto a gran parte dei d20 system. Infatti, l’uso di tre d6 per risolvere tutte le situazioni semplifica molto le meccaniche, evitando però la banalità grazie a quell’interessante novità che sono gli stunt, ossia i bonus (non solo di combattimento, ma anche di esplorazione e di comunicazione) che si ricevono qualora almeno due d6 abbiano uguale risultato.
Riguardo invece all’aderenza al mondo nato dalla penna degli sceneggiatori Bioware, il manuale dedica molte pagine alla storia del Thedas, rendendo possibile ambientare una campagna in quasi ogni periodo storico, dal primo Flagello alla rivolta di Andraste, fino ovviamente ai giorni della nuova Inquisizione. In tal senso, far incontrare ai giocatori i personaggi noti della saga videoludica non solo è possibile, ma anche consigliato, soprattutto perché parte del manuale è dedicata alla creazione di un’organizzazione comandata proprio dai giocatori, che quindi si ritroveranno a essere influenti tanto quanto l’Eroe del Ferelden!
Parlando del manuale in sé per sé, siamo davanti a un ottimo prodotto non solo in termini di qualità dei materiali e di illustrazioni, ma anche di pure e semplici informazioni contenute: il Core Rulebook, l’unico manuale di regolamento pubblicato, è da solo pienamente sufficiente a supportare una campagna. Infatti non solo è completo in termini di regole e di setting, ma contiene anche una nutrita lista di equipaggiamenti e incantesimi, seguita da un bestiario e da una lista di PNG utilizzabili (attenti, però: il loro livello di pericolosità non è indicato chiaramente), oltre che da ben tre avventure precostruite.
Insomma, dopo alcuni mesi di campagna e una lunga lettura del manuale, Dragon Age RPG è pienamente promosso: divertente e poco macchinoso, offre una bellissima esperienza per i fan del videogioco – anche perché abbiamo presumibilmente ancora un bel po’ di anni a separarci da Dragon Age 4, e in qualche modo dobbiamo pur compensare!
–Gloria Comandini–
Dragon Age: recensione del GdR tabletop
Gloria Comandini
- Sistema di gioco snello ed efficace;
- Manuale completo ed autosufficiente;
- Ambientazione approfondita;
- Classi troppo sbilanciate;
- Grado di sfida degli avversari definito in maniera troppo generica;