Vi ricordate com’è andata a finire la quarta stagione di Vikings?
Se non l’avete ancora vista, non temete: non ci saranno spoiler in questa sede. A chi invece l’ha vista e sta attendendo con ansia la quinta, che ritornerà in tutta la sua rozza e violenta gloria il prossimo 29 novembre, mi sento di suggerire una lettura sull’argomento. Si tratta di Vikings: la saga di Ragnar Lodbrok, volume già disponibile in libreria ed edito in Italia da Fanucci.
A giudicare dal titolo, il libro sembrerebbe un romanzo tratto dalla serie prodotta da History Channel e liberamente ispirato alla leggendaria saga di Ragnar. E invece non è così, perché si dà il caso che si tratti della traduzione italiana più accessibile della Ragnarssaga loðbrókar, la saga danese che racconta le gesta di un vichingo che dovreste già conoscere. Ma non solo: il curatore, Ben Waggoner, traduce dal norreno più sezioni di opere tratte dall’epica nordica, ritrovate nei manoscritti medievali più disparati, spesso frammentari, e ricostruiti con una certa affidabilità storiografica.
Prima di continuare, una piccola premessa: Vikings è una serie che restituisce una straordinaria veridicità storica al mondo dei vichinghi. Il modo in cui gli sceneggiatori hanno donato vita a un mondo semisconosciuto, più leggendario che storico, ha a dir poco dello straordinario. Tuttavia, per esigenze pratiche, c’è stato bisogno di fare qualche taglio, per dare alla trama quella coerenza che il racconto epico tipicamente non possiede. Il libro in questione ha il pregio di contenere diverse saghe norrene, e di essere stato pubblicato nel momento migliore per non spoilerare nulla a chi ha seguito la serie, e permettere a chi non l’ha vista di riconoscere in essa i migliori episodi del mito. Nel volume potrete trovare ben due versioni della saga di Ragnar e dei suoi figli, oltre a un’interessante genealogia dei re svedesi e al magnifico testo originale del Krákumál, il canto che si dice pronunciato da Ragnar in persona durante… beh, in un momento decisivo della sua vita (spoiler evitato per un soffio).
Il libro è un’introduzione alla mitologia norrena, ed è un validissimo strumento di lettura per chi sia interessato alla materia prima da cui gli sceneggiatori della serie hanno tratto le loro storie. Malgrado alcune imperfezioni nella traduzione dall’inglese, a tratti un po’ rigida, il curatore riesce a offrire una classificazione chiarissima delle saghe, mettendo utilissimi “puntini sulle i”: sapevate, ad esempio, che “vichingo” non è un popolo, ma un lavoro? E sapevate che, attraverso gli intrecci di trame in cui si mescolano mito e storia, potreste trovare anche il professor Tolkien? E ancora, sapevate che nel mito danese di Ragnar non c’è traccia né di Lagertha né di Rollo – ma che, nondimeno, sono esistiti entrambi come figure storico-mitologiche? E che l’aquila di sangue potrebbe (o forse no) avere un fondamento storico? No? Ecco, con questo libro potreste cominciare a saperlo.
Uno degli aspetti che ho trovato più interessanti è l’intenso filtro epico con cui è presentata la saga di Ragnar. L’epica è una materia ricca e intrigante: rappresenta un collante fantastico non solo fra storia e mito (Ragnar è una figura mitologica, ma sappiamo che i suoi figli sono esistiti realmente), ma anche fra mito e mito: nell’introduzione del volume potrete viaggiare fra saghe norrene e islandesi, fra Eneide e Mille e una notte, attraverso episodi mitologici che si ripetono sempre identici eppure sempre pregni di significati differenti da cultura a cultura, a testimonianza che il legame più intimo del vecchio continente è costituito non dalla storia, bensì dal mito – e in ultima istanza, dal fantasy.
Insomma, come ve lo devo dire? Leggete questo libro. Leggete più mitologia, perché è da queste storie che il fantasy trae le sue radici. E perché è da questi racconti, riutilizzati dai poeti romantici non meno che dai professori di Oxford, che si è radicata la sensibilità del mondo di oggi.
–Francesca Canapa–
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‘Vikings: la saga di Ragnar Lodbrok’ di Ben Waggoner – Recensione
Francesca Canapa
- Introduzione chiara alla lettura;
- L’assemblaggio delle saghe è coerente con la tradizione mitologica;
- Il volume è un’ottima introduzione alla mitologia norrena;
- A volte la traduzione italiana dall’inglese è un po’ zoppicante;