Nella biblioteca di Illyon non può mancare uno dei romanzi fantasy protagonisti indiscussi dell’ultimo decennio: analizziamo la saga letteraria di Martin partendo dal primissimo libro!
Premessa 1: tenterò di trattenermi il più possibile, ma per raccontare la trama di ogni libro finirò sicuramente col fare qualche piccolo spoiler: non odiatemi troppo!
Premessa 2: all’interno della recensione potrei citare anche le edizioni americane dei libri. Quando leggerete il nome in inglese, tenete a mente che sto parlando del volume “unico” originale, mentre i nomi tradotti si riferiscono alle suddivisioni fatte da Mondadori con l’uscita italiana.
Per ogni dieci appassionati che, con l’arrivo della serie tv, hanno iniziato a dare una popolarità “mainstream” al fenomeno de Il Trono di Spade, ce n’è uno che, nell’ombra, ha già da tempo letto tutti i libri dell’opera da cui la serie è tratta, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e si rifugia in forum e gruppi di discussione appositi dove poter chiacchierare tranquillamente con altri lettori, senza il rischio di fare spoiler e potendo teorizzare identità, riferimenti e possibili sviluppi futuri della saga. Come me, tante persone rimaste colpite dalla trasposizione televisiva dell’opera di Martin hanno deciso di non attendere gli interminabili mesi che separano ogni nuova stagione dalla successiva, e di tuffarsi direttamente nella lettura delle Cronache, ma tanti altri ancora non sembrano essersi convinti a fare il grande passo: forse vi sto per dare un ulteriore motivo per farlo! Partiamo subito, allora: per comodità, analizzeremo singolarmente ogni libro pubblicato in Italia che, come probabilmente saprete, è stato suddiviso in più volumi rispetto all’edizione originale.
Il Trono di Spade è il primo dei due romanzi che compongono A Game of Thrones, e la prima edizione italiana risale al 1999, edita da Mondadori. La storia è ambientata nel continente del Westeros, un luogo dove le stagioni durano anni, e si susseguono a cadenza irregolare. Quindici anni prima degli eventi narrati, nel Regno ci fu una guerra contro il sovrano che in quel momento sedeva sul Trono di Spade, Aerys II della dinastia dei Targaryen, chiamato anche il Re Folle. A seguito di numerosi scontri e alleanze tra le più importanti casate del regno, Aerys venne ucciso, e sul trono salì Robert Baratheon. Nel romanzo, l’uomo si sta dirigendo verso Grande Inverno, una città che si trova a nord del continente, per convincere il suo vecchio amico Eddard Stark a divenire Primo Cavaliere, il più fidato guerriero e consigliere del sovrano. La decisione di coinvolgere Stark è dovuta al fatto che il precedente Primo Cavaliere, Jon Arryn, è morto in circostanze non del tutto chiare. Nel frattempo Viserys, uno dei figli di Aerys, è ancora vivo, ed è fuggito via dal Westeros: deciso a rivendicare il trono usurpato, promette la sorella Daenerys in sposa al Kahl Drogo, capo di un gruppo di uomini selvaggi chiamati Dothraki, così da farlo suo alleato e guidare insieme a lui un attacco al Continente Occidentale. A Nord, invece, oltre la grande struttura di ghiaccio conosciuta come la Barriera – che separa il regno dalle popolazioni barbare –, ci sono strane creature non morte dai gelidi occhi azzurri che si muovono tra le foreste e che sembrano impossibili da uccidere.
