Era il 21 gennaio 1980, si legge su Wikipedia, e Rai 1, che all’epoca ancora si occupava di programmi di interesse, di intrattenimento e di attualità serie, anziché di gossip e Isole meno famose di quella di Illyon – chi la vuol capire la capisce- mandò in onda il primo episodio di una serie televisiva, un cartone (oggi, facendo i sofisticati, lo definiremmo anime) con protagonista un super robot da combattimento, Mazinga Z, gettando le basi per tutti i cliché che sarebbero venuti dopo.
Un pilota, un robot, il monte Fuji, gli attacchi sempre concentrati sul Giappone come principale baluardo tecnologico all’avanguardia mondiale, il monte Fuji, i mostri meccanici/guerrieri che attaccano rigorosamente uno per volta o massimo in tre, chè affrontare il protagonista cento contro uno per riportare una facile vittoria pare brutto, personaggi alle volte tagliati col falcetto ma semplici e duri, che erano anche una novità essendo loro destinati a gettare le basi per certi, successivi, stereotipi, piloti che gridano il nome dei loro attacchi, armi quasi sempre “bianche”, il monte Fuji.
Ok, il Monte Fuji era una costante di praticamente qualunque serie Giapponese, specie quelle dei robottoni giganti che facevano leva su svariati elementi dello spirito nipponico, come lo spirito di sacrificio, la dedizione al lavoro, l’amore per la propria patria: ma Mazinga è rimasto a sua volta l’archetipo di tutti i robot con cui siamo cresciuti, quali il Grande Mazinga (e vari spin-off come Mazinkaiser e Mazinkaiser SKL), Jeeg Robot d’Acciaio, Goldrake, Getter Robot (e i suoi derivati, come Getter Robot G, Shin Getter Robot, Neo Getter Robot..) e tanti altri, senza dimenticare tutti i prodotti come Devilman che vivono tutte della visionarietà, del pulp e del grottesco che alle volte le opere del suo autore hanno lasciato trasparire: parliamo di Go Nagai (al secolo Kiyoshi Nagai) considerato un autentico dio nell’ambito dell’animazione, dei manga e in generale nel tema robotico (per quanto il vero “manga no kamisama“, il vero dio dei manga, sia ancora oggi il compianto Osamu Tezuka, ndr).
Ora, praticamente tutti i bambini, specie di sesso maschile (c’erano infatti molte fanciulle che tifavano per i protagonisti figaccioni e con i tratti dei bad guys quali Koji/Ryo o Tetsuya, senza dimenticare Duke/Actarus in Goldrake) sono cresciuti seguendo almeno una (leggi= “spesso tutte”) delle serie qui descritte, che sono state amiche inseparabili per i pomeriggi di coloro che, classe ’75 e classe ’80 hanno vissuto il periodo di massimo splendore dell’epopea robotica.
Potremmo intrattenerci con discorsi a metà tra il nostalgico e il pedagogico, spiegando come e perché quei cartoni (cartoni, si, si chiamavano così allora), spesso mal disegnati e doppiati asincroni o senza che ci fosse labiale, da persone con almeno il doppio degli anni dei personaggi, fossero comunque assai più meritevoli di quelli odierni; non per chissà quale ritorno all’infanzia o ricordi alterati dal tempo, ma perché avevano spirito ed essenza a volte semplici, ma quanto più formativi! Ma quanto più intelligenti e rispettosi della mente dei bambini! Quanto più immediati ed efficaci nei messaggi che trasmettevano!
Ma non è questa la sede per parlarne, dato qui si va a commentare un evento che si tiene in due giorni specifici, ossia il 24 novembre 2014 da poco trascorso ed il 2 dicembre 2014 prossimo, evento nel quale i cinema italiani (una parte, almeno, qui ne trovate l’elenco completo) sono chiamati a proiettare i film che raccontano le epopee più grandi, le battaglie più dure ed epiche, dei nostri robottoni preferiti.
Andiamo quindi a resocontare cosa è accaduto nella fredda sera del 24/11…
Si precisa, il tono è volutamente leggero e non professionale: per una volta, penso di potermelo concedere e far uscire l’appassionato!
Epopea di un’epopea
Già nel pomeriggio il cinema mostrava un bel po’ di ragazzi all’esterno, in paziente attesa che le porte venissero aperte, dove, per pomeriggio, si intendevano le 15.45, dato che alle 16.00 c’era già il primo spettacolo: poi si dice che gli appassionati di anime non sono una risorsa per l’industria cinematografica! Purtroppo, io dovevo ancora attendere quanto indicato sul biglietto, acquistato dal fido padrino Michele, compagno di questa e di tante altre avventure nerdiche, che mostrava inflessibilmente le 21.00 come orario di inizio: mancavano circa cinque ore e mezza! La mente era già in sala, a pilotare il Brian Condor gridando “Doppio Fulmine!”: i clienti in ufficio, invece, erano alquanto spaventati.
