“La Desolazione di Smaug” è ancora vivo nei nostri pensieri, eppure è già tempo di anticipazioni per il terzo capitolo de “Lo Hobbit” che arriverà da noi il 17 dicembre 2014!
Abbiamo già parlato diffusamente de Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug, affrontandone personaggi, approfondimenti vari e valutazioni di ordine cinematografico (qui trovate la recensione, il resto è qui, quo e qua) e più o meno si è scritto tantissimo anche se non tutto quello che si poteva; ma, bene o male, per così dire, “oramai è andata”.
È tempo, quindi, di guardare oltre, e di mettersi comodi in vista dell’ultimo appuntamento con la trilogia/prequel de Il Signore degli Anelli, alla quale si deve il fatto che Peter Jackson sia stato ampiamente rivalutato come regista, dato che fino a quel momento si era consacrato al cinema con produzioni un po’ così, da Splatters – Gli Strizzacervelli a Sospesi nel Tempo (con Michael J. Fox): non film brutti, altrimenti non gli avrebbero affidato un progetto così difficile come Il Signore degli Anelli, ma diciamo lungometraggi che non tutti si ricordano quando pensano a lui.
Che Jackson avesse in passato una vena un po’ surreale è sempre stato manifesto, così come evidenziato dalle numerose riflessioni fatte negli articoli sopra citati che riguardano le licenze o la “visionarietà” del regista, e c’è da sperare che “Lo Hobbit – Racconto di un ritorno” (There’s and Back again), l’ultimo capitolo della trilogia, permetta di allontanare i vari dubbi che hanno accomunato critica, grande pubblico e fan in questi due anni circa i capitoli precedenti. Così, mentre La Desolazione di Smaug si attesta su incassi da record (complessivamente più di 600 milioni di dollari, ancora lontani, comunque, dal miliardo e diciassette milioni incassati da Un Viaggio Inaspettato) e i fans sono rimasti un pochino pochino con l’amaro in bocca, Peter Jackson prosegue con la sua opera di reinterpretazione della favola/romanzo composta dal prof. Tolkien.
È tempo tuttavia di guardare avanti, e di concentrarci su quello che ci aspetta tra ormai meno di un anno, e cercare di definire quali anticipazioni siano veritiere e quali un poco campate per aria.
In primis, com’è noto, a novembre 2013 è stata messa a disposizione (giusto un mese prima dell’uscita de La Desolazione di Smaug) la versione estesa de Un Viaggio Inaspettato (di seguito UVI), con molti minuti di girato extra che hanno aggiunto profondità alla storia, almeno per quanto concerne gli appassionati (c’è una parte importante che riguarda Gran Burrone) e hanno chiarito le cose che poi sono state sviluppate ne La Desolazione di Smaug (di seguito, LDdS), tipo la filo-elfitudine di Kili che, comunque, continua a non convincere nell’ottica del futuro “rapporto” con Tauriel, quali che ne siano i risvolti – e in merito c’è il massimo riserbo, forse per evitare di venire linciati anzitempo, in quanto resta un rapporto costruito male e gestito peggio, che ha anche l’ulteriore handicap di aver snaturato l’importanza della storia di amicizia Gimli-Legolas (la prima dopo secoli, cosa su cui lo stesso Tolkien è stato assai preciso), cosa di cui abbiamo già parlato.
C’è anche da dire che alcuni rumors parlavano di una potenziale uscita di “Lo Hobbit – Racconto di un ritorno” già a giugno 2014, che era un’idea abbastanza concreta: tuttavia, si è scelto di prediligere sempre il mese di dicembre come per gli altri film ambientati nella Terra di Mezzo.
Il film sarà distribuito dalla Warner Bros., mentre la Metro-Goldwyn Mayer assieme alla New Line ed alla WingNut Film si occuperanno della produzione; il cast risulta essere sostanzialmente confermato, con Martin Freeman, Ian McKellen, Elijah Wood, Evangeline Lilly, Billy Connolly, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Richard Armitage, Andy Serkis, Stephen Fry, Ian Holm e Lee Pace su tutti.
Circa la storia, non spoileriamo nulla per coloro che non hanno ancora letto il romanzo, ma possiamo anticipare che impazzano alcune teorie circa taluni aspetti del film; intanto, la fuga di Gandalf è motivo di varie speculazioni da parte degli appassionati: fuggirà da solo, oppure interverranno a soccorrerlo Galadriel stessa o Beorn, il Mutatore di Pelle a cui così poco spazio è stato concesso ne LDdS? Sarà Elrond a dare il via agli eventi che vedranno lo scontro con gli Orchi e i Mannari (ossia i Wargs)? O sarà un insospettabile, inatteso e abbastanza plausibile Saruman, interpretato dal bravissimo, eclettico e quant’altro Christopher Lee? Sono tutte teorie ad oggi non confermate, eppure un po’ tutte potrebbero essere credibili, che siate legati al romanzo in sé oppure apprezziate la fantasiosa reinterpretazione di Peter Jackson. Possiamo solo dire che sull’effettiva modalità di fuga da Dol Guldur da parte di Gandalf non c’è granché nei romanzi di Tolkien: si sa solo che lo stregone, una volta scoperta l’identità del Negromante, “tornò indietro” per avvertire il Bianco Consiglio, e la stessa sua prigionia verrà da lui solo accennata, quando dirà che ha visitato le segrete del Signore Oscuro.
