DISCLAIMER: Questa rubrica si propone di fare luce sulle origini delle creature magiche, mostruose e/o fantastiche che popolano, in maniera più o meno credibile, la nostra cultura (a proposito: si accettano suggerimenti e proposte dai lettori!). La lettura dell’articolo potrebbe intaccare seriamente l’alone di mistero che le circonda: Isola Illyon declina dunque ogni responsabilità per l’eventuale fine prematura della vostra infanzia.
Il passaggio dalla vita alla morte, col suo tragico mistero, con la dolorosa realtà del distacco dalle persone amate, resta uno dei momenti più significativi dell’intera esistenza umana; probabilmente lo rimarrà fino a quando non raggiungeremo la fantomatica “singolarità tecnologica”, faremo un backup dei nostri cervelli su computer quantistici e vivremo dentro un corpo robotico per l’eternità. Lasciando da parte questi voli pindarici, però, la triste realtà è che la morte rappresenta tuttora, per citare William Shakespeare, una “conclusione necessaria”, di fronte alla quale chi rimane cerca spesso spiegazioni alternative alla cruda verità fattuale. Lo si è fatto fin dalla notte dei tempi, si continua a farlo anche oggi: quando ci ripetiamo che “non può essere tutto qui”, quando ci consoliamo al pensiero che “ci deve pur essere qualcos’altro”, ecco che – parafrasando il pittore spagnolo Goya – “il sonno della ragione genera mostri”.
Di per sé, l’espressione “fantasma”, di matrice greca, indica più genericamente una “apparizione” soprannaturale, e solo negli ultimi due secoli ha assunto il significato più specifico di “apparizione di un defunto”. Nella tradizione popolare e nella letteratura il fantasma è la manifestazione dell’anima di una persona (o di un animale!) morta, visibile o comunque percepibile da parte dei viventi al cui cospetto appare. I fantasmi popolano la letteratura mondiale fin dai suoi albori: uno dei più antichi esponenti di questa categoria compare nientemeno che nella Bibbia, nel Primo Libro di Samuele, in cui il Re d’Israele Saul, che prima ha perseguitato maghi e negromanti, si rivolge alla strega di Endor (nessuna parentela con la luna boscosa dell’Episodio VI di ‘Guerre Stellari’…) perché evochi l’anima del profeta Samuele. Uno dei fantasmi più famosi della letteratura è sicuramente quello del padre di Amleto, che si manifesta nell’omonima tragedia di William Shakespeare per annunciare al figlio la propria morte per mano dello zio Claudio e reclamare vendetta.
I fantasmi, si sa, sono esseri birichini, caratteristica che li porta a manifestarsi in una serie incredibile di forme: si spazia da spettri invisibili, ma capaci di manifestarsi con rumori di varia natura (come accade per i cosiddetti Poltergeist), a visioni realistiche assai vicine a quella di figure in carne ed ossa, passando per apparizioni visibili ma incorporee, circonfuse di una luce misteriosa (non a caso definita “spettrale”), come fatta di nebbia. Alcuni antropologi riconducono questo tratto sia al concetto di “soffio vitale”, incarnato (scusando il gioco di parole) dai termini greco e latino impiegati non solo per indicare il respiro, ma anche l’anima: rispettivamente πνευμα (pronuncia: pnèuma) e spiritus. L’idea della persistenza dello spirito che abbandona il corpo sotto forma di nebbiolina è forse da ricondurre alla condensa che, nei climi freddi, poteva accompagnare l’ultima esalazione, raffigurando in maniera icastica la dipartita dell’anima dal corpo. Ma non finisce qui: prima la tradizione popolare, poi la letteratura gotica hanno aggiunto diverse caratteristiche ulteriori, tendenti a rendere ancora più temibili i fantasmi: l’assenza della testa, la presenza fluttuante di sudari (sì, sudari, non lenzuola!), persino il rumore tintinnante di catene, a simboleggiare la prigionia di queste anime intrappolate tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Ma per quale motivo dovrebbe mai esistere un fantasma? Le ragioni elencate dalla tradizione e dalla letteratura sono le più svariate, ma – come metteva in luce il film del 1995 ‘Casper’ – hanno principalmente a che vedere con il fatto di aver lasciato qualcosa in sospeso. Non basta però essersi dimenticati di chiudere il gas o di pagare un bollettino: ci vuole qualcosa di più importante e profondo. Il più delle volte ciò che resta da fare dopo morti, tanto importante da intrappolare queste anime nel mondo dei vivi, è portare a termine la propria vendetta: l’odio sarebbe quindi la principale causa dell’esistenza dei fantasmi, un odio talmente forte da sopravvivere alla morte stessa… Altre volte entra in gioco un concetto simile, quello del trauma: spesso gli spiriti non sono propriamente cattivi, ma piuttosto pazzi di dolore, per un terribile evento che ha spezzato la loro mente. Un altro modo per diventare fantasmi è aver vissuto una vita talmente piena di peccati da doverli espiare prima di potersi allontanare da questo mondo. O, ancora, diventare vittima di una maledizione. Per queste ragioni i fantasmi finiscono spesso per infestare determinati luoghi, spesso legati alla loro vita – o alle circostanze della loro morte: ad esempio il castello in cui hanno sempre vissuto, oppure la casa in cui sono stati uccisi.