All’ora indicata, mi sono recato nel mio cinema di fiducia a Bari, il Multicinema Galleria: non solo perché si presenta bene, è accogliente ed aveva sponsorizzato l’evento nei giorni precedenti, ma anche perché è pure sotto casa mia (anche la comodità vuole la sua parte!). Un breve momento per fare un paio di foto e scambiare qualche parola con degli illyonisti incontrati per caso nell’atrio che hanno riconosciuto il logo sul tesserino e ci si reca in sala per ri-ri-ri-ri-ri…diversi “ri”-vedere questi grandi classici, in edizione rigorosamente restaurata ma col mitico doppiaggio originale. Si potrebbe obbiettare l’opportunità di andare a spendere denaro per riguardare per l’ennesima volta film animati ben noti, ma sarebbe discorso abbastanza futile, fatto ad un appassionato: e poi, quando ricapita l’occasione di guardare i personaggi che hanno accompagnato la nostra infanzia sul grande schermo?
In sala, che non è gremita ma nemmeno vuota, si proiettano tre film che, per quanto semplici nella trama e con la linearità comune a tutte le produzioni dell’epoca, pure riescono a risvegliare ricordi, ad elevare lo spirito e a far sorridere tutti i presenti: più che al cinema, sembra di essere a casa dell’amico di un amico, assieme ad altre persone che non si conoscono nemmeno di vista, eppure che sono tutte accomunate da una medesima passione, che va oltre l’affiatamento per una squadra di calcio, che va oltre la Nazionale italiana quando gioca la finale alla World’s Cup ed è simile allo spirito che unirà i tanti tolkieniani per l’ultimo capitolo de Lo Hobbit (che uscirà il 17 dicembre 2014).
È una comune miscellanea di emozioni che permettono ai presenti anche di distrarsi, di parlare, di commentare una scena e suscitare l’ilarità generale con la stessa libertà che ci prenderemmo stravaccati nel salotto di casa; una cosa del genere sarebbe impensabile durante una qualsiasi altra proiezione. Ma non adesso, non quando vengono proiettati “Mazinga Z Contro Devilman”, in cui il robot più pupazzoso di sempre finalmente riesce a volare con il mitico Jet Scrander per aiutare il diabolico Akira Fudo/Devilman a lottare contro i suoi diabolici avversari; è tutto lecito, ridere e commuoversi per il primo incontro tra Mazinga Z, chiamato alla sua ultima impresa, ed il Grande Mazinga, rinforzo necessario per affrontare le truppe del Generale Nero in “Mazinga Z Contro il Generale Nero”. Ed è anche giusto esaltarsi pure tra decine di situazioni prevedibili ma “oh, è figo!”, come quelle che portano il Grande Mazinga a collaborare con il Getta Robot pilotato da Hayato, Musashi e Ryo, per sconfiggere un mostro terribile che per poco non li annienta, nell’ultimo cortometraggio “Il Grande Mazinga Contro Getta Robot”.
Più che al cinema, si puntualizza ancora, sembra d’essere ad un raduno di appassionati, ed è questo ciò che conta, probabilmente, perché è questo ciò che siamo, noi che abbiamo sfidato il giudizio di genitori, fidanzate e mogli senza nemmeno la scusa di dover accompagnare i bambini a vedere questi film, perché dei bambini ci sono, chiaramente, ma lo zoccolo duro dei presenti sono gli over 30.
Alla fine, gli occhi di noi ragazzi-adulti sono un po’ lucidi a causa di genuine risate, serene pacche sulla spalla del vicino ed una lieve “nostalgia canaglia” che ci riportano alla realtà.
Usciamo nella fredda sera che ci attende al di fuori del cinema, dopo due ore, con i cuori ancora caldi alleggeriti di una buona ventina d’anni, ancora capaci di credere che, un giorno, anche noi saliremo sul nostro robottone per far fuori mostri meccanici, sapendoci accontentare anche se ci verrà rifilato a tradimento il Mazinga Z mentre al nostro vicino toccherà un robot più figo e potente come il Getter Robot o il Grande Mazinga.Non fa nulla se in molti sono bambini con la barba, non fa nulla se gli occhi sono stanchi dopo una giornata di lavoro, mentre all’epoca, dopo aver visto questi cartoni spesso si andava a letto ed erano ancora le nove, non fa nulla molte cose sono cambiate attorno a noi. Noi siamo rimasti. Ed anche i robottoni.
Tanto ci basta.
Per chi vuole ripetere le emozioni, il 2 dicembre andranno in onda altri film, ossia
UFO ROBOT GATTAIGER (1975)
IL GRANDE MAZINGER contro GETTA ROBOT G (1975)
UFO ROBOT GOLDRAKE contro IL GRANDE MAZINGA (1976)
UFO ROBOT GOLDRAKE, GETTA ROBOT G, IL GRANDE MAZINGA (1976)
Per chi è di Bari o è in zona e vuole raggiungerci, vi do appuntamento alle 20.30 del 2 dicembre presso il Cinema Galleria: sarà l’occasione per un mini raduno illyonista di appassionati di robottoni giganti e che amano il fantasy!
– Leo d’Amato-