La città di Merovia è preda delle incursioni dei Ghoul! Ma i nostri eroi troveranno ben altri pericoli in agguato…
Torniamo nel mondo di Dragonero, e rituffiamoci nelle sconfinate terre dell’Erondàr! Dopo aver rigettato il negromante Zehfir dal fetido abisso dal quale proveniva, Ian e Gmor, che non hanno cinque minuti di pausa nemmeno per farsi una mano di briscola imperiale, verranno chiamati ad Ovest, tra le montagne innevate del Suprelùrendàr, dal prefetto di Merovia, per indagare su alcuni agguati subiti dalle carovane di mercanti, che trovano nella città una tappa obbligata per il fiorire dei loro commerci. Merovia è, di fatto, controllata economicamente dall’opulente Gilda dei Mercanti che, a causa del menefreghismo dell’Impero, spesso si dedica anche alla sua amministrazione, politica e non. La spedizione, guidata da Ian e Kolmich, paraculatissimo erede della famiglia più facoltosa ed influente della provincia, partirà all’esplorazione della foresta vicina, convinta di indagare su dei Ghoul, ma inconsapevole di cosa li attende in realtà…
L’armata combriccola si ritroverà circondata da mistici e misteriosi sigilli, sicura opera di magia bianca, intagliati sulla corteccia degli alberi, come ad impedire ad un male ancestrale di lasciare l’area. E infatti, colti alla sprovvista, verranno massacrati senza pietà da un gruppo di mannari, ripugnanti creature controllate dalle arti ammaliatrici della Driade confinata all’interno del freddo e spettrale bosco. Quando la sua voce suadente si insinuerà nell’animo dei malcapitati –”la sua voce… entra nel cuore… mi vuole”– e tutto sembrerà perduto, l’urlo sovrumano del Dragonero fermerà le sue spire malefiche, lasciandolo stordito e inerme come Frodo dopo essere stato pugnalato a Collevento, ma grazie alla provvidenziale fisicità di Gmor, riusciranno a fuggire a rotta di collo, rifugiandosi in un vicino insediamento montano. Lì, i due compari faranno finalmente luce sui retroscena della fatale signora della foresta, quando sarà l’ex monaca guardiana, Nadiva, a raccontare loro dell’infausta sorte toccata al luresindo che accompagnava in missione, Eranyus, probabilmente rimasto prigioniero del demone per placarne i desideri e permettere al villaggio e a Merovia di vivere in pace per qualche anno. E a questo punto, che si fa, cosa potrebbe essere il passo successivo, se non vendetta, tremenda vendetta?
E vendetta sia: i tre partiranno alla volta del covo dell’infame creatura, decisi a liberare Kolmich e gli altri prigionieri dal destino che li attende (essere trasformati in mannari, adepti della Driade) e contemporaneamente farle il culo a strisce.
Ci riusciranno? Che domande, dimenticate forse chi sia il protagonista del fumetto? Non c’è niente che può contrastare il suo sangue di drago, nemmeno una di quelle sempiterne televendite di Giorgio Mastrota e Wilma de Angelis, che passano ad ora di pranzo. Prima o poi cederò e comprerò una mountain bike con cambio shimano. Ma non è questo il giorno.
Questo numero mi è davvero piaciuto. Molto. Nelle splendide tavole di Antonella Platano, che inscenano appieno e in maniera netta la fisicità dei protagonisti e la frenesia dei combattimenti, non si può fare altro che incollarsi alla pagina e finire il volume tutto d’un fiato. Dopo un paio di numeri leggermente sottotono, la sceneggiatura di Stefano Vietti riporta Dragonero al suo livello abituale: silenzio, pathos, rabbia, tutto questo traspare dalle pagine concitate del numero 8, magnetizzate a fondo dalla figura tormentata della sua anonima Driade.
Una figura così lacerata, una vera femme fatale di demone, eppure, nelle parole di Nadiva, così viva, così disperatamente alla ricerca di calore umano: “quando Eranyus morì, i suoi sigilli iniziarono a venire meno e la Driade ricominciò a rapire gli uomini… l’eterna lotta contro la solitudine… alla fine è così semplice.”
Già, alla fine è davvero così semplice. Sentirsi amati è davvero ciò che può risollevare un animo tormentato e, nel caso della Driade, dopo aver perso il suo luresindo, è subentrata un’inevitabile e terribile follia oscura. Amate chi vi sta accanto, isolani, perché gli affetti della vostra vita, quelli che contano davvero, sono quanto di più prezioso possiate mai avere.
Ora basta fare i romanticoni! Questo fumetto è sulla strada giusta, continuasse così ne vedremmo davvero delle belle. Ad maiora!
E voi, cuccioli di orchi, continuate a seguirci per nuovi aggiornamenti su Dragonero. Al prossimo numero!
– Mario Venezia –