L’autore di ‘Cyberstorm‘ è Matthew Mather, allitterante esperto di sicurezza informatica, che con questo libro – scritto con la consulenza di un nugolo di esperti di questo ramo – cerca di immaginare le conseguenze di un devastante attacco informatico al cuore dell’America. Il romanzo è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2013 ed è recentemente arrivato in Italia grazie alla casa editrice Fanucci. Ecco, dunque, la nostra recensione.
AL FREDDO E AL GELO
Iniziamo con una breve sinossi. ‘Cyberstorm‘ prende il via in pieno periodo natalizio, in un anno imprecisato di un futuro decisamente prossimo. Mike Mitchell, il protagonista – che narra in prima persona tutta la vicenda – è un padre di famiglia impegnato a prendersi cura del proprio figlioletto Luke e a girare per New York City per consegnare dei regali di Natale aziendali, ignorando le insistenti voci di una guerra tra Stati Uniti e Cina, pronta a deflagrare nel Sud-Est asiatico. Al tempo stesso si accorge di star perdendo sua moglie Lauren, intrigata dal viscido vicino di casa Richard, ma è troppo indolente per far qualcosa e impedire che accada. Proprio poco prima di Natale, però, Amazon si blocca, Internet rallenta fino a risultare inaccessibile, e New York viene sommersa da una tempesta di ghiaccio, mentre l’acqua si congela nelle tubature e l’elettricità arriva in maniera discontinua. Intrappolato nel condominio insieme alla sua famiglia e ai vicini Chuck, Tony e, immancabilmente, Richard, il povero Mike dovrà attingere a tutte le sue risorse per sopravvivere all’apocalisse.
LUCI E OMBRE
Iniziamo mettendo sul piatto i lati negativi del romanzo di Mather. In primo luogo, senza dubbio, c’è la retorica iper-patriottica da action-movie americano, che di certo rispecchierà il pensiero del ceto medio newyorkese rappresentato dal libro, ma che non può mancare di risultare un po’ melensa e ingenua per un pubblico come il nostro. In secondo luogo, il fatto che il libro, per la formazione dell’autore, assuma ogni tanto i toni di un pamphlet contro l’eccessiva dipendenza dall’informatizzazione delle infrastrutture strategiche americane: spesso e volentieri l’autore sembra abbattere la quarta parete, con la dissimulata ignoranza del protagonista, per regalarci veri e propri sermoni sul tema, forse più degni di un saggio che di un romanzo. Collateralmente devo rilevare che in certi passaggi la storia tende a farsi eccessivamente didascalica, sia per le situazioni che si vengono a creare che per le uscite di certi personaggi, i quali in tali frangenti appaiono decisamente fuori dal ruolo.
Purtroppo le criticità che ho evidenziato compromettono la fruibilità di questo romanzo altrimenti più che buono, scritto in maniera accattivante (tranne, come già detto, per i fastidiosi inserti propagandistici) e capace di trascinare il lettore, pagina dopo pagina, verso il finale, dove si spera – non vi dirò se sia davvero così o meno – che tutti i nodi vengano al pettine. Piuttosto buona anche la traduzione italiana, che però di quando in quando si incaglia – problema comune nell’attuale panorama – nella resa del simple past inglese con passato remoto e trapassato prossimo, fattore che crea una fastidiosa confusione di piani temporali.
NEW YORK, NEW YORK… E ALTRI DÉJÀ-VU
Altra pecca di una certa gravità, a mio avviso, è un po’ l’apparente assenza di originalità. Il tema di New York senza elettricità e sepolta dalla neve richiama, senza volersi impegnare più di tanto, un’infinità di storie, tra le quali il tamarro blockbuster ‘The Day After Tomorrow‘ e il recentissimo videogame ‘Tom Clancy’s The Division‘, tanto per citare le prime due cose che mi vengono in mente. La lotta per la sopravvivenza, il cannibalismo, la guerra fra superstiti dopo un disastro dalle cause ignote fanno pensare subito allo struggente romanzo ‘La Strada‘ di Cormac McCarthy, dal quale è stato tratto un film con Viggo Mortensen e Charlize Theron. Ancora: la presunta invasione ricorda ‘Alba Rossa‘, pellicola in cui un gruppo di giovani americani si trova a combattere in casa l’invasore sovietico (quello più recente con i nordcoreani è un remake, ed è una storia ancora diversa…), mentre la “tempesta perfetta” (sia su Internet che a livello meteorologico) sa inevitabilmente di déjà-vu, con l’omonimo film che aveva per protagonista George Clooney. L’approccio di Mather, a metà strada fra fantapolitica, techno-thriller e fantascienza post-apocalittica, con una grande attenzione al realismo, è piuttosto innovativo, ma fatica a smarcarsi dagli stereotipi ai quali, più o meno esplicitamente, fa riferimento e con i quali non può fare a meno di confrontarsi.
CHIUSI IN CASA A IMMAGINARE IL PEGGIO
Ma veniamo agli elementi positivi: ‘Cyberstorm‘ è un romanzo fondato sull’ignoranza del protagonista e, quindi, del lettore. Chi ha causato la cyber-tempesta? Sono stati i cinesi? I russi? Gli iraniani? Anonymous o qualche altro gruppo di hacker? Che fine hanno fatto l’esercito e il presidente? Il Paese è stato invaso? Sono forse arrivati gli alieni? Non sarò certo io a svelarvi questo segreto. L’autore, infatti, è bravo a far percepire l’angoscia delle persone che si ritrovano intrappolate in città, senza informazioni su quel che stia succedendo, costrette a difendere i loro beni e le loro stesse vite quando non è rimasto nessuno a far rispettare la legge. Paradossalmente l’interesse del lettore finisce per appuntarsi più sulla misteriosa situazione generale che sulla sopravvivenza del gruppo. L’azione è piuttosto limitata, anche se ben descritta, ma è più che altro l’attesa, la paura dell’ignoto, a far crescere la tensione. Anche i momenti meno dinamici, perciò, si reggono perfettamente su questo gioco di detto e non-detto, sul telefono senza fili delle informazioni, che alimentano la paura e l’angoscia.
Continuate a leggere per scoprire il nostro giudizio finale.
– Stefano Marras –
‘Cyberstorm’ di Matthew Mather: recensione
Isola Illyon
- Una lodevole attenzione al realismo;
- Un approccio innovativo a un tema forse eccessivamente sfruttato;
- Un misto fra sci-fi post-apocalittico, techno-thriller e fantapolitica;
- Tema e setting sfruttati allo sfinimento da altri prodotti, sui media più disparati;
- Il libro risulta spesso eccessivamente didascalico;
- A volte, più che un romanzo, sembra un pamphlet basato su un esperimento concettuale;