“Questo è un libro per ragazzi (13+) ed include ciò che segue – Uso di alcol, burle comiche e violenza disegnata. E per “Violenza”, intendiamo: facce spaccate brutalmente, un’ascia in un cranio, calci inguinali, denti rotti, orecchie mozzate, strangolamenti, uno sparo in faccia e una freccia in un occhio. Ouch!”
Con queste premesse, e con le altre sparse per il retro della copertina, mi aspettavo qualcosa di divertente. Invece, il fumetto è a dir poco esilarante – e per dirlo io, che in genere rido solo mentalmente, è davvero qualcosa di magnifico. Sfogliando velocemente il volume non mi ero minimamente resa conto di quanto fosse sagace la sceneggiatura, piena di tutti quei cliché fantasy che ogni giocatore di ruolo impara a conoscere durante le sessioni di cartaceo (o di play by chat, perché no). C’è il nano che mena le mani e vuole spaccare la faccia a tutto e tutti, il gigante riflessivo, il capo delle guardie isterico che cerca continuamente un modo per mettere in gattabuia i mercenari (caotici, violenti ma infine salvatori), c’è l’elfa elusiva. E poi ci sono tre cose che amo in qualsiasi salsa: i goblin con le pentolacce in testa, i non morti a pioggia e il necromante sfigato e maltrattato dall’inizio alla fine. Il tutto condito con botte, sangue, scontri incalzanti, battute pronte e cinismo.
Il cinismo è una dote sottovalutata dagli scrittori fantasy di questi tempi – a parte Martin, ma per gli dèi: dobbiamo davvero parlare sempre e solo di Martin? Questo succede perché, soprattutto in Italia, il fantasy non viene fatto funzionare secondo i presupposti giusti. Si pretende un’ambientazione medievale, ma la si rende tale solo nell’aspetto esteriore, senza arrivare al nocciolo: la necessità di ogni creatura di sopravvivere, di avere soldi, di fare quello che vuole nel modo in cui vuole farlo. Gli avventurieri dovrebbero essere i portavoce proprio di questo: non contro la legge, ma neanche rispettosi; non eroici, ma mossi dal denaro o dagli interessi, e quindi salvatori; sempre alla ricerca di avventura e di pericoli, e a volte causa di enormi disastri. Skullkickers in questo eccelle, rendendo i suoi due scanzonati mercenari le perfette espressioni del puro genere “sword&sorcery (e tante botte)”.
Mi è sembrato davvero strano leggere un’opera del genere, e un po’ mi è scesa la lacrimuccia, perché mi ha ricordato quello che succede le domeniche in cui giochiamo al mio tavolo di gioco: un nano che prende a pugni il diretto sottoposto di Hadrune, un altro nano che si infila nella bocca dei mostri enormi e li distrugge da dentro, la mezzelfa assassina che spara frecce con precisione mortale, la stregona che vuole solo i soldi… ho rivisto in Skullkickers tante di queste situazioni e mi sono fatta le stesse grasse risate, perciò il mio non può che essere un enorme elogio al fumetto.
Insomma, Skullkickers mi ha ricordato una quantità infinita di altre opere fantasy, ma mi sono sorpresa a ripensare gli spiritelli farabutti che ho adorato nell’espansione Lorwyn di Magic the Gathering… e forse è stato questo il dettaglio che mi ha più spiazzata. Per il resto, è ovvio che l’impostazione sia ironica (e a volte demenziale), perché questo il fumetto vuole essere, ma è anche vero che condivide gli stessi presupposti del fantasy anni Settanta, proprio come dice Robin Laws (creatore di HeroQuest) nella sua introduzione. E per i cultori del genere, il fantasy anni Settanta è il punto di partenza di quello moderno, ma al contempo si differenzia in modo netto per la maggior crudezza e, a volte, l’iper-realismo (magia a parte) – che ultimamente qualche grande nome del calibro di Peter Jackson sembra voler dimenticare per far superare agli elfi ogni legge fisica. Anni Settanta e sword&sorcery: cosa resta oggigiorno? Un lore completamente diverso, e a volte mi trovo a pensare con mestizia che l’epoca d’oro del fantasy, nonostante le maggiori possibilità moderne, sia morta all’inizio degli anni Novanta.
Spendo qualche parola per le specifiche tecniche.
Innanzitutto, 1000 opas e un cadavere è il primo numero di un webcomic che, almeno in originale, conta cinque volumi in corso. In Italia è edito da ReNoir Comics, ma ancora non si sa quando arriverà il secondo volume – anche se sembra uscirà per l’estate 2015. Il numero 1 include il primo episodio e due brevi extra, studiati in precedenza dagli stessi autori come storie autoconclusive.
Sono 114 pagine completamente a colori in formato 17×24, brossurato. Costo: 14,90 euro.
Per quanto riguarda la trama, essendo una serie, è ancora presto per fare una valutazione, ma intanto vi posso assicurare che ha tutto quello che serve per diventare esplosivo. Si inizia con un lupo mannaro obeso ucciso con l’argenteria, si continua con l’omicidio di un notabile e, passando per un obitorio in cui i cadaveri si risvegliano come non morti, ci si lancia all’inseguimento del presunto assassino. Nel mezzo, una serie di situazioni archetipiche, ma sempre d’effetto – e trattate con la leggerezza della commedia.
Se siete amanti del fantasy serio, evitatelo come la peste perché non vi piacerà neanche un po’. Se invece cercate eroi non troppo eroici, lanci di nani (+4 ad una delle parti) e protagonisti strafottenti, allora fa per voi.
Credo dovrebbero evitarlo anche coloro che esigono che il disegno e il colore abbiano requisiti particolarmente realistici e dettagliati. Lo stile di Skullkickers è molto cartoonoso, l’espressività è portata all’estremo attraverso tratti fisici esasperati e ben marcati, e la colorazione è semplice e limpida, priva di grosse sfumature o tinte brillanti.
La storia e i protagonisti sono tanto caotici, quanto le vignette e le tavole sono straordinariamente ordinate. A parte la quadratura costante, come contorno viene usato il nero: non c’è alcuno spazio bianco, e questo aumenta la sensazione di precisione. Un particolare inusuale, ma apprezzabile perché costruisce il contrasto visivo fra il nero e il colore, rendendolo acceso nonostante, in verità, così acceso non sia.
Ah, e mi stavo dimenticando degli autori!
Ai colori troviamo Misty Coats, al disegno Edwin Huang (che abbiamo già visto in diversi episodi dei fumetti di Street Fighter).
Creatore e sceneggiatore, Jim Zub che già aveva lavorato al fianco di Huang in Street Fighter, ma che conosciamo soprattutto per i fumetti Dungeons&Dragons: Baldur’s Gate e due titoli per Pathfinder, Dark waters rising e Of tooth and claws.
– Lucrezia S. Franzon –
Skullkickers: 1000 opas e un cadavere – Recensione
Isola Illyon
- meravigliosamente old style;
- un numero 1 incalzante e che si presta bene a qualsiasi evoluzione della trama generale;
- impostazione generale scanzonata;
- disegno cartoonoso e molto espressivo, chiaro da visualizzare e affatto faticoso;
- tutto colorato con ottimo stile: è sempre bello un fumetto a colori;
- sceneggiatura dinamica e zeppa di situazioni sagaci;
- a fronte della quantità di vignette, c'è pochissimo dialogo;
- il disegno cartoonoso può essere fastidioso per chi si aspetta realismo;