Immergersi in una fiera del fumetto (o affini) è sempre bello. Ti torna l’allegria, a stare con persone – perfetti sconosciuti – che condividono le tue passioni. Ti puoi fermare al banco dei fumetti e, mentre aspetti il tuo turno per acquistare l’ennesimo numero della tua serie preferita, attaccar bottone con i ragazzi a fianco come se li conoscessi da anni. Puoi importunare gli standisti, e farti raccontare qualcosa del backstage. Puoi riempirti gli occhi con fantastici cosplay, gadget all’ultimo grido, mangiare ramen all’angolo di uno stand, stringere la mano al tuo autore preferito, farti fare un autografo. Ma puoi anche romperti le scatole in file interminabili, litigare con gli editori che non fanno uscire un fumetto che aspetti da anni, bofonchiare dietro al povero venditore che non ha l’action figure che cerchi o la variant cover che hai sempre sognato.
Il bello e il brutto delle fiere, condensato anche in questa Cartoomics. Per fortuna che anche Rho ospita una fiera grandicella. Certo, non parliamo mica dei livelli del Lucca Comics & Games, ma Cartoomics sta dietro abbastanza bene: c’è tutto quello che è importante per l’ambiente e più di tendenza nel settore.
Editori? Quasi tutti presenti all’appello, eccezion fatta per Flash Book Edizioni, Kappa Edizioni… e Magic Press, che c’era, ma solo con Jenus e Simple&Madama, che sicuramente piacciono, ma non sono rappresentativi dell’editore. Chi voleva chiedere di altri titoli direttamente alla fonte non ha potuto farlo.
Invece, Edizioni BD, J-Pop e GP Manga (ormai sotto un’unica bandiera) li abbiamo trovati stranamente preparati e sul pezzo, non c’è stata domanda cui non hanno riposto! Bravi ragazzi, continuate così – le rotture dei fan ad ogni piè sospinto hanno pagato, eh? Ormai non vi fate più beccare impreparati!
Rispetto a dieci anni fa, di fiera in fiera la presenza di titoli italiani è andata decisamente crescendo. Ora non è più solo Leo Ortolani a tenere banco, ma c’è tutto il pool di autori della Shockdom, di Edizioni Dentiblu, di Magic Press e ReNoir Comics. Che il vento stava cambiando lo avevamo capito in modo definitivo quando la Panini aveva deciso di finanziare la produzione di Somnia, un’opera italiana tutta in stile in manga – anche se siamo restati un po’ delusi dalla lettura all’occidentale. E poi, come ignorare titoli come Golem e Higway to Hell? Entrambi italiani, entrambi fuori canone rispetto quello cui siamo abituati.
Panini è ormai un’enormità nel settore, non smetterò mai di ripeterlo. Partita con le figurine, è poi dilagata. Ha ormai acquistato la Marvel Italia e la Disney Italia, si occupa di distribuzioni con la Pan, edita i fumetti della Dark Horse (la casa editrice che in America produce robetta tipo Star Wars), e una grandissima fetta di manga finisce sui suoi banchi – fra l’altro, in genere titoli che sicuramente tireranno e che, se non arrivano ai numeri sperati, vengono comunque portati avanti (con aumento di costo, ma questa è l’editoria). Accanto a questa montagna di pagine, c’è da tirare le orecchie a Star Shop Distribuzione che, con uno stand ridotto all’osso e affollato di gadget (nessuna polemica, sono scelte), non ha portato per esempio Bao Publishing nonostante le recenti e importanti uscite di Golem e dei volumoni di Orfani. Non ci si può esimere neanche dal domandarsi perché Alastor (Pegasus/RW Edizioni) abbia lasciato a casa tutta la sezione supereroi. Certo, a Isola Illyon i supereroi magari importano poco, ma ragazzi: ad una fiera del fumetto nel 2015 lasciate a casa il 40% del mercato? Grande idea.
Che dire, inoltre, dell’editoria letteraria italiana, autoprodotta o meno che sia? Un’intera area self-comics e poi, nell’area fantasy, tanti (tantissimi!) banchi di autori self-publisher. Questo tipo di editoria non è un male, perché porta una ventata di freschezza e spontaneità in un’Italia che, a livello di uscite in libreria, stagna sulle stesse cose da molti anni – e quando non stagna ripete all’infinito lo stesso sottogenere.
Nonostante sprechi di spazio e cavoli vari, è anche verso che gli editori e gli espositori devono fare delle scelte, perché i costi per i banchi minori sono sempre più alti e le rendite sempre più basse. Chiacchierando qui e lì, ho sentito alcuni dire che “è un complesso fieristico, ovvio che costa di più”, mentre altri “è un complesso fieristico, dovrebbe costare di meno, mica come Fumettopoli, che quando era all’hotel doveva affittare due piani lautamente pagati”. È complicato. È sempre più complicato, anche perché la tendenza degli appassionati sta diventando quella (lo dicono i numeri) di concentrarsi sul Lucca Comics&Games: 365 giorni all’anno metti da parte i risparmi per godere di quattro giorni di shopping sfrenato, ma organizzato fin nei minimi dettagli.
