In un gioco di ruolo è preferibile un regolamento in cui è difficile morire fin dal primo livello o uno realistico, in cui i personaggi rischiano di schiattare contro un coboldo disarmato?
Dall’inizio dei tempi, ogni giocatore di ruolo, pensando al suo personaggio si chiede quanto la vita di questi durerà. Ore spese tra progettazione di background, stesura della scheda e ricerca di qualche immagine adatta potrebbero andare in fumo nel giro di due sessioni oppure trasformarsi in una saga lunga anni. Quando pensiamo ad un nuovo eroe visualizziamo il colore degli occhi, il vestito, magari anche i legami di parentela con i personaggi degli altri giocatori. Qui sull’isola ricordiamo ancora con un sorriso un vecchio investigatore de “Il richiamo di Cthuhlu”, mancato dopo circa mezzora di gioco senza aver neppure immaginato potessero esistere Grandi Antichi, cultisti e libri proibiti come il Necronomicon. Si tratta ovviamente di una situazione estrema, che speriamo non vi sia capitata.
“Va bene così” direte voi, “accettiamo i rischi del mestiere”. Se uno ti spara con un’automatica non puoi schivare il colpo perché hai sentito il movimento dei muscoli flessori dell’avversario (vecchia battuta di Chuck Norris). Non ha senso sopravvivere agevolmente ad uno scontro armato perché la seduta di gioco perderebbe di adrenalina, non ci sarebbe gusto a vincere facile. Vuoi mettere la soddisfazione di portare a casa la pellaccia in una situazione realistica?
È tutto vero, bisogna accettare la sconfitta, cambiare personaggio è nella logica delle cose, ma chi non ha mai sognato che il suo combattente di primo livello diventasse re? Chi non rimarrebbe basito se il protagonista dichiarato del film morisse in uno scontro con le guardie del duca? Martin e Cronache del Ghiaccio e del Fuoco permettendo, il genere fantasy ci ha fatto sognare trame epiche, in cui i personaggi sviluppavano intrecci lunghi e complessi. Nel caso specifico del GdR che senso avrebbe per un regolamento prevedere 20 livelli d’esperienza se le probabilità di raggiungerli fosse nulla? Come faremmo a sentirci Frodo a Moria se fosse impossibile sfuggire ai Nazgul nella Contea?
Davanti all’imponente scelta che offre il mercato del GdR ogni gruppo di giocatori ha le sue preferenze sul tema della mortalità dei personaggi e decide liberamente quante schede fare in un mese, quanta adrenalina far scorrere in un combattimento, quanti dadi tirare per scalare una parete.
Il mio punto di vista è che non esistono regolamenti migliori di altri: non esistono, come sostengono alcuni nostri lettori (Clicca qui per leggere il nostro articolo su D&D Next), regolamenti brutti perché i personaggi sono troppo forti, perché “il gioco è in easy mode”.
L’importante, secondo noi, è che l’ambientazione in cui si gioca l’avventura sia coerente con il regolamento utilizzato. Un ladro senza futuro che si aggira nella Cimmeria di Conan il Barbaro può tranquillamente morire assassinato dal suo compagno d’avventura (si, ci è successo anche questo!), mentre un Cavaliere di Solamnia che attraversa Ansalon (Dragonlance campaign setting, da provare se amate i draghi come il nostro Llyr!) dovrebbe poter sperare di chiudere la sua carriera in modo più roboante e dignitoso dello scontro con un lupo. L’importante quindi è non utilizzare un regolamento poco in sintonia con l’ambientazione. Non ce n’è uno migliore dal punto di vista della fragilità dei personaggi ma solo uno più adatto.
Dico questo perché secondo me la cosa che davvero rovina una bella serata di gioco è il master che bara per evitare frequenti morti insulse. Che senso ha tirare i dadi se il narratore può cambiare le sorti del combattimento con uno schiocco di dita? A quel punto non è meglio passare al diceless? Non è meglio avere un regolamento che consenta ad un cavaliere di non morire facilmente contro un brigante e potersi arrendere al destino quando davvero succede? La realtà dei gdr è così complessa che ci sono teorie e modi di approcciarsi ad essa sempre diversi, ma quando il gruppo di giocatori e il master scelgono di imboccare una via sono pronti a pagarne conseguenze e a trovarsi dinanzi a cose aspettate ed inaspettate. Voi, che ne pensate? Quale dovrebbe essere il sistema di gdr perfetto per voi?
– Lino Giusti –