Volevo parlare di Jumper, e invece no. Invece il caso ha deciso che dovrò parlare di altro, dato che Jumper non lo ho trovato e mi è capitato fra le mani 2035: The Mind Jumper. Dovevo perdere un po’ di tempo nella mia insonnia e mi sono detta “vabbè, sci-fi per sci-fi, guardiamo questo… se fa schifo sono solo 85 minuti di tortura”. In effetti, quando ho a che fare con film sconosciuti e che puzzano di low budget o di serie-B (e io ci sguazzo in queste categorie), la prima cosa che controllo è proprio la durata. Se il film non supera di molto l’ora e mezza, mi sento abbastanza rincuorata e sicura che ci sia dentro solo cose funzionali alla trama… che è poi quello che vorrei da un prodotto non di primo piano.
Quindi, da quelli che saltano fra i vari punti della Terra, a quelli che…non saltano. Ma corrono tanto, tantissimo. La prima cosa contro cui lo spettatore di 2035 impatta senza scampo è l’enorme quantità di azione. In quindici minuti di film, si sono picchiati quattro volte. Detto così può sembrare che il prodotto scada nella banalità più nera, ma no… poi si picchiano sempre di meno e la trama riemerge.
La storia è lineare, senza grandi intrecci, ma giustifica gli 85 minuti di durata e non si perde via in cose superflue o smielate. Si parte con un tentato stupro, si passa allo sterminio di una trentina di persone, si arriva alla rimozione forzata di un microchip celebrale e si approda, verso la fine, all’elusione di un salvataggio a favore del completamento della missione. E si conclude con una scazzottata. Una macchia nera rilevante è il bacio fra i protagonisti dopo un’oretta di film dinamico e con scene essenziali – un pregio, perché quello che non viene detto non ha rilevanza. Il bacio: loro scendono dalla macchina, lui blatera, lei lo zittisce. Vi ricorda qualcosa? A me sì: la scena è trasposta quasi identica in Lucy di Luc Besson… solo che 2035 è del 2007, e Lucy del 2014. Alla copiatura! Alla citazione! No, credo di no per entrambi gli internal scream: penso si tratti più che altro di un caso, di una certa iconografia che ritorna. Abbastanza sbagliata, comunque, perché implica l’arresto della scena in punti dinamici a favore di una singola azione molto statica.
Detto questo, ripartiamo.
“2035: The Mind Jumper?! Ma chi è l’idiota che ha sbagliato il titolo di questo articolo?! Il film si intitola Nightmare City 2035!”
Sì, il film si intitola Nightmare City 2035 negli altri paesi, ma non in Italia, in cui evidentemente è d’uopo rivoluzionare i titoli, cambiarli completamente, alterarne il senso. Anche perché, ora, in tutta sincerità, quando io ho visto nel titolo “mind jumper” pensavo che ci fossero in mezzo dei telepati o non so che. Magari entravano in una realtà virtuale, oppure erano IA che si spostavano all’interno di coscienze…ma non avrei mai potuto indovinare la trama! Certo, è vero che neppure “nightmare city” è molto indicativo, anche perché esiste un Z-movie che si intitola così! Però per lo meno capisci fin dall’inizio che Nightmare è il nome della città, ti metti l’anima in pace, intuisci che qualcosa di quel posto non va e va bene così. Ma “Mind jumper”…in Italia dobbiamo proprio perdere il vizio di interpretare a caso i titoli. Cioè, mi sembra come quando è uscito la seconda pellicola dedicata a Thor. In America e nel resto del mondo: Thor – The Dark Reign. In Italia: Thor – The Dark World. Cioè, ma dico: vi divertite a prenderci tutti per i fondelli? Se lo dovevate lasciare in inglese, lo lasciavate in originale, no? Geniali, come al solito. Ci dobbiamo distinguere, sempre nel male.
Vabbè, ripartiamo dall’inizio (per la seconda volta).
2035: The Mind Jumper o Nightmare City 2035, che dir si voglia, per la regia di Terence H. Winkless. E chi accidenti è questo? Un signor regista (non proprio). Ha all’attivo molti film assolutamente sconosciuti, tra cui The Westing Game che ha vinto un premio al New York Festival Award, ma le vere chicche devono ancora arrivare. Infatti, ha diretto alcuni episodi di Pacific Blue (una serie di poliziotti in bicicletta… oh miei Dei!) e di (udite, udite!) Mighty Morphin’ Power Rangers, la prima serie, quella con i Dinozords. Quanti ricordi, questo per me è un momento molto imbarazzante, non infierite nei commenti, vi prego.