Quindi è anche lecito, purtroppo, aspettarsi tutt’altro rispetto alle speculazioni di cui sopra: i fan di Tolkien stiano calmi e tranquilli e facciano, nel dubbio, una bella scorta di tranquillanti in vista di dicembre 2014, che potrebbe portarci ad essere entusiasti del modo in cui la saga verrà conclusa, OPPURE a dare fuoco alla pellicola di Peter Jackson.
Apriamo una parentesi: Christopher Lee, quando venne contattato per l’originaria trilogia de Il Signore degli Anelli, si propose per il ruolo di Gandalf, perché “stanco d’essere sempre associato al (personaggio) malvagio”; com’è ben noto, il poveretto non è stato accontentato nemmeno questa volta, e chissà che riesca ad ottenere una maggiore presenza scenica e un ruolo “attivamente buono” almeno in quest’ultima pellicola.
Chiudiamo la parentesi, andiamo avanti.
“Lo Hobbit – Racconto di un ritorno” si svilupperà grazie agli ultimi capitolo presenti nell’opera di Tolkien (dal quattordicesimo al diciannovesimo), oltre che alle appendici e al Ritorno del Re, che sono state la fonte di ispirazione per buona parte delle libere interpretazioni di Peter Jackson, scelta che se appariva sensata nella trilogia precedente per aggiungere particolari che integrassero ed arricchissero il film con componenti proprie della versione cinematografica (come La Storia di Aragorn ed Arwen), ora è diventata obbligatoria per integrare un raccontino di trecento pagine scarse dal quale, proprio a voler allungare il brodo, con dignità e buon senso si dovevano tirar fuori al massimo due film: è noto anche che molte altre informazioni si potevano attingere dalla History of Middle-Earth e da Il Silmarillion, sui quali però pare non si possa avanzare pretese dato che i diritti non sono stati ceduti.
“Lo Hobbit – Racconto di un ritorno” svilupperà fondamentalmente quattro storyline principali (e, si spera, lascerà morire com’è nata la piccola storiella abbastanza fastidiosa dell’affetto triangolare tra Tauriel-Legolas-Kili), ossia la vicenda di Dol Guldur inerente Gandalf ed il Bianco Consiglio, la vicenda di Smaug che abbiamo lasciato alla fine de LDdS diretto a seminar morte verso Pontelagolungo e scontrarsi contro gli uomini tra i quali spiccherà Bard, l’erede di Girion, i Nani stessi che dovranno rivendicare l’effettiva titolarità della Montagna Solitaria e la ricostruzione del Regno di Erebor e, infine, il filone correlato agli Orchi guidati da Azog (che, com’è noto ai tolkieniani, avrebbe dovuto essere bello che morto e invece è stato resuscitato da Peter Jackson perché… no, se lo sapete, comunicatecelo, per favore: nessuno di noi capisce il perché non abbia utilizzato un personaggio che, almeno, era vivo e vegeto, ossia Bolg, il figlio di Azog, che non a caso compare ne LDdS azzuffandosi anche Legolas).
Come si vede, di carne sul fuoco ce n’è tantissima già di suo, quindi è lecito sperare che non vengano fuori ulteriori sottotrame inutili: e, già che ci siamo, auguriamoci anche che gli elfi non continuino ad avere tutto quel risalto loro concesso ne LDdS, dato che, teoricamente, Lo Hobbit (romanzo) verte sulle storie di UN hobbit che parte per riconquistare un regno dei nani assieme a tredici nani.
Facciamo i bravi razzisti, per una volta, e mettiamo in un angolo gli elfi che nei film avrebbero dovuto esserci poco o nulla: è stato infatti misurato, ponderato, e assolutamente coerente il piccolo cammeo di Frodo all’inizio de Lo Hobbit – UVI, così come la breve presenza di Elrond, Saruman e Galadriel; Legolas e Tauriel sono stati inseriti, non ci stancheremo di ricordarlo, solo per divertire coloro che avevano amato le evoluzioni di Legolas ed il suo “duello di orchi uccisi” con Gimli ne Il Signore degli Anelli. Piccola nota informativa: Orlando Bloom ha dichiarato all’epoca di essersi ispirato, per interpretare bene un elfo ne Il Signore degli Anelli, tanto alla grazia dei gatti, reattivi e vigili anche se apparentemente tranquilli, quanto ai ninja, capaci di muoversi con letale grazia e precisione; è probabile, invece, che ne Lo Hobbit – LDdS abbia tratto ispirazione da Chuck Norris e da Neo (Matrix), considerando le stragi e le evoluzioni che compie.
Un’ultima curiosità per voi, amici di Isola Illyon: di recente PJ ha raccontato che se Lo Hobbit fosse stato effettivamente realizzato in due sole parti – cosa che sarebbe stata buona e giusta, aggiungo io – le due pellicole sarebbero durate quattro ore, e il primo capitolo si sarebbe interrotto con l’apparizione di Bard (Luke Evans) dopo la fuga dei nani dal reame di Thranduil (fonte: Entertainment Weekly) ed ha anticipato che “Lo Hobbit – Racconto di un ritorno” sarà un film ricco d’azione, che chiuderà tutte le varie vicende in sospeso così da dare una conclusione ai vari punti interrogativi ancora aperti.
Se, quindi, avete giudicato Il Ritorno del Re epico, per quanto un po’ lungo per tutte quelle battaglie, è probabile che con questa nuova pellicola dovrete davvero ridefinire il concetto.
Staremo a vedere.
– Leo d’Amato-