Mamma Illyon vi ha già mostrato il bel trailer rilasciato il 25 novembre dalla Legendary Pictures (ma lo trovate anche qui sotto), con il quale il produttore Steven Spielberg e il regista Colin Trevorrow ci danno appuntamento al cinema per il 12 giugno (data della release internazionale del film), accogliendoci a zanne aperte in un Jurassic Park finalmente aperto al pubblico. In questo articolo ripercorreremo le vicende dei primi tre film e scopriremo tutti i segreti sul prossimo episodio… siete pronti a staccare un biglietto di sola andata per Isla Nublar?
Questo parco non s’ha da aprire!
L’idea originale della saga nasce nella mente geniale dello scomparso scrittore Michael Crichton (‘Andromeda’, ‘Sfera’) già nei primi Anni Ottanta del Ventesimo Secolo: cosa accadrebbe se fosse possibile clonare dei dinosauri e riportarli in vita? Successivamente si aggiunge anche l’idea del parco a tema, sviluppata definitivamente nel romanzo ‘Jurassic Park’ (1989), che, neanche uscito, è già conteso da mezza Hollywood. Se ne accaparra i diritti la Universal con Steven Spielberg, che, da regista, realizza un film – per l’epoca – avanzatissimo, mischiando una computer grafica pionieristica con Animatronics capaci di dare vita a dinosauri dalle dimensioni quasi reali. Quello che ormai è solo il primo capitolo di un brand multimediale racconta la storia di un “sopralluogo” condotto da paleontologi e da un matematico particolarmente arguto nel Jurassic Park, ormai prossimo all’apertura. Come sempre accade – deve accadere -, il bellissimo giocattolo si rompe quando i piani di una multinazionale rivale, nel tentativo di ottenere il DNA di alcune delle attrazioni preistoriche di questo parco, lasciano il parco senza corrente e i dinosauri liberi di scorrazzare e di riempirsi la pancia del personale. Non solo: siccome la vita trova sempre la via, i dinosauri – il cui DNA è stato interpolato con quello di anfibi africani – hanno anche sviluppato la capacità di cambiare sesso e, dunque, di riprodursi al di fuori del controllo della InGen.
Campeggio col T-rex
Il successo di pubblico del film porta lo scrittore Crichton a tornare nell’arcipelago de Las Cinco Muertes con ‘The Lost World’ (1995), romanzo forse persino più bello dell’originale, in cui scopriamo l’esistenza di un sito B, collocato sull’Isla Sorna, sulla quale venivano creati i dinosauri poi spediti nella “vetrina” del parco. Abbandonato dopo la chiusura del progetto, il sito B dimostra, ancora una volta, come la vita sia in grado di farsi strada da sé: i dinosauri, programmati per essere dipendenti dalla somministrazione di lisina e quindi per morire, in assenza di intervento umano, dopo una settimana, ricavano questo enzima dall’ambiente circostante (gli erbivori dalle piante e i carnivori… beh, dagli erbivori). Il libro è più cupo del primo: Ian Malcom (nei film interpretato da Jeff Goldblum, ‘La mosca’) è un personaggio tormentato, dipendente dalla morfina per la ferita riportata alla gamba; la sua arguzia si è trasformata in un cinismo apparentemente sconfinato; la natura sull’isola è crudele e misteriosa. Nel 1997 anche questo libro riceve un’omonima trasposizione cinematografica, sempre diretta da Steven Spielberg, ma l’assenza di Crichton alla sceneggiatura si sente eccome: la storia è solo liberamente ispirata all’originale, dalla quale riprende le sequenze adrenaliniche dell’assalto dei due T-rex contro lo sfortunato camper della spedizione dei “buoni”. Probabilmente, sia per la scrittura, per la regia, per gli effetti speciali, e – infine – per le musiche, la scena migliore dell’intero film.
La fantasia talvolta un po’ infantile di Spielberg aggiunge invece tutta la parte ambientata a San Francisco, in cui un enorme Tyrannosaurus Rex va in giro per la città in cerca del proprio piccolo, riproponendo – per volontà dichiarata del regista – suggestioni proprie del film ‘King Kong’. Rimane comunque memorabile il T-rex che beve dalla piscina, mentre penso susciti ancora brividi in tutti gli spettatori la scena in cui un piccolo esercito di Velociraptor stermina i mercenari che attraversano l’erba alta.