Un esempio di fantasma che risale alle tradizioni anglosassoni medievali sono le Dame Bianche, figure impazzite e/o morte di disperazione in seguito al tradimento del marito o alla rottura di un fidanzamento. Queste signorine biancovestite comparirebbero nelle campagne, intente a perseguitare la famiglia del traditore, o in alternativa ad annunciare fenomeni luttuosi, un po’ come fanno le banshee con le loro urla disumane e raccapriccianti. Anche queste creature, che popolano le tradizioni del Regno Unito, tenderebbero a legarsi ad una famiglia, alla quale preannuncerebbero – in realtà con una finalità protettiva – le disgrazie prossime venture. Di sicuro potrebbero scegliere un modo più soft di comunicare, dato che le loro urla fanno notoriamente accapponare la pelle. Comunque questi sono fantasmi vintage: oggigiorno va più di moda l’autostoppista fantasma, sempre femmina e dal comportamento un po’ maniacale ed angosciante; naturalmente chi le offre il passaggio collega tutti i puntini e scopre di aver visto un fantasma solo dopo che tutto è finito.
Ora che abbiamo analizzato il fenomeno dei fantasmi, seppur in maniera sommaria, sotto i risvolti antropologici, semantici, letterari e del folklore, dobbiamo però dire che la scienza non suffraga in alcun modo l’esistenza di esseri del genere. Anzi, la avversa. Ma allora come si spiegano i casi in cui i testimoni hanno davvero visto qualcosa (o almeno pensano di averlo visto)? Le risposte sono molteplici, forse non sempre esaustive, ma val la pena di soppesarle.
Escludendo i casi in cui l’apparizione fantasmagorica è frutto di una burla – o, peggio, di una vera e propria frode -, il più delle volte sono proprio gli uomini a creare questi mostri. Taluni incolpano l’eccessiva sensibilità della visione perifica (la famosa “coda dell’occhio”), che tende spesso e volentieri a immaginare più di quanto non veda; in altri casi entra in gioco la pareidolia, cioè quella tendenza del nostro cervello a leggere forme puramente casuali alla stregua di sagome conosciute (ad esempio, ho davanti una tenda e, nel cuore della notte, la scambio per un fantasma che aleggia nella stanza). Se ci pensate, le condizioni in cui si verificano molti avvistamenti sono tali da lasciare molto gioco al nostro cervello, consentendogli di vedere più di quanto ci sia realmente; e quando questo da solo non basta, ecco che entrano in ballo le allucinazioni. Ma a prescindere da queste forme patologiche, in determinati casi, con condizioni di stress elevato o di forte aspettativa, accade soltanto che il cervello “veda” esattamente quello che si aspetta di vedere: la suggestione e l’autosuggestione possono ingannare tanto quanto il buio, i giochi di luce e la corrente che fa sbattere le porte. Se mi trovo in un castello notoriamente “infestato”, sarò più propenso a giudicare qualunque evento poco fuori dalla norma… decisamente paranormale. Casi più estremi hanno portato teorici più arditi a chiamare in causa fenomeni magnetici, gli infrasuoni e l’avvelenamento da monossido di carbonio (state lontani dalle stufe a gas!).
E voi, Illyoners? Siete razionalisti tutti d’un pezzo o credete nei fantasmi?
– Stefano Marras –