Tuttavia, la domenica di Cartoomics è stata normale: molte persone, forse un po’ più dell’anno scorso, tanti cosplayer, tanti stand, tanti autori, tanto Agorà.
Fra i presenti, durante tutto l’arco della manifestazione, ricordiamo Sergio Bonelli Editore per Orfani/Ringo e Dylan Dog, Roberto Recchioni, Licia Troisi, Silver, il Bigio e Keiko Ichiguchi. I nomi da menzionare sarebbero tantissimi, mi scuso con quelli che non ho riportato, ma vi assicuro che siete stati fondamentali anche voi.
Sempre spettacolare l’area fantasy, grazie agli stand ricchi di dettagli a tema e pieni di venditori in costume, di arpe, di corni, spade, vestiti da elfo, barbe da nani, orecchie a punta, coroncine floreali. Ma uguale, sempre uguale. A meno che non sei un forte appassionato o stai cercando qualcosa di particolare, passi, respiri un po’ di aria di Terra di Mezzo e Game of Thrones e te ne vai.
Un po’ carente, invece, l’area sci-fi. Non sono stati sufficienti Tatooine, le riproduzioni degli abiti di Padmé, il banco con reperti di Doctor Who e Alien, gli stand di Battlestar Galactica, dello Star Trek Italian Club (STIC per gli amici) e quello invaso dai klingon per farci respirare fantascienza, ma l’alien che circolava allo stato brado è stato un piacevole diversivo.
Ma la cosa più bella di questa Cartoomics – come spesso mi capita di dire ultimamente – sono stati i bambini. Quelli che impugnavano una spada laser seguendo in modo impacciato, ma serio e impegnato, i comandi di un Maestro Jedi. Quelli in cosplay, condotti per mano da genitori travestiti o vestiti in modo normale. Quelli allegri con i loro nuovi giocattoli o fumetti. Quelli che ti si piantavano in mezzo alla strada perché non volevano aspettare di tornare a casa per leggere il nuovo manga. E tu, bambina vestita da Darth Vader, tu, con la tua maschera, il tuo costume e la tua spada rossa, mi hai fatto un po’ tornare alla tua età, quando tutti avremmo voluto avere una possibilità del genere.
Giungiamo infine alla nota dolente. È circa un lustro che non faccio tutte le fiere. Cinque anni fa ne facevo circa cinque all’anno: quelle dell’area milanese e Lucca, se potevo. All’epoca c’erano tre Fumettopoli, una Novegro e una Cartoomics. Poi Fumettopoli ha iniziato a costare troppo e le riduzioni si concedevano solo a fine quest; Novegro con i mezzi è sempre stata troppo fuori mano, a livelli tali che sulla navetta ti sentivi un deportato ad Aushwitz; Cartoomics sì e no, perché a Fieramilano City era scomoda. Ora che è a Rho Fiera, è perfetta, perché chiunque la può raggiungere in treno e non importa se piove, nevica, c’è bufera, tornato, grandine, tzunami, pentapalmo, Hulk: è tutto coperto.
Ma io, un lustro fa, me ne facevo cinque all’anno. Poi sono diventate ripetitive, l’entusiasmo è scemato, sono scemati i soldi e soprattutto non ho più tanto da acquistare. Serie a fumetti? Quelle che mi interessano le ho tutte, compro giusto i numeri nuovi se non ho già ordinato il titolo in fumetteria. Gadget? Inutili, non li uso. Orecchini? Sì, quello particolare lo prendo sempre. Giochi da tavolo? Meh, se non so come sono non rischio. D&D? Io questa volta D&D non lo ho trovato, neanche ho visto gli stand che vendevano dadi! Foto ai cosplay? Sono sempre gli stessi, e quelli nuovi vengono ripetuti così tanto che ti passa la voglia. Altro? Sì, l’usuale espansione di Munchkin, ma perché mi piacciono le domeniche pomeriggio deliranti. Abiti, corsetti, giacche? Costa tutto troppo, ed eventualmente li trovi in internet. E non dimentichiamo che al Lucca C&G non hai un solo banco con scelte limitate, ne hai tre o quattro: tanto vale comprare lì.
Quindi, dov’è quel sentore di novità alle fiere del fumetto? Io la buona volontà ce la metto, ma dopo un’ora che sono entrata, alle spalle mi arriva uno che parla con la sua ragazza e le dice “ma qua è tutto uguale”… come faccio a non girarmi e annuire con aria rammaricata? Ormai alle fiere vai se ti piace il clima, se hai amici con cui fare caciara, se vuoi fare cosplay, se cerchi il numero introvabile di un fumetto trovabile. Ma se vuoi novità ti devi prendere una pausa, fare l’eremita per un paio di anni, e poi immergerti di nuovo nel magico mondo delle fiere dei fumetti.
– Lucrezia S. Franzon –