«Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe.» (Giobbe 41)
«Ecco là il mare grande, vasto, immenso… e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso.» (Salmi 104,25-26)
«In quel giorno, con la spada dura, grande e forte, Il Signore visiterà Levithan, il serpente tortuoso, e ucciderà il mostro che è nel mare.» (Isaia 27,1)
«Dio si vanta di aver generato questo mostro marino, simbolo della potenza del Creatore.» (Giobbe 40,20-28)
Sorrido quando rileggo questo passo: stando a Il libro di Giobbe, il Leviatano viene descritto con denti spaventosi capaci di scindere in due tutto ciò che lo ostacolano; le sue scaglie come di una corazza lo rendono ancora più maestoso e letale di quanto si immagini; pescatori d’altri tempi si raccontano di bestie signore dei mari le cui narici rilasciano nero fumo. Il “re” su tutte le maestose bestie selvagge, una creatura mostruosa, un guardiano il cui compito è essere il regnante sulle altre bestie, rappresentazione dell’ira stessa di Dio. Osservo il mare e solo ora realizzo che qualcosa mi ha portato qui.
Il nome Leviatano risale all’etimologia fenicia, dove simboleggia una nube tempestosa che sconfigge Baal e riversa sul mondo una pioggia benefica. In seguito, la tradizione lo vede come rappresentazione del Caos primitivo, a causa di una maledizione fatta dal demonio contro l’ordine. Più tardi ancora entra a far parte anche della tradizione ebraica. La storia biblica racconta che il quinto giorno Dio creò due Leviatani, un maschio e una femmina, assieme agli altri esseri del mare, ma fu costretto ad uccidere la femmina quando si rese conto che se i due esseri avessero procreato o avessero unito le loro forze, per il mondo non ci sarebbe stato scampo. Leviatano riportabile dall’antico ebraico nell’affermazione “avvolto, contorto”: è cosi che la creatura biblica veniva descritta nelle storie, un mostro fatto di infinite spire, infinite così come solo il potere del Dio, suo creatore, poteva essere. Un terribile mostro marino dalla leggendaria forza, che si ritrova nell’Antico Testamento. Tale essere viene considerato come nato dal volere del Creatore, nonostante sia spesso associato al Diavolo, forse proprio a causa dell’immane potere distruttivo.
Fate attenzione ai riflessi del mare che vi seducono, vi faranno confondere, cosi sarà per voi facile scambiare il Leviatano con un grosso pesce, un coccodrillo o un drago, che è un altro elemento della Qabbalah ebraica: esso viene così accostato al tentatore, il serpente primordiale, metafora dello stesso animale che tentò Adamo ed Eva, accostamento presente anche nel testo dello Zohar. Alcuni studiosi delle religioni identificano Leviatano come un prestito derivante dalla religione babilonese e, più in particolare, dalla mostruosa dea Tiāmat, destinata ad essere vinta dagli “dèi nuovi”, fra cui Marduk, come avevamo già anticipato nel presentarlo. Altri teologi ebraici della Bibbia attribuirono al Leviatano la forma di un coccodrillo. Ciò sembra essere stato ispirato dal culto egiziano per il dio coccodrillo Sobek. Secondo alcuni miti egiziani della creazione, sarebbe stato lui il primo essere ad emergere dalle acque fangose del caos originario per creare il mondo.
Continuiamo a navigare in grotte, anfratti e paesaggi che toglierebbero il fiato a chiunque, tra storie di mare e leggende, pescatori che si ripetono che questi esiste e attende sul fondo del mare il comando del suo padrone, con esperti che ricuciono perfette storie e teorie evoluzionistiche. Eppure quello che mi fa pensare a qualcosa di ancora avvolto dal mistero è un piccolo frammento che tiene viva la leggenda: il fossile ritrovato, dopo 12-13 milioni di anni, nel deserto del Perù. Lo scheletro lo hanno chiamato ‘Leviathan melvillei’ proprio in onore del mostro biblico e del Moby Dick di Melville. Un tempo signore delle maree, ora sepolto nel deserto del tempo, sotto la sabbia, quel che resta del Leviatano è stato portato al Museo di Lima e lì studiato. Il ritrovamento è stato possibile grazie alla cooperazione internazionale avviata e coordinata dall’università di Pisa, con i ricercatori dei musei di storia naturale di Bruxelles, Parigi, Rotterdam e Lima.
Nonostante tante perplessità sulla veridicità dell’esistenza del Leviatano questo mito per molto ha accompagnato e accompagna l’uomo: Herman Melville, che ha anche donato il nome al fossile, nel celebre romanzo Moby Dick (o The Whale – la balena – 1851) cita più e più volte la figura del Leviatano, incarnandola nel capodoglio, animale che secondo lui, per le sue immense proporzioni e la sua spaventosa potenza, più rappresenta questa figura mitologica. In ebraico moderno, la parola livyatan significa infatti “balena”.
Scendo su una piccola isola abbandonata nel mare: i pescatori si chiedono il perché, ma ovviamente non è mia intenzione spiegargli le mie motivazioni. Genericamente sono sicuro delle cose che cerco, e almeno ora anche voi sapete a chi siamo venuti a rendere omaggio: dicono che non esista, se non nelle leggende, eppure la gente di mare di ogni popolo sa che è li, sul fondo del mare. Molte culture lo immaginano oramai incatenato. Quale che sia la verità, non ci è dato sapere, solo gli abissi ospitano la risposta a questa domanda. Si fa sera, e io sono ancora fermo, voglio credere che lui sia qui da qualche parte. Passa del tempo e la notte è padrona: decido di andare via, e solo per un attimo un’ombra balena nei riflessi notturni. Forse il mare. Forse la mente mi inganna. Ma va bene cosi.
Shar-Karn, Viaggiatore di Mondi
–Michele D’Elia–