Il midquel di 300 riempie i cinema di tutto il mondo da pochi giorni e noi siamo ora pronti a scoprire le più sottili sfumature di 300 – L’alba di un impero.
La storia del nuovo 300 e le gesta di Temistocle, protagonista del film, si sviluppano su un arco temporale che va da prima dello scontro di re Leonida alle Termopili, fin dopo la sua morte. La narrazione della pellicola termina nella famosa battaglia di Salamina, dove i greci riuscirono storicamente a respingere l’avanzata di Serse e con lui l’invasione nel mondo occidentale di quello persiano.
Scopriamo quindi, per chi non si fosse già spoilerato tanti dettagli, che L’alba di un impero non è definibile ne come sequel ne come prequel, ma come un vero e proprio midquel, non troppo usuale per hollywood.
Non perdiamoci, però, in troppi dettagli tecnici ed esploriamo il perché, secondo noi, questo film vada senza dubbio visto, con alcuni dettagli ed analisi che non troverete altrove.
Replicare la grandezza di un film che – ormai si può ben dire – ha fatto la storia del cinema non era facile, ma Noam Murro, il regista, ha svolto con merito il suo compito. Perché diciamo questo? Sulla scia di Zack Snyder, anche Murro immerge ogni scena in una pentola di epicità, in quello spezzatino di sangue, carne e storia, che con il giusto rallenty permette di godere di ogni immagine. Questo, nonostante le varie imperfezioni storiche o esagerazioni cinematografiche che hanno dato al film dei connotati di fantasia, tali da fargli meritare una recensione sul nostro portale. Non mancano poi scene ironiche o di sesso, che spezzano la gravosità delle preponderanti scene di combattimenti, ma che non mancano di far ribollire il sangue…
La vera trama
Dopo la morte dei prodi 300 alle Termopili, L’alba di un impero fa un passo indietro, e racconta la “resurrezione” di Serse, figlio di Dario I, nelle vesti di un fantasioso Re dei Re, quasi tutto placcato in oro. Sul letto di morte, Dario ammonisce il giovane figlio Serse e gli intima di non ripetere l’errore di attaccare il Peloponneso, perché per lui solo gli dei sono in grado di piegare il popolo greco. Dopo la sua morte, causata da una freccia scagliata da Temistocle durante la Prima guerra persiana, Serse cade in una profonda disperazione per giorni finché Artemisia, prezioso e fedele comandante di re Dario, non instilla nel figlio il “germe della follia”, convincendolo di essere lui il Dio capace di sconfiggere i greci. Evolvono così gli eventi che porteranno i greci, da prima divisi e diffidenti gli uni degli altri, a contrastare l’avanzata del Dio Re e di Artemisia in varie battaglie fino a quella di Salamina.
Artemisia, Gorgo e la Giornata internazionale delle donne
Sarà stato un caso, ma avendo visto il film l’8 marzo non ho potuto fare a meno di collegare la giornata particolare con la trama del film.
Emerge infatti l’assoluto dominio che sul plot hanno avuto le donne, nonostante l’indubbio rilievo che da sempre hanno i tricipiti nei film di Snyder, a partire da 300, passando per L’uomo d’acciaio per arrivare a questo secondo 300 – L’alba di un impero. Mentre infatti Temistocle e Artemisia si contendono il ruolo di protagonista, a questa seconda è dedicata una parte speciale del film che ne spiega la nascita e l’evoluzione psicologica, che la porterà a diventare uno spietato comandante di Dario. Infatti la figura del Dio Re, Serse, durante tutto il film è eclissata dalla presenza di Artemisia, indomita guerriera, capace di tener testa al suo stesso Re, che prova a dissuaderla dall’affrontare Temistocle a Salamina. Serse alla fine non riuscirà ad imporre la sua autorità, incapace di contrastare un carattere infuocato e senza remore quale quello di Artemisia, con il finale storico e cinematografico che ormai conosciamo. Merita di essere ricordata la bambina che interpreta Artemisia da piccola, la cui interpretazione della disperazione lascia indubbiamente senza fiato (foto qui sotto).
Anche storicamente la figura di Artemisia (Artemisia I di Caria, in greco antico Aρτεμισία, traslitterato in Artemisìa, nata ad Alicarnasso tra la fine del VI secolo a.C. ed il V secolo a.C.) è riportata dagli storici Erodoto e Plutarco quale donna di estrema resistenza e con poca pietà, tanto per i propri nemici quanto per gli alleati scomodi, con i meriti per sedere tra i generali di Dario per decidere delle strategie belliche.
