Cari illyonisti, andiamo oggi ad occuparci di un film particolarmente atteso, così avvincente e ben strutturato che… No, quello è decisamente un altro film: ricominciamo.
Cari illyonisti, andiamo oggi ad occuparci di un film di cui, onestamente, credo pochi sentissero l’esigenza e che non sappiamo nemmeno in quanti conoscessero: parliamo, infatti, di Pan, il film che si prefigge il non risibile scopo di narrare la “storia prima della storia”, le “origini del mito”, il “cosa è effettivamente accaduto che ha portato i personaggi in una certa direzione?”.
Insomma, stiamo parlando del prequel di Peter Pan. Per chi non conoscesse la storia, a grandi linee, eccovi un breve assaggio.
Peter Pan, così come lo conosciamo, è un personaggio ideato dalla penna – e dalla fantasia – di James Matthew Barrie nel 1902: si trattava di un bambino che non voleva crescere, e che per questo dimorava nella fantomatica Isola-Che-Non-C’è (Neverland), dove raccoglie gli orfani, i Bimbi Sperduti, che così possono vivere in un luogo nel quale il loro essere bambini non venga visto con l’occhio vigile, a tratti troppo “maturo”, degli adulti: nell’Isola non ci sono, difatti, persone grandi ad eccezione dei pirati, capitanati da James Hook /Giacomo Uncino, privo della mano sinistra e con un uncino innestato nella carne.
“Resterò per sempre bambino!” griderà spesso Peter, che pure sarà la figura “paterna”, suo malgrado, in cui i Bimbi Sperduti e gli altri visitatori dell’Isola (i Darling, tra i quali la famosa Wendi Moira Angela), nonché il guerriero più coraggioso.
Ora, i romanzi (e le rappresentazioni teatrali) in cui la figura di Pan viene delineata ed approfondita segnano una decisa metafora della crescita ed affrontano, con intelligenza, i travagli dei più piccoli alle prese col mondo degli adulti e, in soldoni, con la paura di crescere: Barrie dette vita a questo mondo perchè, molto probabilmente, egli stesso stava patendo quei travagli sebbene fosse un adulto, specie perché riusciva ancora a guardare il mondo con gli occhi di un bambino e si immedesimava nella loro confusione, nel loro disagio, in quello che, a volte, era il dolore di sentirsi “non capiti dai grandi”.
Stiamo quindi parlando di un personaggio e di un “mondo” a pieno titolo meritevoli d’ogni lode, che ai giorni nostri andrebbero recuperati ed apprezzati e non solo confinati a blandi, sbiaditi ricordi di favole che ci sono state raccontate da bambini: il mito di Peter Pan è senza dubbio verde come la sua calzamaglia, passando attraverso cartoni animati vecchi e nuovi (questi con l’onnipresente computer grafica), film tra i quali quello con il monumentale Robin Williams (“Hook“) e la biografia dello stesso Barrie, molto delicata ed interessante (“Neverland“), che vi consigliamo di vedere, senza dimenticare il merchandising e quant’altro sia atto a far soldi.
Quanti hanno riletto fiabe come Pinocchio o, appunto, Peter Pan? Dovreste farlo, è un consiglio.
E, così dicendo, arriviamo al tema portante del nostro approfondimento: c’era davvero bisogno di tirare fuori un film fantasy, di quelli che da diversi anni ripropongono in chiave dark e quasi gotica, più realistica, le fiabe?
A prescindere dal fatto che questo l’abbiamo scritto diverse volte, ma non sono nemmeno lontani i tempi di Maleficent, che era quello che era, oltre che di una orgia di film a tratti passabili, a volte cestinabili, tra i quali Cappuccetto Rosso Sangue (2011), Biancaneve ed il Cacciatore (2012), Hansel & Gretel Cacciatori di Streghe (2013), Jack ed il Cacciatore di Giganti (2013), La Bella e La Bestia (2014) con Vincent Cassel: tra di questi, salverei giusto Il Grande e Potente Oz che – si, lo avete indovinato – è il prequel delle storie che hanno per protagonista Dorothy, il suo cagnolino Toto e, per l’appunto, famoso Mago di Oz. Se alcuni di questi titoli non vi dicono granché è solo perché, come nel caso di Jack, non c’entrano una beneamata mazza con le favole originali. Prossimamente verrà nelle sale proiettato anche l’almeno interessante Into the Woods, che se non altro è un musical e riprende una storia a suo modo tutta originale.
Ora, questa premessa è effettivamente per ricordare che, come monotonamente detto, Hollywood è alla canna del gas quanto ad idee originali: non sanno più dove pescare buone idee e dato che il fantasy tira, hanno preso a cavalcare l’onda dei remake delle fiabe, che vengono, appunto, stravolte, rese “realistiche”, dando un tocco di veridicità – si, è bello rendere le favole “vere” – e comunque interpretandole in chiave oscura, “dark” – si sa, il nero va su tutto – e imbottendole di una, a volte bella, spesso però chiassosa, computergrafica massiccia: il perché, si sa, è che la bellezza è negli occhi di chi guarda, anche se poi chi guarda viene spesso talmente preso dalla grafica da non accorgersi quanto questi film siano, sovente, mediocri.
Eccovi dunque il trailer della versione italiana:
Premesso che nessuno, si ripete, è così avventato da giudicare un libro solo dalla copertina, e nemmeno un film dal trailer, le cose che saltano all’occhio sono le solite di altri film visti e stravisti: una storia che viene presentata con un mistero ed un certo pathos ricercato, una trama che tende a mescolare le carte facendo interagire tra di loro due personaggi che già sappiamo dover diventare nemici – Uncino e Peter- quindi senza serbare alcun effetto sorpresa per lo spettatore, una computer grafica bella, massiccia e quant’altro, un’ambientazione visionaria che non ha molto in comune con quella che è nota a chi ancora ricorda le fiabe ed un cattivo che non è noto ai più, se rapportato all’universo del ciclo di Neverland , ossia Barbanera (Hugh Jackman senza gli artigli di Wolverine, in questo caso): tirando le somme, un bel casino.
Sarà un bel film? E’ possibile, nessuno lo nega ed, anzi, viene da sperarlo. Era necessario tirare fuori “l’inizio della leggenda”? Sinceramente, non lo sappiamo: non perchè noi di Isola Illyon vecchi barbogi, nè perchè lo scrivente sia ancorato morbosamente alle cose del passato “che erano più belle”.
Semplicemente, le cose originali (come le fiabe a cui questi film si “ispirano”, tanto spesso sono lontane dalla storia originale), vengono fatte con uno scopo preciso, un cuore, un’anima: e, per quanto si sappia che il cinema è intrattenimento, ci si chiede se sia anche lecito prendere e stravolgere il messaggio di favole, racconti o romanzi, per ricavarci sopra film che vivono di battaglie che nessuno ha mai sentito come bisogno, di una grafica massiccia che stordisca, di una storia che appare lontana da quanto è noto ai più.
Si, si potrà obbiettare che la storia di Peter Pan, il come lui sia diventato “il Pan” non è stata narrata mai in modo approfondito, nonostante gli accenni nel film con Robin Williams, il già citato Hook: ma, onestamente, qualcuno vedendo il trailer avrebbe il coraggio di dire che questo film serba l’anima di quel piccolo bambino in calzamaglia verde, che si legherà a Wendy ed ai suoi fratelli e vivrà quelle avventure? Forse si. Forse no.
Qui, da Isola Illyon chiudiamo per adesso il collegamento con L’Isola-che-non-c’è.
– Leo d’Amato-