Sono ormai passati i tempi in cui installare un gioco al PC richiedeva solo 60 MB sul nostro disco rigido. Alcuni guardano a quei tempi andati con una lacrimuccia, altri invece sono ben orgogliosi di impiegare giga e giga di spazio per immergersi in giochi del tutto nuovi, dove l’esperienza a livello di grafica è spesso, con grande rammarico, inversamente proporzionale al contesto narrativo che invece dovrebbe avere maggior rilevanza. Siamo ipnotizzati da questi giochi di nuova generazione, cerchiamo un’alta definizione anche nelle più piccole particelle che compongono le texture e non ci accorgiamo di quante trame inconsistenti ci propongono. Un tempo non era così. Un tempo si cercava di offrire un’esperienza indimenticabile al videogiocatore. Lo si voleva sorprendere con trame coinvolgenti e non semplicemente per una pioggia super dettagliata, o per volti talmente perfetti da far sembrare attori veri i protagonisti in computer-grafica.
È con grande affetto che oggi vi parlerò, ispirandomi al genere fantascientifico della space opera trattato la scorsa settimana proprio sul vostro sito di cultura fantasy preferito (che saremmo noi, ovviamente – potete rileggerlo qui), di Dune 2000, un gioco tutt’altro che new generation, datato 1998, che ha appassionato i tanti amatori della fantascienza e i fan del ciclo di Dune. Si propone come un gioco di strategia in tempo reale o RTS (Real Time Strategy) old style, ed è stato creato come remake del precedente Dune 2. Lo stesso filmato iniziale, all’apertura del gioco, è un rifacimento di quello inserito come apertura per il prequel con l’aggiunta della grafica aggiornata.
È proprio il filmato dell’introduzione al gioco che ci catapulta all’interno del mondo di Dune, più precisamente nel pianeta sabbioso di Arrakis (più comunemente conosciuto come Dune) dove l’imperatore ha proposto una sfida alle tre case dominanti: gli Atreides, gli Ordos e gli Harkonnen. Una lotta fino all’ultimo sangue per il controllo dell’intero pianeta, ma ancora di più per il monopolio sull’elemento principale fonte di conoscenza e di ricchezza: la preziosa spezia Melange, una sorta di droga prodotta dal Verme delle Sabbie, lo Shai-Hulud. Questa spezia è di vitale importanza, soprattutto dal punto di vista economico (basti pensare che il suo valore di mercato era di 620.000 solari al decagrammo, al tempo dell’imperatore Shaddam IV – sono piccole curiosità che SI DEVONO CONOSCERE).
In questo intricato contesto, noi interpreteremo il ruolo di un comandante incaricato, in una delle tre fazioni, di combattere, eliminare i nemici e conquistare il pianeta. In più saremo supportati dalla Bene Gesserit, una sorta di associazione segreta che vede in noi i prescelti di una profezia e che mette in dubbio la figura dell’imperatore. Abbiamo quindi la possibilità di scegliere la nostra fazione preferita tra:
- gli Atreides, il cui stemma è l’occhio di un falco e sono di colore blu (nel romanzo Dune, lo stemma della nobile casata è un falco infatti);
- gli Ordos, il cui stemma è un serpente che stringe fa le spire un libro e sono di colore verde (questa casa mercantile non compare nei romanzi di Dune, ma solo nel libro The Dune Encyclopedia, non arrivato in Italia);
- gli Harkonnen, il cui stemma è un ariete e sono di colore rosso (nel romanzo invece lo stemma è un grifone blu).
