Continua la nostra analisi sul passato del cinema! Tra tutte le pellicole esistenti, famose e non famose, quali sono le più fantasy da salvaguardare?
Se con “Legend“, trattato qualche tempo fa in questo articolo, vi abbiamo dato la possibilità di scoprire -per lo meno ai più – un film del tutto sconosciuto, quest’oggi affronteremo un’altra fantastica passeggiata nel mondo del cinema, ma trattando di una pellicola ben più famosa e discussa. Già dal titolo si può evincere quale sia, e prima di addentrarci nel vivo delle nostre elucubrazioni – che vi prometto non saranno tanto contorte – occorre prima esporre una sorta di antefatto.
Intorno a questo film aleggia un alone di mistero. Anzi, non tanto di mistero, quanto più una diatriba sulla sua natura “fantastica”. La vera domanda che gira nei cervelli dei più grandi pensatori del cosmo è: “questo è un film classificabile come fantasy?“. Sarà questo, appunto, il perno della nostra discussione, e non si parlerà né di sunti di trama, né di registi o attori (forse quello un pochino). Andremo ad analizzare nel vivo i contenuti, lasciandoci alle spalle – almeno per una volta – le mortali forme.
La maggior parte di noi, spero, conoscerà la trama del film “Al di là dei sogni” diretto da Vincent Ward, con un fantastico Robin Williams come protagonista, quindi non penso vi sia bisogno alcuno di mettersi a spulciare le vicende in essa racchiuse. Per i più smemorati, basti ricordare che il film ebbe tanto successo (ma fece anche storcere il naso agli animi più classicheggianti), perché era una sorta di “rivisitazione” della Divina Commedia e del tema immortale e sempre affascinante della Catabasi in una chiave molto moderna. Non a caso il bel Williams può essere visto come un Dante moderno che affronta le pene dell’inferno per ritrovare la sua amata (forse sarebbe più giusto paragonarlo ad un Orfeo e, a tal proposito, il regista ha sempre confessato l’influenza di tale mito greco nella sua opera).
Grande fu anche l’originalità, adottata dal signor Ward, nell’adoperare una fortissima scala cromatica, a simboleggiare bene le distinzioni tra reale, paradiso e inferno. Questi ultimi inoltre non sono intesi, concettualmente parlando, come in una singola religione, ma subiscono un eclettismo da parte del regista che decide di descrivere l’aldilà come una forma più generale: descrivendo i “paradisi” e gli “inferni” propri dei singoli protagonisti. Nel film lo si vede bene perché il paesaggio che cambia non è tanto quello esteriore tra mondo degli inferi e mondo celeste, quanto il paesaggio interiore, il paesaggio dell’anima. Un paesaggio interiore rappresentato al di fuori dei personaggi, grazie ai forti colori e alle forti immagini di fantasia che cambiano con il cambiare delle emozioni del momento. Un esempio è il finale ove Chris (Williams) si ritrova appagato e felice per aver recuperato l’animo della moglie e automaticamente il mondo circostante si trasforma nel paradiso, dove persino i figli lo possono raggiungere. Il tutto è reso magistralmente per l’epoca, con un accuratissima (e costosissima) selezione di effetti speciali che valse anche un oscar alla pellicola.
Ma dopo che ci siam fatti un piccolo quadro della situazione, sappiamo adesso dare una risposta a coloro i quali si chiedono come classificare questo film?
Purtroppo, prima di proseguire, occorre fare chiarezza anche sui termini che si vogliono adoperare: chi si chiede infatti se il film sia tanto o poco fantasy, deve avere l’accortezza di specificare il suo uso di “Fantasy”. È chiaro come il Sole che non stiamo parlando della vena medievale, perché non ci sono né castelli fatiscenti con principesse nelle torri più alte, né draghi sputafuoco, magari parlanti. Ma, ciononostante, non è detto che non si possa comunque parlare di fantasy. Ne esistono molti tipi e solo perché il “medieval” è il più eclatante non vuol dire sia l’unico. L’abbiamo detto più volte su questa nostra cara Isola: il nostro genere preferito ha mille forme, e se abbiamo affermato poche settimane fa che persino la musica in sé è più fantasy di quanto si possa immaginare, allora non si vede perché “Al di là dei sogni” non possa essere considerato tale. Vi è fantasia, vi è surreale e immaginazione a profusione, sentimenti tangibili e concetti tanto astratti quanto concreti; non sarà un fantasy puro, ma comunque lo è per un buon 70% a nostro avviso. Voi condividete questa opinione?
Un altro paio di maniche è poi il fatto che sia piaciuto o meno. Ebbene si, perché anche se sembra un bel capolavoro cinematografico, a molti – come già detto in precedenza – ha fatto storcere il naso e in particolare a quei simpaticoni che di cattivo occhio hanno visto le rivisitazioni “new age” dei temi classici sopracitati. Altra tesi che sostengono i malcontenti è quella che, nonostante le fantastiche ambientazioni e “l’originalità” della missione del protagonista, nel film viene a mancare un vero dialogo profondo che riesca a colpire quanto le immagini, non rendendo giustizia all’introspezione e alla caratterizzazione dei personaggi. Insomma, è un film di tante forme e di pochi contenuti? Per me è l’esatto opposto, quindi boccio in pieno le supposizioni dei soliti disfattisti di turno. Ma vi assicuro che costoro esistono veramente, e anch’io ho dovuto costringermi a prendere atto della loro esistenza, quando su vari forum cinematografici ho riscontrato la loro presenza, tempi addietro.
Che il Senzascaglie li maledica!
Non si possono trarre singole conclusioni su un film come questo e la sua “multi-forma” è la cosa che più forse ha destabilizzato lo spettatore medio. “Al di là dei sogni” non è un film con un unico significato: certo, vi è quello manifesto, che tutti a prima occhiata siamo capaci di captare, ma sono quelli latenti che in realtà rendono la pellicola grande e profonda come poche.
Personalmente, consiglio sempre di rivederlo più volte prima di poterne parlare approfonditamente, ma ciò non vi trattenga dall’esprimere i vostri pareri nei commenti che noi Isolani tanto amiamo. Quindi non abbiate paura e fatemi sapere tutto ciò che vi passa per la mente su questo argomento!
Per adesso è tutto, ci rivediamo alla prossima ricerca!
Stay heavy!
– Giulio Marciello –