Utopia. Il paradosso di un viaggio dalla meta impossibile, infiniti gli scenari.
Infinite le domande. Ma le ragioni del viaggio ci sono chiare come la luce del giorno: non può essere tutto come qui.
Viaggiamo, intenti a raggiungere l’ Impossibile. Un’impossibile evoluzione del mondo (meno feroce? Più giusto? O forse solo imbevuto d’epica, coerente con se stesso fino all’estremo, ideale).
Dunque partiamo per Arjiam, sperando di prendere il largo, ma pronti in fondo a rimanere a terra,senza che l’incanto ci trascini via. La sorpresa ci coglie disattenti, sotto la luce elettrica, in un rigo che sembrava inchiostro ed ora è ciottolo nuvola sangue.
Daniela Lojarro, l’artefice del rapimento -del suo bel libro abbiamo parlato qui – ha risposto alle nostre domande. Godetevi l’intervista, il mondo della musica ha prestato al fantasy un’interprete d’eccezione!
Parlaci un po’ di te, qual è il background dell’autrice del Suono Sacro di Arjiam? E i suoi modelli?
La musica è il mio mondo: mi ha affascinato fin da bambina, in particolare il Melodramma. A sei anni decisi che volevo cantare e a ventidue anni ho realizzato il mio sogno debuttando nel Rigoletto di G. Verdi – proprio davanti alla statua del Maestro! Poi, ho cantato un po’ ovunque, da Londra a Napoli, da Praga a Bilbao, da Palm Beach a Seoul, da Abu Dhabi a Pretoria. Alcuni brani che ho inciso sono entrati nelle colonne sonore di alcuni film: “I shot Andy Warhol” di Harron premiato al festival di Cannes; “Il giovane Toscanini” di Zeffirelli; “The departed” di Scorsese. Accanto alla musica ho sempre coltivato la passione per la letteratura: adoro i grandi romanzieri francesi dell’800 Hugo, Zola, Maupassant … e amo il fantasy classico di M. Zimmer Bradley, J.R.R. Tolkien, R. Feist, B. Cornwell, R.R. Martin, H. Turtledove, J. Whyte.
Il tuo fantasy è un omaggio al potere della musica. Come è nata questa idea?
Per me la musica, o meglio, il mondo del suono è una vocazione. Del suono mi ha sempre affascinato il “potere” di catalizzare e di trasmettere emozioni senza la mediazione della parola agendo quindi a livello profondo sulle persone. Ne ho avuto continue conferme: in Corea come negli Emirati arabi, il pubblico non conosceva una parola d’italiano, però rideva mentre cantavo una tarantella napoletana e si commuoveva fino alle lacrime per un’aria di Bellini o Verdi.
Addirittura durante una lezione in un istituto femminile ad Abu Dhabi, ho visto ragazze e giovani studentesse con tanto di velo abbandonare l’abituale ritegno e mettersi a cantare o a ballare seguendo il mio canto. Approfondendo questo aspetto “magico”, ho scoperto il mondo della cimatica, scienza che studia le onde sonore e gli effetti delle vibrazioni sui gas, sui corpi, sui liquidi. Adoro l’archeologia e i miti cosmogonici: sapevi che l’uomo preistorico ha costruito il suo primo strumento musicale, un flauto, 37.000 anni fa ben prima di sentire la necessità di costruire un acciarino per accendere il fuoco? Oppure che per tantissime culture la scintilla iniziale che ha dato vita al mondo è una vibrazione sonora? Anche la musicoterapia, al giorno d’oggi, è ampiamente utilizzata e riconosciuta. Da questa costellazione d’interessi che ruota intorno al suono è sgorgata l’idea del Suono Sacro: Il Suono che non è mai stato emesso ma che è, il Principio motore del mondo di Arjiam. Per la precisione, è successo durante una vacanza nelle Marche, mentre stavo visitando la Galleria del Furlo, una galleria scavata nella roccia in epoca romana a picco sulla vallata percorsa dal fiume Candigliano. Ho avuto come un flash e la storia ha iniziato a prendere forma proprio da quella Galleria che si è trasformata in una specie di tunnel per un Oltre, per un altro mondo, per … Arjiam.
Le donne che hai immaginato sono delle tigri, hanno naturale attitudine al comando, e sono sempre un passo più avanti degli uomini. Tu ti senti femminista?
Non mi sento femminista, direi … femminile nel senso più profondo del termine. Credo dopo essere passati dalla cultura matriarcale a quella patriarcale, dopo aver vissuto i traumi delle culture misogine, da quella ebraica a quella cristiana o musulmana, solo per rimanere nell’ambito delle religioni del Libro, la Donna e l’Uomo potrebbero usare la loro differenza o “opposizione” per creare Armonia, esattamente come dice Eraclito, detto l’Oscuro: «Ciò che è opposizione è accordo e dalle cose discordi sgorga bellissima armonia e tutte le cose nascono per legge di contesa» (Sulla natura – «Perì physeos»).