Per quanto riguarda gli effetti speciali, per il budget cui si appoggiavano non c’è davvero nulla da recriminare: sono godibili. Le scenografie sono buone, niente pixel enormi, niente sbavature, niente vuoti. L’aggiunta dei raggi laser delle pistole non ha errori – non divergono rispetto al punto di mira come accade nei vecchi film di Star Wars e, come in perfetta tradizione (SW), i protagonisti hanno un bonus di schivare +30 contro… mh, contro tutto, a parte i cazzotti. Unghie sulla lavagna però quando vediamo la protagonista sparare raggi laser dall’occhio (che potrebbe essere bionico? boh): se era completamente meccanico era il caso di dircelo, se non lo era devo far presente allo sceneggiatore che un raggio laser sparato da dentro l’occhio lo avrebbe completamente bruciato.
Infine, se vogliamo parlare della sceneggiatura di 2035 con cognizione di causa, dobbiamo necessariamente definirla lacunosa. Ci sono alcuni evidenti errori (primo fra tutti personaggi che non si conoscono e che si fidano immediatamente gli uni degli altri) e parecchie informazioni non date riguardo al background di Nightmare City. Cos’è la catastrofe? Ha afflitto solo la città o il mondo intero? Riguarda internet? È veramente possibile che una catastrofe che riguarda solo internet abbia fatto regredire la città? Come si è instaurato il governo-ombra di cui parla il film? E soprattutto, cosa succede dopo il film?
L’ultima sembra una domanda banale e inutile, ma con una trama che parte da una dittatura imposta attraverso le illusioni, quando la liberazione arriva mostrando a tutti la bruttezza del “mondo vero”, vorremmo sapere come le persone prenderanno il cambio totale della loro condizione. Sembrerebbero felici che il tiranno è stato sgominato…ma quando i tiranni cadono tutti esultano. Il problema è il dopo: quando tu precipiti dalla tua condizione di supposto benessere direttamente nella pattumiera per le strade… sei davvero felice di aver scoperto la verità? Chiederai di tornare nell’illusione e spegnerai il cervello? Oppure ti rimboccherai le maniche per migliorare la tua condizione e quella di tutti gli altri?
Alla fine, penso che il vero valore aggiunto di questo film siano le domande che lascia e i quesiti che propone. 2035 è un film distopico, perché in quel futuro la società è totalmente assoggettata ad un’utopia corrotta e negativa, mezzo per il controllo di massa, piuttosto che chiave di un reale benessere. Infatti, gli individui sono controllati attraverso microchip celebrali che inviano al cervello l’immagine di una città perfetta e permettono, in modo illusorio, la realizzazione di se stessi. Grazie al microchip tu diventerai un grande “qualsiasicosavorrai”, è questo lo slogan con cui quello strumento viene presentato.
Credo che questi temi, sia il controllo sociale che l’illusione del benessere e della realizzazione di sé, siano quanto mai attuali. In parte perché ormai, fra i mezzi a disposizione e la grigia crisi in cui siamo precipitati, sentiamo forte il richiamo verso la concretizzazione delle nostre aspirazioni (e a volte ci crediamo molto migliori di quello che siamo in realtà). Dall’altro, la nostra stessa società vive un’illusione: quella del benessere, ma anche quella della democrazia. Un tema che ci tocca da vicino, soprattutto in Italia, dove viviamo ormai solo di false speranze, pur continuando a dimostrarci il popolo di oziosi procrastinatori che siamo dagli albori della nostra storia.
– Lucrezia S. Franzon –
2035: The Mind Jumper
Isola Illyon
° Tema interessante.
° Low budget, ma con buona computer grafica e discreta recitazione.
° Buone tempistiche del film; tante scene d'azione con coreografie semplici, ma perfette se si pensa che è un poliziotti vs ribelli.
° Sceneggiatura lacunosa.
° Il low budget non giustifica scemenze come la protagonista che si mette a sparare raggi laser dall'occhio!
° Ambientazione troppo ristretta, dovuta ai fondi scarsi (?).