L’opera di George R. R. Martin è un fantasy particolare: l’autore, piuttosto che concentrarsi su battaglie, magia e strane creature, decide di dare totale spazio ai suoi personaggi, ai loro intrighi e alle loro personalità, immergendo il lettore in una serie di storie di tradimenti, amori, lotte per il potere e onore, che all’inizio rischiano anche spaesarlo, ma che col tempo lo rapiscono e lo coinvolgono. Il romanzo è scritto col sistema dei POV (Point of View, Punti di Vista), ovvero narrando le situazioni dall’ottica di un singolo personaggio alla volta. Ciò crea inevitabilmente un forte senso di empatia verso ogni protagonista, offrendo al lettore anche aspetti sul passato di ognuno di essi tramite brevi flashback che si susseguono nella loro memoria, che in questo modo non spezzano assolutamente il ritmo della narrazione. Martin, inoltre, non si sofferma mai troppo su descrizioni meticolose: con i suoi libri è riuscito a dimostrare che è possibile proiettare un mondo vivo nella mente di un lettore senza dover necessariamente indicare precisamente quanti merli abbia una torre, ed è una cosa che personalmente ho molto apprezzato. Ne Il Trono di Spade possiamo leggere i punti di vista di otto personaggi: Tyrion Lannister, il nano fratello della regina – sicuramente tra quelli più amati per via della sua grande intelligenza, del suo umorismo e della sua autoironia –, gran parte della famiglia Stark – Eddard, la moglie Catelyn, i figli Sansa, Arya, Bran e il bastardo Jon –, e Daenerys Targaryen, figlia del Re Folle e succube del fratello Viserys.
Per quanto riguarda l’edizione italiana, come già detto prima Mondadori ha fatto una scelta piuttosto infelice, che ha scatenato le ire di un po’ tutti i lettori: ha diviso il volume originale in due libri più piccoli. A Game of Thrones, infatti, lo si poteva acquistare da noi soltanto diviso in Il Trono di Spade e Il Grande Inverno. La prima cosa che tutti hanno pensato è che l’editore l’avesse fatto principalmente per ricavarci un maggior guadagno (considerando che, a parità di libri, il prezzo viene praticamente raddoppiato), ma Mondadori ha dichiarato che lo scopo fu quello di non proporre un libro così voluminoso al lettore medio (ingrandito ulteriormente rispetto alla versione americana a causa delle traduzioni e degli adattamenti che, come è normale che capiti, possono occupare più spazio rispetto ai testi originali), che quindici anni fa si sarebbe potuto scoraggiare nel decidere se acquistare o meno un “mattone” del quale fondamentalmente non conosceva nulla. Infatti, arrivata la serie tv e appuratone il successone, c’è stata anche la ristampa del libro fedele alla versione originale. Ma le critiche non si sono fermate a questo. Un altro tasto dolente sono state le traduzioni, delle quali se n’è occupato Sergio Altieri, che con alcune scelte discutibili si è messo contro tutti i puristi, i quali in molti casi sono corsi a rileggersi i libri confrontandoli con l’edizione USA per riportare tutte le imprecisioni: la scelta che più ha lasciato interdetti è stata quella di tradurre “il rostro mutilato di cervo” come “un corno di unicorno”, creatura fantastica che all’interno della saga di Martin non esiste neppure.
Altieri si è giustificato affermando che la scelta fu dovuta al fatto di voler inserire più elementi fantasy all’interno della storia, ma probabilmente non si è reso conto che l’autore non aveva scelto un cervo così a caso, ma perché portava con sé un significato ben preciso, completamente stravolto da questa barbara traduzione. Un altro errore che hanno notato in molti è che inizialmente i capelli di Sansa Stark vengono descritti come corvini (mentre in inglese si parla di chioma ramata), imprecisione che è stata poi corretta man mano che si è proseguito con le traduzioni. In ogni caso, ormai la frittata è stata fatta, e Mondadori se l’è portata avanti fino alle ultime ristampe del libro, anche se ha assicurato che, a partire dalla prossima, tutte le traduzioni errate saranno corrette.
Per quanto riguarda la reperibilità del libro cartaceo, la versione attualmente più conveniente è questa, ovvero quella completa, identica a A Game of Thrones, disponibile anche in edizione speciale. Se invece volete comprare soltanto Il Trono di Spade, l’unica versione disponibile è questa. Evitate come la peste questo volumone gigante: è una raccolta dei primi quattro libri italiani (quindi i primi due americani, A Game of Thrones e A Clash of Kings) che però non contiene le importanti mappe del Westeros e, soprattutto, non vi permetterà di leggere le appendici – fondamentali, specialmente all’inizio, quando vengono presentati personaggi e casate – senza beccarvi miliardi di spoiler (essendo state unificate). Chi di voi ha già letto questo primo libro, quali opinioni ha? Il successo di Martin è davvero meritato, o l’autore è sopravvalutato e “meno bravo di quanto sembri”, come dicono alcuni?
– Mario Ferrentino –