Molti dei prodotti basati sulla fantasia di maggior successo degli ultimi tempi coinvolgono paradossalmente una dinamica che affonda le radici nella realtà storica, come la lotta per la conquista del potere politico, economico e militare da parte di grandi famiglie, casate e fazioni composte da esse. Che poi subentrino dinamiche fantasy, come nel caso dell’universo di Martin, o la fantapolitica (ma nemmeno poi così “fanta”) di House of Cards, per citare un’ambientazione completamente diversa, poco importa: il pubblico sembra continuare ad appassionarsi ad intrighi, sotterfugi, tradimenti, doppi e tripli giochi assortiti mirati ad un unico scopo: la scalata della propria famiglia o fazione verso il potere più sfrenato.
Per tornare al nostro amato stivale, quale momento storico può essere più adatto di quello ormai assurto per antonomasia a rappresentare una realtà di questo tipo, ovvero l’epoca dei Comuni e delle Signorie medievali? Quell’epoca, nonostante tutto d’oro, tra il XII e il XV secolo nella quale, al netto delle lotte, dei tradimenti, degli assassinii e degli esili incrociati tra famiglie, nei comuni italiani vengono gettate le basi per un rinascimento politico, letterario, artistico ed economico di cui gioverà tutta l’Europa.
Nel libro “Eternal War – Gli Eserciti dei Santi” di Livio Gambarini, edito da Acheron Books, siamo proprio a Firenze e nella Toscana del tredicesimo secolo, epoca di feroce guerra civile tra Guelfi e Ghibellini, ma anche di slancio creativo, nella quale si avvertono tutti i sommovimenti culturali provocati da quel gruppo di giovanissimi poeti iniziatori di quello che passerà alla storia come Dolce Stil Novo. Se ci fermassimo qua, si tratterebbe di un romanzo storico, già nelle corde del giovane autore bergamasco (che ha esordito proprio con lo storico “Le colpe dei padri”, ambientato nel XIV secolo lombardo). Invece, da autore di apprezzati racconti fantasy, Gamberini inserisce nella ricetta il fantastico e la magia, in dosi decisamente robuste: operazione rischiosa ma ambiziosa.
SINOSSI
Nella Firenze del 1260 Guido Cavalcanti, uomo d’arme, mercante, sapiente e letterato, destinato a diventare uno dei più grandi poeti di tutti i tempi, è costretto a prendere le redini della sua nobile famiglia, caduta in disgrazia dopo la disastrosa sconfitta Guelfa nella battaglia di Montaperti, e a guidarla nella difficoltosa scalata sociale della ribollente e stimolante, nonché spietata società comunale fiorentina. Parallelamente, nel Mondo dello Spirito, realtà invisibile fatta di Spiriti Guida, Genius Loci e magia che influenza pesantemente la società umana reale, Kabal, Spirito Guida della famiglia Cavalcanti, è costretto a barcamenarsi tra la relativa inesperienza del nuovo Capofamiglia, la necessità impellente di far recuperare alla casata gradini nella scala sociale della città, e la lealtà dovuta alla fazione rappresentata dagli Spiriti Guida delle famiglie Guelfe, ugualmente in difficoltà nel mondo dello Spirito così come nel mondo reale. E all’orizzonte si profila un’altra crisi, insieme ad un giovanotto destinato a scrivere il più famoso poema della letteratura italiana e forse mondiale…
GUIDO, I’VORREI CHE TU E LAPO ED IO…
La scommessa di “Eternal War” si gioca tutta sul nucleo centrale del romanzo, questo doppio piano narrativo mondo reale-Mondo dello Spirito, che corre parallelamente ma le cui componenti si influenzano reciprocamente in maniera profonda.
