Dopo l’uscita di Final Fantasy XIII, in tanti si sono chiesti quale sarebbe stato il destino di una delle serie ruolistiche più celebri del panorama videoludico. Il cambio di rotta può essere giustificato?
Una questione spinosa questa, vero? E diciamo la verità, un po’ ci hanno anche gonfiato i coglioni con la questione “Square Enix ha ucciso Final Fantasy“, che ha iniziato a riecheggiare in quasi tutti gli angoli del web dopo l’uscita del tredicesimo episodio di questa saga. Ma più che un’affermazione, questa qui dovrebbe essere una domanda: Square Enix ha davvero ucciso Final Fantasy?
Tra di voi ci sono sicuramente tanti appassionati della serie, persone che hanno giocato alcuni dei capitoli più celebri (tipo il VII e il VIII, forse ad oggi i due più conosciuti) e li osannano come i migliori esempi di giochi di ruolo. Per carità, non avete torto, sono senza dubbio dei capolavori sotto un po’ tutti i punti di vista, con trame interessanti, personaggi coi controcoglioni e un design che ha fatto sicuramente storia. Ma stiamo parlando della fine degli anni ’90. A distanza di un decennio le cose sono cambiate: è diverso il mercato, ma soprattutto sono diversi i giocatori, cioè quelle brave persone che aprono il portafogli e permettono a chi sviluppa videogames di portare il pane in tavola. Forse qualcuno di voi non ha idea di quanto costi oggi sviluppare un titolo per Xbox 360 e PlayStation 3: si arriva anche a diverse centinaia di milioni di dollari per un singolo progetto (come nel caso di Star Wars: The Old Republic o di Call of Duty: Modern Warfare 2), dunque a grandi investimenti devono necessariamente corrispondere grandi guadagni, soprattutto considerando la situazione economica di merda nella quale ci troviamo. Se si fa un investimento di 100 milioni di dollari e un gioco vende meno di 2 milioni di copie, la società che l’ha sviluppato si ritrova col culo a terra, sappiatelo.
Tutto questo per dire che Square Enix si è trovata nella situazione di dover “onorare” il suo marchio più importante con un titolo che appassionasse giocatori sia vecchi (puristi dei GdR) che nuovi (i poveri mentecatti che si divertono a bestemmiare nel microfono mentre cecchinano online), per questo ha deciso di adottare un approccio diverso dal passato: in Final Fantasy XIII, infatti, le battaglie sono diventate degli ibridi tra combattimenti in tempo reale e a turni, e si è scelto di rendere il gioco molto più “guidato”, portandoci a conti fatti a vivere una specie di racconto interattivo, più che un gioco di ruolo vero e proprio. A parte quest’ultimo errore imperdonabile (che poi è stato fortunatamente corretto nel seguito, XIII-2, dove è stata ridata la possibilità di esplorare liberamente ampi spazi come città, dungeon, ecc…), io non mi sento di dire che gli sviluppatori abbiano sbagliato. Se giocato senza la pretesa che debba essere per forza all’altezza dei vecchi episodi, Final Fantasy XIII è un signor GdR, con una storia coinvolgente e dei personaggi che, seppure non carismatici quanto Cloud, Sephiroth o Squall, hanno saputo comunque convincermi. Dunque sì, Final Fantasy è ancora un gioco di ruolo: semplicemente rispecchia quello in cui si è dovuto trasformare oggi il genere per poter sopravvivere. Un ritorno al passato, ora come ora, mi sembra decisamente improbabile, quindi è bene che chi non riesce proprio a digerire questa nuova formula di gioco si metta l’anima in pace.
-Mario Ferrentino-