Non c’è due senza tre
Gli incassi più che buoni de ‘Il Mondo Perduto’ (oltre 600 milioni di dollari) e il desiderio di tornare nel mondo dei dinosauri creato da Crichton portano Spielberg a produrre ‘Jurassic Park III’ (2001), stavolta diretto da Joe Johnston. Si tratta, per dirla senza peli sulla lingua, di un capitolo del quale nessuno sentiva il bisogno: non ispirato, né direttamente né indirettamente, a nessuna opera di Crichton, con una regia al di sotto del livello dei film precedenti e con una sceneggiatura a dir poco piatta. Questa volta viene richiamato in servizio il paleontologo Alan Grant (Sam Neill), ma il ritorno a Isla Sorna non nasconde la benché minima sorpresa, diventando solo un pretesto per inserire delle scene (come quelle della voliera degli Pterodattili) che motivi di budget, di tempistiche e di sviluppo tecnologico avevano impedito di introdurre nel primo film. Un guadagno di appena 300 milioni di dollari, supportato più dal marchio che dalla qualità intrinseca del prodotto, Razzie Awards e critiche durissime sono il duro raccolto di questo dimenticabile sequel.
Il parco apre al pubblico
Arriviamo così al quarto film. Oggi sappiamo che si intitola ‘Jurassic World’, ma nella sua lunga e travagliata gestazione (oltre un decennio), resa un’agonia da “divergenze creative” con la Universal, è stato spesso menzionato come ‘Jurassic Park 4‘. La scelta di cambiare il titolo e di escludere la numerazione è da ricondurre (anche) alle intenzioni della produzione di creare un vero e proprio reboot della saga, staccandosi dalla brutta piega presa con il terzo capitolo e ripartendo da dove il progetto originario di John Hammond si era arenato, cioè dall’apertura del parco. Come si vede dal trailer che trovate in questa pagina, il reboot sembra riguardare anche il cast, rinnovato con leve decisamente più giovani, tra cui spicca lo Star Lord di ‘Guardians of the Galaxy’, Chris Pratt. Alle musiche torna l’inossidabile John Williams, Spielberg mantiene il ruolo di produttore, Trevorrow sta dietro la cinepresa e a fare da consulente ritroviamo il palentologo Jack Horner, l’uomo che – con le sue teorie sui dinosauri come animali a sangue caldo – ha ispirato l’intero progetto fin dalle origini.
Volete sapere di più sulla trama?
Il Jurassic Park ha (finalmente!) aperto i battenti nel 2005; dapprima ha attirato frotte di turisti, ma col passare del tempo persino questa novità ha stancato l’utenza, e la Masrani Corporation (che ha rilevato una InGen sul lastrico dopo il pasticcio di San Francisco) decide di ibridare il DNA di dinosauro con quello di altre creature, per creare un fenomeno da baraccone capace di risollevare gli interessi del pubblico. Come si evince dal trailer, sarà proprio questo meticcio a creare parecchia confusione nel parco affollato dai turisti, sfruttando le sue capacità superiori per eludere la sorveglianza e disseminare caos in questo “parco dei dinosauri”. Ovviamente non possono mancare il caro vecchio T-rex né quei furbi bastardi dei Velociraptor, dei quali Owen, il protagonista, studia il comportamento. Finalmente avranno spazio anche i dinosauri marini, con un colossale Mosasaurus, che nel trailer emerge dalle acque del parco per mangiare uno squalo bianco – minuscolo, al confronto – e inondare il pubblico con un vero e proprio tsunami.
In attesa di vedere il ritorno dei nostri dinosauri preferiti – e di nuovi arrivati, anche ibridati – sugli schermi, nel giugno dell’anno prossimo, potete trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale.
E voi, Illyoners? Siete pronti per visitare il Jurassic Park? Che aspettative nutrite per questo nuovo film? Tornate bambini e scrivetelo nei commenti!
– Stefano Marras –