A volte capiti ad un concerto, vieni incuriosito dai testi del gruppo e scopri dei miti veramente interessanti! È così che mi sono interessato alle Banshee e alla Caccia Selvaggia.
Qualche settimana fa, sono stato trascinato al concerto di un gruppo emergente della mia zona, i Furor Gallico. Il genere che suonano è Folk Metal, e vi dirò che nonostante non apprezzi molto il canto in growl, la band è veramente molto brava, il sound si destreggia bene tra la durezza del Metal e la frivolezza del Folk, l’arpa dà un tocco di classe e la cornamusa, nell’unica canzone in cui era prevista, ha esaltato la folla.
Ora voi mi chiederete che cazzo c’entra questa introduzione, vuoi parlarci del classico binomio metallaro nerd?
La risposta è negativa, il binomio metallaro nerd è accertato dall’alba dei tempi, a parte in rare e inquietanti eccezioni. Il mio discorso vuole andare a colpire alcuni dei testi delle canzoni dei Furor Gallico. Una canzone dal titoto di Banshee e un’altra dal titolo La Caccia Morta. Cosa sappiamo di queste figure mitologiche? Qual è il loro scopo nel folklore? Da dove derivano?
La Banshee è uno spirito femminile, che fa parte del folklore irlandese e scozzese. Nelle antiche leggende, è lo spirito di una bella ragazza che abita paludi, fiumi, sorgenti o colline irlandesi, ma non è specificatamente uno spirito malvagio. Questa accezione viene guadagnata nel corso del tempo, infatti la Banshee porta con sé un messaggio di sventura ed inoltre non viene più rappresentata come una bella ragazza, ma come una donna brutta. La Banshee può essere vista solo da chi è in punto di morte o da chi morirà assassinato. Nel mito questi esseri sono collegati per lo più ad una famiglia importante (di solito quelle col prefisso di Mac o di O’), e spesso ne piangono, con grida strazianti, i morti; le urla possono invece essere di gioia se è morto un rivale della famiglia. Come al solito dietro al mito si nasconde la realtà, una donna doveva cantare il lamento per il defunto, e le famiglie più in vista lottavano per accaparrarsi la Keener migliore.(dal gaelico caoineadh che significa lamentarsi) Leggende sulle Banshee possono essere trovate anche negli Stati Uniti, soprattutto nelle zone che hanno subito una forte immigrazione irlandese. In questi casi, però, gli spiriti sono diventati dei ghoul e portano sfortuna.
La caccia morta, o caccia selvaggia, è un mito a mio parere molto interessante. La caccia ha l’apparenza di un grande corteo spettrale intento in una battuta di caccia. Il particolare interessante è che a seconda della zona e della cultura, a capo del corteo vi è un personaggio storico o leggendario.
Odino per la zona scandinava, Re Artù per la zona Bretone,Carlo Magno in Francia, Nuada in Irlanda, Re Waldemar in Danimarca. Il corteo può essere composto da cacciatori spettrali, da eserciti o da demoni, in quest’ultimo caso a capo del corteo vi è un diavolo. In tutti i casi, vedere una caccia selvaggia, è un sinonimo di sventura catastrofica e morte imminente, in genere, il destino, è di essere trascinati nel mondo dei morti dalla caccia stessa.
Questo mito, che ha origini germaniche e bretoni, si è diffuso in tutta europa, probabilmente in seguito alla caduta dell’impero romano, e all’incontro tra la cultura germanica e quella romana. Sembra che una delle leggende francesi sulla nascita di Arlecchino, sia un derivato della caccia morta. Arlecchino girava per il paese, con un gruppo di demoni, prendendo le anime dannate dei malvagi e portandole all’inferno. In Italia il mito è presente nell’area alpina, associato alla figura di Teodorico il Grande. Una variante cristiana della leggenda è la fuga del corteo alla presenza di un prete. Riferimenti illustri alla caccia vengono fatti da Dante nell’Inferno e da Boccaccio nella novella Nastalgio degli Onesti contenuta nel Decameron.
Quindi se dopo una sbronza colossale, state tornando a casa (a piedi mi raccomando) e vedete una simpatica vecchietta che vi grida dietro o un corteo infernale che vi rincorre; magari sono solo i fumi dell’alcol, ma io vi suggerirei comunque di correre ascoltando questo pezzo.
–Mattia Sala–