Giappone, 20 novembre 1984.
Un ragazzino giapponese, di ritorno da scuola, ha appena varcato la soglia dell’edicola per chiedere al gentile giornalaio il numero 51 della sua rivista di manga preferita: Weekly Shonen Jump. Finalmente può dirsi contento, ha in mano il prezioso volume e si dirige alla fermata dell’autobus sfogliandolo distrattamente, quando i suoi occhi si riempiono di sorpresa, di meraviglia e curiosità. Un nome, fra i tanti nuovi autori, gli sembra familiare. Ecco, lo ricorda per le avventure del famoso Villaggio del Pinguino, lo aveva fatto ridere con quella ragazzina un po’ sbadata ma simpatica, insieme al suo inventore un po’ strano.
“Quindi ora è ritornato!” pensa felice il ragazzino giapponese; non riesce a tenere a freno la curiosità, si aspetta chissà quale altra storia buffa, piena di situazioni strambe e divertenti e senza rendersene conto l’autobus gli passa accanto, mentre lui continua a leggere…
Questa è probabilmente la reazione che l’adolescente medio può aver avuto di primo impatto dopo aver visto in quel famoso numero 51 il nome di Akira Toriyama. Costui, all’epoca era già abbastanza famoso per il gag manga (ovvero di chiaro stampo umoristico) Dr. Slamp & Arale, conosciuto qui da noi forse più per l’anime che per il manga in sé. La storia ambientata nel Villaggio del Pinguino narra le buffe vicende della piccola Arale in un mondo che le fa da cornice con bambini alieni provenienti da chissà quale pianeta, animali bizzarri e, addirittura, con oggetti umanizzati, come montagne, il sole…e come dimenticare la popò rosa sorridente? Insomma, la creatività e la simpatica inventiva di Toriyama già aveva avuto modo di farsi conoscere, ma il 20 novembre 1984 è un giorno speciale. Un’altra sua creatura si stava facendo spazio nel mondo dei fumetti giapponesi ed il suo nome era Dragon Ball.
Leggendo direte: “Oh sì, la solita minestra con la storia di Dragon Ball, i personaggi e tutta questa roba risaputa…” No. Io non vi racconterò la trama; è talmente conosciuta, proposta e riproposta, da diventare persino un po’ troppo noiosa. Giusto per qualche tempo, in televisione hanno ripreso a trasmettere per la 30milionesima volta la serie anime, ma se proprio volete sapere una cosa, io personalmente non mi sono mai stancata di guardarlo e non mi sono mai, neanche per un secondo, pentita di aver collezionato quell’opera d’arte che è la PERFECT EDITION di DRAGON BALL, edita dalla Star Comics (così come non mi sono mai pentita di tutti i mutui investiti per action figures, gashpon e plush vari…)
Toriyama ci ha fatto crescere con la semplicità di un bambino ingenuo, un piccolo alieno venuto da un altro pianeta. Ci ha fatto crescere con la speranza nella bontà dell’uomo: Son Gohan prende questo bambino e lo alleva facendogli da nonno; gli insegna le arti marziali, gli insegna ad amare e rispettare le persone, ma poi ecco che Toriyama ci porta all’avventura, ma ci fa capire anche che un viaggio percorso da solo non ha lo stesso sapore di quando si è con gli amici (Bulma, Yamcha, Oolong etc..). Poi improvvisamente Dragon Ball cambia ancora, Goku arriva dal Maestro Muten e qui conosce Crillin, all’inizio un suo rivale nel cercare di entrare nelle grazie del vecchio Genio delle Tartarughe, ma poi amico per la vita. Ma, tendenzialmente, è da questo punto che Goku cambia. Qui comincia a crescere e se nella prima parte avevamo una trama più semplice in cui c’erano richiami all’opera precendente di Toriyama, Dr. Slump & Arale, da dopo l’allenamento con il Genio il nostro protagonista cresce, matura e da qui in poi il manga virerà verso un taglio più d’azione, con combattimenti all’ultimo respiro.
Ma a cosa si è ispirato Toriyama quando ha pensato a Dragonball? Sostanzialmente lui era un appassionato dei film di arti marziali di Jackie Chan e il suo editore, Kazuhiko Torishima, gli consigliò quindi di provare a dedicarsi ad un manga ispirato al kung fu. Fu con questa prospettiva che realizzò l’anno prima dell’uscita di Dragon Ball uno one-shot intitolato Dragon Boy che riscosse abbastanza successo, tanto da convincere Toriyama che le basi per un buon lavoro potevano esserci. Si ispirò per la sua opera al romanzo cinese Il viaggio in Occidente, e gli stessi Goku, Bulma e Yamcha dovevano essere, in origine, una reinterpretazione dei protagonisti del classico d’avventura. Tuttavia la storia doveva concludersi in un anno, giusto il tempo che serviva per raccontare della ricercare delle sfere del drago.