A livello di editing si tratta di uno dei prodotti con meno sviste e refusi (praticamente assenti) che abbia avuto tra le mani da un bel po’ di tempo a questa parte: anche il lettering e l’impaginazione favoriscono, o almeno non ostacolano, una fruizione piacevole del libro. L’unico appunto che mi sento di fare riguarda la scelta di presentare il testo che riguarda le vicende del Mondo dello Spirito integralmente in corsivo. In considerazione del fatto che l’intreccio è piuttosto lineare (e questo, come vedremo, è un merito a livello narrativo), si finisce per trovarsi di fronte interi paragrafi e capitoli con muri di testo in corsivo, che a lungo andare si rivelano fastidiosi e stancano la vista del lettore: una delle regole non scritte del lettering consiste proprio nel non abusare del corsivo. Mi rendo conto che ci fosse l’esigenza di distinguere in qualche modo la scansione dei piani narrativi, ma si sarebbe potuto trovare un altro espediente.
La narrazione in sé, invece, è sorprendentemente gradevole – sorprendentemente in considerazione del fatto che portare avanti una struttura narrativa di questo tipo non è affatto facile, mantenendo inalterate la qualità della scrittura, la coerenza dell’ambientazione e la piacevolezza della lettura. Innanzitutto, l’autore non ha paura a sviluppare un intreccio semplice (che non significa superficiale): i due piani narrativi si succedono uno di seguito all’altro, in alternanza, fornendo immediatamente la descrizione delle vicende del Mondo dello Spirito dopo la controparte reale e viceversa, in modo da facilitare la comprensione e rendere la lettura fluida e scorrevole, nonché piacevole per tutto l’arco del romanzo. Il merito più grande del romanzo, però, è il modo originale, credibile, divertente e a tratti geniale con il quale il piano narrativo fantastico penetra e si ripercuote su quello reale: le vicende degli spiriti (non meno bizantine e politicizzate di quelle umane), della magia, dei rituali e dell’“economia” di questo mondo invisibile e sovrapposto a quello umano influenzano e spiegano in modo verosimile certe apparenti assurdità della Storia reale. Per esempio i cedimenti morali improvvisi di eserciti preponderanti, il capovolgimento delle sorti di battaglie già vinte, la nascita di individui particolarmente dotati di estro artistico, la disgrazia improvvisa di talune famiglie, e via di questo passo.
Un altro merito indubbio di Livio Gambarini, in un libro così denso di suggestioni e stimoli, è aver adottato una prosa asciutta, ironica e mai inutilmente complicata o ridondante, e la tentazione in un libro di questa natura poteva essere forte. Peccato per certi cedimenti, specie nel finale, a modi di dire e frasi che potrebbero uscire dalla bocca di un teenager del 2015, di sicuro non dalle labbra di un gentiluomo fiorentino del 1200 né tantomeno da quelle di uno spirito guida classicheggiante: forse si è trattato di una strizzatina d’occhio al pubblico young adult, che però inevitabilmente stona un po’ nella generale qualità del romanzo. Stil Novo sì, ma non Novissimo!
– Luca Tersigni –
- Una delle idee più originali viste negli ultimi tempi...
- ...e sviluppata anche bene!
- Lettura fresca e coinvolgente;
- Il fascino di un periodo storico forse troppo trascurato;
- Scelte di lettering non sempre felici;
- Frasi e modi di dire a volte completamente fuori contesto;
Lo confesso: ero un po' scettico davanti all'ennesima incursione del fantastico in un contesto storico: il rischio è sempre quello di ritrovarsi in un pastrocchio senza capo né coda. Invece ho letto "Eternal War – Gli eserciti dei santi" in appena un paio di serate: leggero e allo stesso tempo impegnato, scorrevole, con l'elemento fantastico e magico che influenza una volta tanto in modo originale e coerente la realtà storica. Senza dimenticare personaggi della storia e della letteratura che abbiamo studiato a scuola dibattersi da protagonisti con questo retroterra ultraterreno che ne influenza le scelte: davvero divertente. Peccato per alcune criticità di contorno, ma non tanto da poter essere trascurate. Avrei anche gradito uno sviluppo più approfondito dei personaggi reali, ma non si può avere tutto subito: magari la prossima volta.