Il secondo personaggio femminile di grande importanza che emerge nel film, e sulle cui spalle è posto il destino dei greci, è Gorgo, la regina di Sparta vedova di re Leonida. Gli ateniesi, guidati dal generale Temistocle, messi in difficoltà dalla forza numerica dell’esercito di Artemisia, si rivolgono agli Spartani per trovare l’unico alleato capace, con la sua natura bellica, di respingere l’esercito persiano. Chi è l’interlocutore di Temistocle in una scelta politica così determinante? Ovviamente Gorgo, le cui scelte si ripercuoteranno sull’intera trama, dall’opporsi all’unione con gli ateniesi, che causerà a questi ultimi pesanti sconfitte, fino al muovere le armi durante la battaglia di Salamina, liberando la Grecia dagli invasori in una delle scene che più fanno venire i brividi durante il film.
Anche nel caso di Gorgo, interpretata nel film dalla bellissima Lena Headey (l’adorata Regina Cercei Lannister, per chi segue anche Game of Thrones) la determinazione di questa figura storica emerge dagli scritti degli antichi storici (Erodoto in particolare), che ci riportano persino la frase che gli viene fatta dire nel primo capitolo di 300, se ricordate, quando l’emissario persiano va a chiedere agli spartani “terra e acqua” e si ritrova ad essere brutalmente risposto da Gorgo: « Un giorno una tale, presumibilmente una forestiera, le disse: “Solo a Sparta le donne comandano gli uomini“, e Gorgo rispose: “Sì, ma solo le donne di Sparta generano uomini”. » (Fonte Wikipedia)
Insomma, questo film, a mio giudizio, non è più solo l’esaltazione del genio militare o della forza in combattimento come esclusive capacità del genere maschile, ma anche in quello femminile sono riposte le sorti di interi eserciti e di interi popoli, con un sottile ed interessante bipolarismo.
Ateniesi e Spartani: divisi così diversi, uniti così completi
La storia dell’antica Grecia fa parte dell’intera cultura occidentale ma non è questo il posto per poter sviscerare tutte le analogie storiche e culturali che abbiamo ritrovato nel film. E’ interessante però curiosare su un paio di dettagli, di diverso genere, che abbiamo notato. Il diverso colore del mantello, tra Ateniesi (blu) e Spartani (rosso), richiama la stessa filosofia di vita delle poleis greche: gli ateniesi, filosofi e pensatori, con il colore del cielo, indicato da Platone nella Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, ammettono più volte nel film di essere – senza gli spartani – solo dei contadini o degli scultori. Viceversa gli spartani, guerrieri nati per combattere, indossano il colore del sangue e della terra, indicata da Aristotele nell’affresco citato, in opposizione alle idee di Platone.
Altro dettaglio è certamente che la distanza tra i due modi di vivere e pensare di questi popoli è sottolineata dall’energia con cui inneggiano alla loro forza: mentre nel primo 300, gli spartani si incitano con urla che intimorirebbero anche un leone, quando sono gli ateniesi a dare fiato alla loro temerarietà si ritrovano ad essere meno determinati ed infuocati.
Dov’è il fantasy?
Ritrovare i connotati del fantastico all’interno di questo film non è affatto difficile e, se vogliamo tralasciare la magnificenza del Dio Re Serse, che nuota in pozze d’oro, o l’alone di mistero dei guerrieri chiamati Immortali, se non ancora salti da rupi e cavalcate tra una nave e l’altra in mezzo al mar Egeo che ben poco hanno di storico, sono ben fatti due tipi di mostri di cui certo Erodoto o Plutarco non ci hanno lasciato traccia e che meriterebbero di entrare a pieno titolo nel bestiario di Dungeons & Dragons: non si conoscono ne i nomi ne ad oggi sono disponibili immagini di buona qualità, ma vedendo il film compaiono un gigantesco e muscoloso cane nero al fianco di Serse, perfetto guardiano degli inferi come sostituto di Cerbero, e due mostri marini, simili ad un Efrey di Final Fantasy X, che divorano i cadaveri degli spartani caduti, allucinazioni di uno stato “premorte” di Temistocle.
Più fantasy di così.
– Alessio Giaquinto –