E con Armonia non intendo solo l’aspetto sonoro ma soprattutto la capacità di sapersi ascoltare, di ascoltare, quindi di comprendersi, di andare verso l’Altro e di entrare in rapporto con lui e di «armonizzarsi» con lui. Credo che nella nostra società dilaniata dall’intolleranza, dall’incapacità di lasciare parlare l’altro, ascoltandolo senza coprire la sua voce con la nostra, caratterizzata dalla volontà di imporre le proprie idee e le proprie convinzioni a tutti i costi, ritenendole le uniche giuste e valide, l’Armonia invocata da Eraclito sia più che mai necessaria. Non sarebbe un modo nuovo per vivere il femminile e il maschile senza lasciarsi distrarre da “ruoli” predeterminati e ormai non più attuali?
Fahryon e Uszrany si amano nonostante la distanza. Hai un modello concreto per una storia cosi appassionata o è un qualcosa di ideale ed irraggiungibile?
Il modello ideale è quello che ho descritto in parte nella risposta precedente: ci credo fermamente e cerco di attuarlo nella vita quotidiana. Certo, è un equilibrio continuamente rimesso in discussione ma il cambiamento e la trasformazione sono indispensabili alla crescita sia personale che di coppia. La vita è un cammino in continuo divenire, soggetto a grandi rivolgimenti, l’importante, come diceva Samuel Beckett è «Fallire – Provare di nuovo – Fallire ancora – Fallire meglio».
De “Il Suono Sacro di Arjiam” ho amato l’importanza che hai dato alla Scelta. Ma come fa un racconto di gesta eroiche a stare in piedi senza lo scontro con un Destino tiranno?
Si può e non solo riguardo a gesta eroiche ma ogni giorno siamo confrontati con “scelte” che determinano il nostro futuro e coinvolgono anche quello delle persone che ci stanno accanto. I personaggi non sono dei predestinati: Fahryon, la protagonista, è confrontata a una visione ma non la deve accettare e compiere per forza. Infatti, il suo è un percorso durante il quale lei mette continuamente in discussione i motivi che l’hanno portata a sceglierlo: dubitare, interrogarsi, cercare sono il mezzo per prendere consapevolezza, per scegliere e quindi potersi trasformare crescendo e maturando. Siamo liberi o in realtà è un’illusione e le circostanze esterne ci condizionano sempre al punto da “obbligarci” a compiere quella scelta? Questa domanda tormenta l’uomo … da sempre, credo!
Isabelle Allende ha detto di concentrarsi, quando scrive, su un lettore ideale, rivolgendosi poi proprio a lui. Chi è, se c’è, il tuo lettore ideale?
Quando scrivo o quando studio un ruolo non penso al pubblico che leggerà il libro o mi sentirà cantare. Dialogo piuttosto con i personaggi lasciandomi condurre dalle loro emozioni, dalle loro reazioni alle situazioni che io ho “creato”. L’importante per me è avere sempre al centro il personaggio e la sua evoluzione all’interno della storia.
Quali necessarie caratteristiche deve possedere oggi un fantasy, secondo te, per attrarre nuovi lettori e proporre qualcosa che non sia banale agli affezionati del genere?
Chi scrive un romanzo o una saga fantasy non dovrebbe perdere di vista le caratteristiche e gli elementi dominanti che, fin dalla nascita a metà dell’800, caratterizzano questo genere letterario: il soprannaturale, l’allegoria della lotta tra bene e male, il simbolo e il surreale. Come un’importante tradizione ormai ci ha dimostrato, da G. Jung alla M. von Franz, ogni storia, ogni mito, ogni favola, anche la più assurda e lontana dalla realtà, tratta dell’umanità e dei suoi problemi universali, offre esempi di soluzione delle difficoltà in un linguaggio che arriva direttamente al di là di ogni barriera logica.
Soprattutto, l’arte in generale, quindi non solo il fantasy, ha da sempre un effetto catartico: il lettore o lo spettatore, identificandosi con la/il protagonista, partecipe delle sue emozioni, dei suoi dolori, delle sue gioie, si immedesima vivendo le sue avventure, le sue scoperte, ne condivide i momenti tristi e lieti traendone spunti di riflessione su se stesso e sulla società, maturando. Credo che questo sia l’aspetto che possa vivificare e giustificare il fantasy (e non solo): combattere battaglie, trasmettere conoscenze, emozioni, spingere a porsi domande sui temi fondamentali per l’Uomo. Ne «Il Suono Sacro di Arjiam», infatti, ho cercato di porre l’accento sui temi che mi appassionano e che io considero importanti, quali amore, amicizia, lealtà, crescita spirituale, dare un significato alle proprie azioni, confrontarsi con i dubbi e le difficoltà che ci si trova ad affrontare quando affacciandosi alla vita, la relazione tra scienza (qui simboleggiata dal potere immenso della magia) ed etica, il rapporto/scontro con il potere visto da diverse angolature.
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Che dire, se siete rimasti frastornati da questa valanga di temi e intuizioni artistiche sappiate che il mondo di Arjiam riserva ancora molto da scoprire…leggere per credere!
-Maria Lorena Di Somma-