Sette secoli or sono ogni Nan napoletana le narrava al suo Bran. Raccolte da un filosofo, sono oggi il nodo che lega otto percorsi dentro la città.
Napoli stessa è terra intrisa di mito e magia: Partenope “sguardo di vergine”, che si dice nata dal corpo della sirena che si uccise per un rifiuto di Ulisse, annegando nelle acque del Golfo. E le sue sorti sono legate ad una leggenda ed al castello su cui essa aleggia. Si dice infatti che Virgilio, ritenuto nel Medioevo anche un mago, pose nei sotterranei di Castel dell’Ovo un uovo di gallina, sistemato in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro. Questa fu appesa a una pesante trave di quercia, in una cameretta fatta costruire apposta, nella quale penetrava un raggio di luce. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di catastrofi alla città.
Proprio qui, durante tutto il mese di maggio, il Forum Universale delle Culture ha organizzato otto itinerari a tema, da Mergellina a Chiaia, lungo tutta Napoli, spingendosi fino al suggestivo palazzo degli spiriti di Pausilypon (prese questo nome “cessazione del dolore” per la veduta che da qui si godeva già tremila anni fa). Gli itinerari seguiranno gli argomenti di “Storie e Leggende Napoletane” in cui Benedetto Croce raccoglie frammenti di storia e mito in un mosaico dalla policromia vivida e insieme chiaroscurata: «Un angolo di Napoli», «La novella di Andreuccio da Perugia», «Lucrezia d’Alagno», «Sentendo parlare un vecchio napoletano del Quattrocento», «Tirinella Capece», «Re Ferrandino», «Isabella Del Balzo, regina di Napoli», «La chiesetta di Iacopo Sannazaro», «Giulia Gonzaga e l’Alfabeto cristiano del Valdés», «Passato e presente (La spiaggia e la villa di Chiaia; La casa di una poetessa; Nisida)», e soprattutto «Leggende dei luoghi ed edifizi di Napoli».
Tra queste, quella del Coccodrillo di Castelnuovo (meglio conosciuto come Maschio Angioino): il coccodrillo fu condotto a Napoli dall’Egitto, per volontà della perfida regina Giovanna, che pur di tenere nascoste le sue numerose tresche si dice desse in pasto al rettile i suoi giovani amanti.
A quanto pare il segreto non restò tale, e la regina Giovanna è oggi per i napoletani un chiaro riferimento proverbiale alla crudeltà e all’infedeltà.
La più fantastica delle leggende è però senza dubbio quella di Colapesce.
Nicola Pesce o Pesce Nicolò era un ragazzo innamorato del mare e dei suoi tesori. Per proteggere i pesci, piuttosto che aiutare la sua famiglia di pescatori tentava in ogni modo di impedire i suoi fratelli nel loro lavoro. Quando un giorno arrivò a riportare in mare una murena ancora viva, sua madre, disperata, scongiurò gli dèi di tramutarlo in una di quelle creature marine.
Cola cercò rifugio nel mare, usando il corpo di grossi pesci come mezzo di trasporto: si faceva inghiottire, per uscire all’arrivo tagliandone il ventre.
La leggenda trae origine dal culto tardo pagano dei figli di Nettuno, ossia dei sommozzatori dotati di poteri magici, in grado di restare in apnea per poter carpire i segreti degli abissi. Essi, accoppiandosi con misteriosi esseri marini (probabilmente le foche monache) e con l’aiuto della sirena Partenope (ancora lei), acquistavano tali poteri magici.
Queste ed altre storie e leggende, dal mito antico al Decameron, dalla cultura pagana a quella cristiana, si rivelano a chi intraprenda gli otto sentieri del Maggio dei monumenti.
Per info maggiori sui percorsi, cliccate su www.forumculture.org. Mi raccomando, non perdete l’occasione di questo caldo soffio di primavera per scoprire gli incanti e i segreti della limpida e insieme tenebrosa terra della Sirena!