Ma poi Toriyama decise di far crescere Goku, che doveva superare i suoi limiti confrontandosi con nemici sempre più forti. La mutazione da gag manga a manga di combattimenti fu, così, completa, senza rinunciare alla vena comica tipica dell’autore. Fu così che arrivò l’idea di Freezer, (creato dopo la famosa bolla economica giapponese e che rappresentava una delle “razze” che Toriyama odiava di più: gli speculatori edilizi) colpevole della morte dei genitori di Goku e della distruzione del pianeta Vegeta, il luogo di origine di tutti i Saiyan, la stirpe di guerrieri di cui anche Goku scopre di fare parte. La saga si doveva concludere proprio con la trasformazione di Goku nel leggendario Super Saiyan e con la sconfitta di Freezer. Ma dopo di ciò? Effettivamente sarebbe stato giusto concludere qui la saga, ma parliamoci chiaro, ormai Dragon Ball era diventato un successo, tutti ne parlavano, tutti lo amavano e così Toriyama continuò aggiungendo a questa altre due saghe, quella di Cell e quella di Majin Bu.
Quando il 23 maggio 1995 la prima edizione di Dragon Ball finì probabilmente molti piansero, ma forse nessuno si sarebbe mai immaginato cosa sarebbe diventato dopo!
Quale è stata l’eredità di Toriyama? Aveva vinto: tutti sognavano di alzare le mani al cielo e aiutare con la propria energia Goku, tutti parlavano di Saiyan, mentre la grande macchina dell’economia girava. Se ne creavano parodie, addirittura lo stesso Toriyama ne creò una chiamata Neko Majin, ma anche altri artisti si ispirarono a Dragon Ball creando spin-off. Ad esempio il poco conosciuto Dragon Ball SD (dove la SD sta per Super Deformed) che vede i disegni di Ōishi affiancati alla storia (un ri-raccontare in maniera molto sintetica la prima parte di Dragon Ball sottolineandone soprattutto gli aspetti umoristici) di Takao Koyama e che ha avuto perfino la supervisione dello stesso Toiryama (autoironia spesso è sinonimo di genio). Dal punto di vista degli anime, c’è stato gran furore, la toei animation iniziò con il semplice Dragon Ball che racchiudeva i primi sedici volumi del manga, poi arrivò Dragon Ball Z che si basa sui restanti 26. Infine ci fu il tanto criticato Dragon Ball Gt, visto che non si trattava di un’opera del mangaka (Toriyama intervenne, infatti, solo con la creazione dei personaggi e del logo della serie) ma che nacque semplicemente come sequel dell’opera, riprendendo la storia dagli avvenimenti conclusivi della saga Z. Infine, per i 20 anni di Dragon Ball, l’anime venne ritrasmesso con il nome di Dragon Ball Kai che consisteva in un restyling in alta definizione dell’originale.
Negli anni sono usciti diversi videogiochi, numerosi cortometraggi ma soprattutto tanti film destinati all’home video (ben 18 i film d’animazione, fino ad arrivare al più recente, uscito proprio l’anno scorso, che ha visto Toriyama in prima persona impegnato nel progetto: Dragon Ball Z: La battaglia degli dei). Dragon Ball è diventato leggenda.
E’ stato fonte di ispirazione per grandi maestri del mondo dei manga come Oda, Kishimoto e molti altri.
Sembrava ieri quando leggevamo le avventure di Goku, ma in realtà sono passati ben 30 anni. E cosa ci regala Dragon Ball per il suo trentennale? Un nuovo film in uscita: Dragon Ball Fukkatsu no F, lungometraggio scritto da Toriyama stesso e dove sembra sarà presente uno dei rivali storici della serie, Freezer. Nuovi giochi? Dopo Dragon Ball: Battle of Z uscito l’anno scorso, la rivista V Jump ha annunciato qualche mese fa un nuovo titolo sulla serie a cura della Namco Bandai che arriverà finalmente su Play Station 4 (oltre che alla old generation). Sto parlando di Dragon Ball Xenoverse, la cui data di uscita sarà intorno a febbraio 2015
Dragon Ball vive ancora dopo 30 anni e siamo sempre contenti di rileggerlo e rivederlo. Grazie Maestro Toriyama per quello che ci hai dato, grazie per averci fatto emozionare. Un’opera è bella e diventa immortale proprio quando entra nei cuori delle persone. Goku è entrato nei nostri cuori e tutti i fan di Toriyama rimarranno sempre grati a quest’uomo.
«Francamente non capisco come sia successo. Mentre il manga era in corso di pubblicazione, l’unica cosa che desideravo mentre continuavo a disegnarlo era rendere felici i bambini giapponesi. Il ruolo del mio manga è quello di essere una semplice opera di intrattenimento. Mi permetto di dire che non mi importa neanche se [le mie opere] non hanno lasciato niente dietro di loro, fintanto che hanno appassionato i loro lettori.»
Akira Toriyama
Per chiunque voglia festeggiare con noi, vi lasciamo il sito dove la Shueisha celebra i 30 anni di Dragon Ball!
– Alessia Bellettini –