Una volta scelta la nostra casa abbiamo i classici edifici da costruire nelle nostre basi, che sorgeranno sempre sulla roccia (cosa non sempre facile su un pianeta completamente sabbioso), dove il verme, che principalmente è attratto dalle vibrazioni e si ciba delle unità meccaniche risparmiando (per fortuna) la fanteria, non potrà arrivare. L’estetica delle costruzioni è molto ispirata ai film di Lynch, quindi ritroveremo uno stile elegante e raffinato. Ogni cosa che si sceglie di creare ovviamente impiegherà del “tempo di creazione” prima di poterla posizionare all’interno della base. Più centrali di energia abbiamo (sono la nostra fonte energetica e sono indispensabili quanto le altre risorse, la moneta sonante), più la costruzione degli edifici avverrà con maggior velocità. Nella sabbia invece c’è la nostra fonte vitale, la melange; senza di essa non potremmo portare avanti la campagna visto che non potremo costruire né truppe né edifici. Verrà raccolta nelle zone di sabbia dalla Mietitrice (che potrebbe essere anche risucchiata dal verme delle sabbie, quindi dovremmo stare sempre attenti!) e portata da quest’ultima all’interno delle raffinerie. La suddetta verrà quindi cambiata in solari, unità monetaria necessaria per costruire altri edifici, truppe o veicoli di terra e non, leggeri e pesanti.
Ovviamente, come ogni gioco di strategia in tempo reale, l’importante è cercare di sfruttare al meglio le proprie ricchezze e scegliere il momento giusto per attaccare e poter così vincere la partita andando avanti con le campagne. Il gioco, sviluppato da Intelligent Games, Westwood Studios e pubblicato dalla Virgin Interactive, presenta, a differenza del precedente Dune 2, una componente aggiunta che nel prequel non era disponibile: la modalità multiplayer. Quale miglior modo di rendere realistica la storia e la competizione per la conquista del pianeta se non combattendo con altri comandanti/players a capo delle diverse casate? Dal punto di vista del single player invece, il gioco è strutturato in campagne che non sono impostate secondo un ordine cronologico, e quindi a seconda della fazione scelta sarà possibile portare avanti la storia secondo tre sviluppi narrativi diversi.
Nonostante le idee di base buone, purtroppo Dune 2000 non ebbe enorme successo e dopo qualche anno rimase semplicemente un gioco da single player. Infatti la casa sviluppatrice, la Westwood, nel 2003 chiuse i battenti e i server del multiplayer finirono per chiudere. La fine di un’azienda storica, fondata nel 1985, fu un enorme dispiacere soprattutto perché ci regalò titoli che fecero la storia del videogioco di strategia, come Command & Conquer (poi passato a EA) e il sequel di Dune 2000: Emperor- Battle of Dune. Purtroppo i motivi che segnarono l’insuccesso del gioco non sono di carattere “narrativo”, al contrario. La trama appassionò e portò molti “atei” ad entrare nell’universo di Dune. I problemi furono principalmente di natura tecnica: un’interfaccia non a passo con i tempi, già conosciuta nelle serie di C&C, una giocabilità monotona, gestione del mouse limitata (tasto sinistro del mouse per selezionare e comandare, tasto destro solo per deselezionare) e una sola toolbar posta a destra dello schermo con tutto l’elenco delle cose da creare (a volte anche un po’ confusionaria) costituivano delle meccaniche non proprio brillanti. Non potevano esser messi in coda edifici, non potevano essere riunite le truppe in punti di raccolta, e nell’unica patch che uscì, la 1.06, oltre ad un semplice bilanciamento del gioco, si ebbero a disposizione solo nuove mappe per il multiplayer e un’unità nuova per fazione. Un bel contesto per un gioco di strategia ma che, ahimè, perdendosi nelle meccaniche di gioco, ha finito per diventare uno dei tanti. Ormai i giochi di strategia stavano cambiando, i gamers stavamo cambiando e volevano qualcosa in più e una casa, la Blizzard, nello stesso anno di uscita di Dune 2000 pubblicava un gioco, il primo Starcraft, che avrebbe rivoluzionato il genere, segnando la storia del videogioco strategico per PC.
Se come me siete ancora fedeli appassionati di Dune 2000 e siete tristi perché oltre le campagne in modalità HARD non avete altri obiettivi, perché non ascoltare cosa ci consigliano in questa pagina per riscoprire il multiplayer di questo titolo così sottovalutato?
Una volta fatto questo, non dimenticatevi di farci sapere la vostra esperienza a riguardo lasciando un commento qui sotto, e che lo Shai-Hulud non vi colga! Long live the Fighters!
– Alessia Bellettini –