Innanzitutto, grazie ad Alessandro Micelli per aver autografato il volume dedicato alla nostra Redazione… anzi, allo Staff di Isola Illyon! Grazie, grazie davvero: è stato un gesto carinissimo!
Appena aperta la copertina e iniziato a leggere la prefazione (perché io leggo sempre tutto!), mi sono subito domandata se gli autori volessero creare un fumetto o scrivere un elogio a Jack Kirby. Per chi non conoscesse Kirby, insieme a Stan Lee, è stato uno dei più grandi creatori di idee che abbiano mai collaborato con Marvel fin dall’alba dei tempi, costruendo un’infinità di mondi fantastici e allietando i giorni di tanti bambini con magnifici supereroi. L’ammirazione, quindi, è dovuta, ed è fantastico che attecchisca in Italia con un titolo che vuole essere un tributo a Kirby (e alla Marvel).
Fra i collaboratori, figura anche Tommaso Destefanis nel ruolo di sceneggiatore. Dato che lo avevo già incontrato la settimana scorsa fra le pagine di Bren Gattonero (edito da CrazyCamper, mentre ToA è per ReNoir Comics), le mie aspettative si erano drasticamente alzate.
Forse solo con Interstellar le mie speranze sono state più vane che con quest’opera.
Mi spiego: la trama è bella, è bellissima, davvero! Prende la mitologia greca, la mitologia norrena (in particolare il Pantheon Asgardiano), la saga arturiana e le fonde. Per chi, come me, è un amante del crossover e una patita de I Cavalieri dello Zodiaco, questa roba è grasso che cola dal fumetto italiano.
Il problema è che, a fronte di un centinaio di pagine (di cui una decina occupate dalla gallery e altrettante da prefazioni), la storia è troppo rapida. TROPPO RAPIDA. A me non piacciono le storie troppo lente, ma non mi piacciono nemmeno quelle troppo veloci che non lasciano spazio alla conoscenza e comprensione degli eventi e dei personaggi, e neanche quelle in cui le didascalie vengono ammassate a forza per dare tutte le informazioni – magari anche con tavole già di per sé piuttosto piene. Bisogna avere il tempo di gustarsi ogni cosa e, come dicevo per Jupiter Ascending riscontrando lo stesso problema, le tempistiche delle sceneggiature sono una scienza più che un’arte. Questo vale per il cinema, ma anche per il fumetto (e per i libri).
Se quelle cento pagine di ToA fossero state prese come un canovaccio, e ne fossero stati tratti non dico tanti, ma almeno due (o tre) numeri… la narrazione sarebbe stata comunque incalzante, ma più sciolta e meno frammentata.
Frammentarietà: ecco un altro problema. A parte quando i personaggi devono dilungarsi per spiegare qualcosa, le scene durano due, massimo tre facciate. Certo, ci sono cinque fronti narrativi diversi, ma come insegnano la Kiyo Qjo in Zone00 e Masashi Kishimoto in Naruto, esistono altri modi per gestire i fronti. Ovvero produrre più volumi e dare ad ogni cosa il giusto spazio.
Faccio un’ipotesi: gli autori vogliono presentarci tutti i personaggi nel primo volume e poi rallentare un po’ la storia? Lo spero, ma anche in questo caso si poteva mettere meno carne al fuoco e presentare i personaggi anche attraverso flashback o mini-capitoli dedicati. Come effettivamente hanno fatto per Freya.
