Aiuterete la piccola Aurora nel viaggio per tornare da suo padre? Si parte per Lemuria, isolani, alla scoperta dell’ultima perla videoludica targata Ubisoft!
Qualche tempo fa, sulle nostre fantastiche pagine, vi abbiamo chiesto quand’è che un videogame possa essere messo al pari di un dipinto, o di una qualsivoglia opera d’arte, e parlato di Brothers – A Tale of Two Sons, capolavoro di Starbreeze Studio talmente toccante da far commuovere anche Sauron in persona, il quale in realtà non era uscito sul campo di battaglia per affrontare Isildur, ma alla ricerca disperata di un pacchetto di kleenex per asciugare il suo umido elmo di coccolosissimo signore oscuro e poter tornare a giocare in santa pace senza che gli eserciti alleati della Terra di Mezzo tentassero di invaderlo ogni cinque giorni. Che gente.
Ebbene, isolani, siete pronti ad incantarvi ancora una volta? Child of Light vi lascerà a bocca aperta!
Austria, 1895. La piccola Aurora, figlia del Duca, si addormenta avvolta da un misterioso e gelido sonno, risvegliandosi – non si sa come né perché – nel magico mondo di Lemuria. Fluttuando su ali di fata, e accompagnata dal fidato Igniculus, fuocherello dalle mille risorse che vi aiuterà non poco nel corso dell’avventura, dovrà recuperare il Sole, la Luna e le Stelle, spariti per mano della perfida Regina Umbra, e riportare la Luce su tutto il regno.
Nel corso del suo viaggio la fanciulla verrà affiancata dai compagni più improbabili: si va da una coppia di perduti fratelli circensi, a Robert, topino arciere in cerca di gloria per conquistare il cuore dell’amata Margaret, fino ad arrivare a Finn, nano fifone in grado di padroneggiare potentissime magie elementali. Tutti i potenziali membri del party della protagonista sono profondamente caratterizzati, e si portano dietro insicurezze e voglia di riscatto. Non mancheranno i momenti di sconforto, nei quali il dolce flauto di Aurora riuscirà a rinfrancarli e a ridar loro nuovo vigore per proseguire la missione.
A proposito di party e di combat system – perché sempre di un videogioco stiamo parlando! – Child of Light si rifà alla storica, decennale tradizione di GdR nipponici a turni, mettendovi a disposizione due PG, facilmente intercambiabili, a fronteggiare un gruppetto di nemici che, incontri casuali o boss che siano, non supererà mai il numero di tre. In puro stile Grandia 2, l’azione verrà scandita da un’immediatissima barra posta in basso, sulla quale potrete vedere il tempo di attesa e quello di lancio dell’azione. Occhio a quale sarà la vostra mossa, dunque, perché alcuni attacchi/incantesimi, sebbene lanciati prima degli avversari, impiegheranno talmente tanto che verrete “scavalcati” e, se colpiti in quel momento, sarete interrotti, perdendo di fatto il turno e dovendo ricominciare da zero. Questo problema è facilmente risolvibile, nel caso in cui foste supportati da un alleato in grado di fornirvi protezione, power-up alle mazzate o, semplicemente, un aumento della velocità, fondamentale per divorare la fila e agire repentinamente, manco foste chi vi scrive, paffuto 11enne a Gardaland, che molto poco correttamente sgattaiola tra nugoli di gambe pur di entrare all’ultimo spettacolo del Castello Incantato di Mago Merlino. E c’era veramente lui, giuro, il Mago. L’ho visto con questi occhi. Emozioni.
Gli scontri non vi impegneranno mai seriamente, complice anche l’implementazione degli elementi in cui si differenzieranno le creature nemiche. La Game Freak insegna che l’acqua vince contro il fuoco. Amen. E la Luce vince contro l’Oscurità. Se proprio vi troverete alle strette, però, non disperate: avrete in Igniculus un preziosissimo alleato, da controllare come fosse un PG a parte (mouse o analogico del pad), in grado di flashare i nemici, rallentandoli, raccogliendo sfere luminose da apposite piante in giro per il campo di battaglia e, soprattutto, curandovi poco per volta, abilità che vi risulterà comoda in non poche occasioni.
Child of Light non consiste solo nel menare fendenti a destra e a manca. Anzi, il combattimento è solo un contorno, un piacevole diversivo a quello che è il vero cuore dell’avventura targata Ubisoft: l’esplorazione. E sì, illyoners, perché dal momento in cui Aurora otterrà un paio di ali fatate e la capacità di volarsene in giro, vi importerà poco e nulla degli scontri disseminati in giro.
Vagare per le terre di Lemuria in lungo e in largo, incontrando volta per volta cascate, monsoni, valli abitate da topi antropomorfi, miniere percorse da fiumi di lava, alberi giganteschi, caverne disseminate di perfidi ragni, risolvendo semplici enigmi per raggiungere gli scrigni più ostici, o proiettandovi fino alle nuvole, grazie all’aiuto del gigante di pietra, Magna. Dagli abissi più bui fino ai cieli più sconfinati, il paesaggio si dischiuderà davanti ai vostri occhi e muterà volta per volta, sempre vivo, sempre vario, lasciandovi stupefatti e ammaliati, calamitandovi inesorabilmente allo schermo, nella decina e passa di ore necessarie a terminare l’avventura.
Ed il merito va tutto alla scelta stilistica dello studio Montreal, nel realizzare quasi interamente a mano ogni elemento di gioco, dai personaggi ai dungeon, grazie all’UbiArt Framework, già visto all’opera nel recente reboot della saga platform di Rayman, con Origins e Legends.
È difficile far capire a parole cosa si provi giocando a Child of Light. Abbiamo definito Brothers un capolavoro, un quadro interattivo. Se tanto mi dà tanto, allora la storia di Aurora non può che essere definita una fiaba interattiva. Nei suoi morbidi disegni acquerellati, nelle pieghe della sua storia, narrata sapientemente in rima, accompagnata dalla splendida e toccante colonna sonora della canadese Béatrice Martin, in arte “Cœur de pirate”, vivrete un’esperienza profonda, sentendovi parte di essa fin dai primi minuti di gioco. E vorrete che non finisca mai.
Per chi già conosce il tema musicale del gioco, riascoltatelo, non fa mai male. Sono certo che vi ritroverete a canticchiarlo distrattamente, presi da una dolce vena di malinconia. Per tutti gli altri, che vi sia da invito a provare questo diamante videoludico. Al prezzo attuale di vendita, una quindicina di euro su tutte le piattaforme, e per le emozioni che vi susciterà, è un delitto non farlo. Perché ultimamente, di titoli che riescano a far risuonare le corde della vostra anima come Child of Light, non se ne trovano mica in giro.
– Mario Venezia –