Continuiamo a destreggiarci tra passioni, giochi di potere e tradimenti col secondo libro de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco: cosa accade ne “Il Grande Inverno”?
Premessa 1: tenterò di trattenermi il più possibile, ma per raccontare la trama di ogni libro finirò sicuramente col fare qualche piccolo spoiler: non odiatemi troppo!
Premessa 2: all’interno della recensione potrei citare anche le edizioni americane dei libri. Quando leggerete il nome in inglese, tenete a mente che sto parlando del volume “unico” originale, mentre i nomi tradotti si riferiscono alle suddivisioni fatte da Mondadori con l’uscita italiana.
Dopo il libro di cui vi ho parlato due settimane fa, completiamo ufficialmente la recensione di A Game of Thrones con “Il Grande Inverno”, la seconda parte del libro primo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Questo volume è stato pubblicato da noi l’anno successivo rispetto al precedente, nel 2000, tenendo sulle spine per un bel po’ di mesi tutti quelli che avevano dato una possibilità all’opera di Martin e ne erano rimasti affascinati. Cosa succede, dunque, nei Sette Regni? Ad Approdo del Re, Eddard Stark ha scoperto il motivo che ha portato alla morte di Jon Arryn, il precedente Primo Cavaliere del Re: l’uomo stava per rivelare che i figli di Robert, il sovrano, non sono davvero suoi, ma frutto di un incesto tra la regina Cersei e suo fratello Jaime. Nel frattempo la moglie di Eddard, Catelyn, sta tornando a Grande Inverno, ma si imbatte in Tyrion, il fratello nano della regina, e lo fa prigioniero con l’accusa di aver attentato contro la vita di suo figlio Bran, che intanto si è risvegliato dal coma. Sulla Barriera, Jon Snow non ha vita facile, ma riesce comunque a guadagnarsi la fiducia del Lord Comandante, Jeor Mormont, salvandogli la vita dall’attacco di due ex Guardiani della Notte, stranamente tornati in vita e ostili. Al di là del Mare Stretto, sistemato il “problemino” Viserys, khal Drogo promette a Daenerys e al figlio che porta in grembo di raggiungere il continente Occidentale e conquistare per lei il Trono di Spade.
Con “Il Grande Inverno” George Martin inizia a fare sul serio, ed è leggendo questo libro che potrete davvero rendervi conto del perché questa saga fantasy sia ritenuta come una delle più avvincenti dell’ultimo decennio (e anche del perché Martin sia considerato tanto “cattivo” nei confronti dei suoi personaggi). Il volume è tutto un crescendo di eventi, e capitolo dopo capitolo l’intreccio narrativo non accenna per nulla ad allentarsi, ma continua a costruire situazioni su situazioni che con l’epico, ultimo POV non fanno altro che lasciare il lettore pieno di domande e con la voglia di sapere subito cosa accadrà dopo. Nel corso della storia assistiamo alla crescita di quello che a mio avviso è sicuramente il personaggio più interessante in questo momento, ovvero Daenerys, che finalmente si allontana dall’ombra di suo fratello e si avvia verso la strada che la porterà a vivere come una vera khaleesi. Si inizia anche a delineare il profilo di Joffrey, erede al trono dei Sette Regni, e pure le figlie di Eddard, Arya e Sansa, vengono coinvolte maggiormente nel racconto (specialmente la prima); molto interessanti e ben scritti anche i POV che vedono come protagonista Catelyn. In più, Martin qui tira fuori diversi nuovi personaggi degni di nota, come ad esempio Lysa, sorella di Catelyn e vedova di Jon Arryn – una donna con evidenti problemi di stabilità emotiva –, e il mercenario Bronn, a cui Tyrion deve molto.
Apprezzabilissima, secondo me, la scelta di non rendere mai troppo lunghi i singoli capitoli, così da dare frequentemente a chi legge la possibilità di fermarsi. Se proprio si vuole trovare un difetto, qualche volta capita che vengano tirati in ballo o citati molti personaggi secondari, anche nel giro di poche righe, rendendo molto fastidioso dover interrompere la lettura per spostarsi sul glossario alla scoperta di chi si stia parlando. Tra l’altro, proprio questa sezione finale del libro, estremamente importante (provate voi a destreggiarvi tra i vari membri della dinastia Targaryen senza impazzire), a mio avviso è poco curata, in quanto spesso le informazioni sui singoli personaggi sono vaghe e abbozzate, e il fatto che i nomi non siano ordinati anche alfabeticamente rende qualche volta la ricerca piuttosto difficoltosa.
Come già detto sopra, la prima edizione del libro arriva nel 2000, tradotta sempre da Sergio Altieri, e viene ristampata come Oscar Bestsellers l’anno successivo, ancora oggi è facilmente reperibile in libreria (eccolo). Il mio consiglio è sempre quello di procurarvi questa versione, simile ad A Game of Thrones (quindi contenente sia il primo che il secondo libro italiano), decisamente più conveniente e piacevole da leggere senza “interruzione”.
– Mario Ferrentino –