Un altro punto che non mi ha reso la lettura semplice sono state le didascalie, che qualcuno ha paragonato alla narrazione di un bardo durante una festa di corte, ma che a me hanno fatto un effetto straniante. In genere sono rese al presente proprio per essere veloci da leggere e con pochi fronzoli, mentre la scelta degli autori è andata a vertere su tempi verbali ben più complessi e abbellimenti che hanno reso il tutto molto lento. Può piacere e dare un tocco “più colto”, ma adesso il fantasy si sta dando ai fondamentali, all’essenzialità. Le parole complicate sono quelle tecniche per indicare precisamente un utensile o una parte dell’armatura, una mossa particolare con la spada (perché mica tutti sono affondi e fendenti!) o identificare in modo accurato un incantesimo. La descrizione epica che accompagna le storie è venuta quasi del tutto a mancare, e si preferisce metterla all’inizio dei capitoli, se abbisognano di una introduzione all’ambientazione (maestro, in questo, è Robin Wood – il papà di Dago). Inoltre, sia nel libro ma soprattutto per il fumetto, la narrazione non è mai stata molto affidata a “voci fuori campo”, perché questo distorce le sensazioni mettendo apertamente la narrazione in bocca all’autore. E si sa: a volte ci piacciono le opere, ma gli autori scricchiolano.
Inoltre, tornando al paragone con la festa e il bardo, sarebbe stato meraviglioso se solo il bardo e la festa fossero stati disegnati per davvero nelle prime due tavole.
Per quanto riguarda lo stile di disegno, un punto a favore di Tales of Avalon è sicuramente la varietà, visto che alla fine hanno collaborato una trentina di matite. Non sono bipolare: a me continua a piacere l’omogeneità grafica, ma è bello che sia un po’ a tutti la possibilità di interpretare la storia con i propri disegni. Ed è bello anche che si raccolgano così tanti artisti attorno ad un’opera-tributo: vuol dire che l’ammirazione è viva, e chi ha pensato il progetto ha voluto omaggiare Kirby con più persone e passione possibile.
Bravissimi tutti ad aver mantenuto character design e struttura di tavole così simile ai fumetti Marvel: questo particolare si nota tantissimo nell’imponenza degli uomini e nei costumi discinti delle donne, ma anche negli ambienti e nelle dinamiche.
Fino a qua le critiche, adesso un breve (?) riassunto. Io ci proverò a farlo breve, ma mica è facile. Con tutto quello che hanno messo dentro o vi racconto tutto, o non vi dico niente. Cerchiamo la via di mezzo…
Cinque fronti, abbiamo detto. Zeus, Freya e Othin, in un luogo neutrale, tengono consiglio, per decidere se creare un nuovo eden ove trovar rifugio, o proteggere il mondo presente da mostri e creature selvagge. Arcturus tenta di estrarre Excalibur, ci riesce portando la catastrofe su Pangea. Ares attacca Avalon, mentre Hel, il branco di Fenris e Jormungand insidiano Asgard. Intanto, Ginevra e il fido Galahad raggiungono l’Oracolo di Delfi per liberare Efesto.
La storia si sviluppa frenetica a partire da questi punti, passando attraverso la città di Kanquin-Qunah, l’incontro con un Ade bambino e il racconto della creazione di tre oggetti leggendari: Excalibur, lo Scudo del Sole e una maschera atta a sigillare la malefica influenza di Morgana.
E dopo? E poi? Eh, bisogna aspettare il numero 2 – il progetto è in corso, chissà quando vedremo la fine e faremo la conoscenza dei titani, che hanno tanto le fattezze di Galactus.
Ultimi dettagli: il formato è 16x24cm, brossurato, 112 pagine in bianco e nero inclusive di una gallery di 16 pagine a colori, all’usuale costo di 10€. Edito da ReNoir Comics.
– Elena Torretta –
Tales of Avalon: omaggio italiano a J. Kirby
Isola Illyon
- mitologia come se piovesse, crossover come se piovesse!
- stili di disegno vari e validi, character design interessanti;
- idee su cui si sviluppa la trama molto buone;
- la frammentarietà rende di difficile fruizione una trama potenzialmente appassionante;
- troppe didascalie, con cui per altro è difficile rapportarsi in modo piacevole;
- troppe informazioni per essere un volume 1;
- la quantità di informazioni, non permette una convincente caratterizzazione dei personaggi;