Non esiste fan della nostra isola che non sia andato a vedere in questi giorni festivi il film che tutti gli appassionati del fantasy e di Tolkien attendevano da tempo: Lo Hobbit. Come lo abbiamo trovato?
Bene, ho dato a tutti tempo per andare al cinema a vedere “Lo Hobbit”, quindi non vi lamentate se scovate in questo pezzo spoiler o esclusivissime anticipazioni. Voglio proprio parlare con voi, in questo articolo aperto, sulle impressioni che avete avuto, su come vi è parso in generale tutto il lungometraggio, su ciò che è stato fatto intorno ad esso e circa la sua realizzazione.
Chi di voi non si è perso negli immensi androni e tra le rocce di Erebor? Il fluente oro, le monete e i gioielli, l’archengemma e le mura esplose dinanzi alla figura immensa del drago. Chi non ha spalancato gli occhi ammirando la mirabile realizzazione di luoghi e delle vicende tratte da una piccola favola? Quale ringhio di bestia vi è parso fuori luogo e senza motivo? Veramente fantastico. La computer grafica, le riprese panoramiche, il paesaggio mozzafiato e la fotografia di questo film sono qualcosa di unico, che compensa larga parte dell’attesa per questa pellicola.
Il libro “Lo Hobbit” è una storia favolosa e fiabesca. Inevitabile quanto sbagliato il continuo paragone circa la cura del passaggio da libro a film tra questo e “Il Signore degli Anelli”: diversi i temi, diversi i personaggi coinvolti e diversa la serenità incrinata nel mondo della Terra di Mezzo. “Lo Hobbit” è un’avventura spensierata, mentre nell’altro il destino di intere razze è messo in discussione.
Nonostante la dimensione più leggera, il libro de “Lo Hobbit” a me non è piaciuto nemmeno un po’: parti della storia le trovo molto sconnesse, lo stesso Bilbo parte per l’avventura senza alcun motivo né alcun desiderio di lasciare la Contea, i nani sono praticamente tutti uguali e il drago e ciò che riguarda lo scontro con i nani è più banale delle parole dei politici italiani candidati alle elezioni del 2013. Potrei giustificare la cosa tornando a quanto detto prima: questo libro non è pensato come un masterpiece, ma comunque sia, anche nella sua piccolezza e semplicità, lo trovo brutto, per nulla interessante e assolutamente poco credibile.
C’è da dire però che gli intenti della scrittura de “Lo Hobbit” e della realizzazione del suo film sono molto diversi: diversi i tempi, gli attori di queste due opere, lo spirito imprenditoriale, ed il dio danaro. Fatto sta che la realizzazione del film, a livello di plot narrativo, mi è piaciuta molto. Abbiamo già parlato dell’annunciata trilogia come un desiderio da parte di case produttrici e distributrici di sfruttare l’immane successo delle opere cinematografiche di Tolkien e di spremerle fino all’ultima goccia, ma il mix tra la storia de “Lo Hobbit” e le Appendici de “Il Signore degli Anelli” è risultato molto piacevole e interessante.
Tutto ciò che riguarda il libro è stato ripreso in maniera stravolgente quanto benefica. I nani sono estremamente caratterizzati, Bilbo è un personaggio molto simpatico e buono che si lancia all’avventura per aiutare dei perfetti sconosciuti a riconquistare la propria casa, i combattimenti sono veri, credibili, e la storia è avvincente. Il film supera il libro non solo per gli ovvi mezzi e per il diverso strumento di comunicazione, ma per la storia, estremamente affascinante. Qualcuno mi dirà che fare un paragone di questo tipo è azzardato, perché sono troppo diversi i tempi e le realtà, ma volendo ragionare sullo sviluppo narrativo è innegabile la maestria con cui si conciliano personaggi, vicende e avvenimenti improvvisi.
Poi, come dicevo, la fusione della storia de “Lo Hobbit” con le Appendici de “Il Signore degli Anelli” ha stravolto di certo la favola serena di Bilbo e compagni, dando alle loro gesta significati importanti per il resto della Terra di Mezzo, mettendogli contro nemici di cui si era sentito parlare solo vagamente nei libri, e catapultandoli in una storia davvero tutta nuova, che risulta audacemente cinematografica.
Vedere dopo tanti anni un lavoro fantasy con tali personaggi mi è sembrato quasi come assistere ad uno spin-off, e questa sensazione è durata per tutta la prima metà del film. Quando poi ho visto scene, non presenti nel libro, come il concilio tra Elrond, Gandalf, Saruman e Galadriel, ho percepito la macchina del cinema e dei suoi prodotti muoversi veloce sotto le parole dello stregone bianco, palesemente già schierato contro il bene della Terra di Mezzo, quasi a voler subito collegare ciò che è stato a ciò che sarà. Perché? Riempire il film di parti non presenti nel libro “Lo Hobbit” fa sì che tutto quello che non si conciliava tra la storia di Bilbo e quella di Frodo si incastri ora alla perfezione, così che, delicatamente, alla fine del terzo film ci ritroveremo ad un passo da “La Compagnia dell’Anello”.
Trilogie su trilogie, versioni rimasterizzate e contenuti speciali, cofanetti e confezioni regalo, ecco che una favola scritta quasi venti anni prima di un grande successo come “Il Signore degli Anelli” si sia trasformata in un grande lungometraggio. Un regalo agli appassionati del fantasy e di Tolkien o un immenso totem sputasoldi? Cosa ne pensate voi?
Vorrò vedere gli altri due per capire lo spirito immesso in queste fantastiche pellicole. Jackson, comunque, ottimo lavoro.
Kal, Viandante dell’Ovest
–Luca Scelza–